Jacopo Brugalossi
Avrebbe tentato degli espliciti approcci sessuali con la nipote minorenne all’interno del suo camion, approfittando del rapporto di fiducia con la ragazza e del fatto che nessuno potesse vederli o sentirli. Per questo un 40enne residente nel comprensorio spoletino è finito a processo con l’accusa di violenza sessuale. Il dibattimento si è aperto oggi di fronte al collegio penale del tribunale di Spoleto e i 7 testi escussi, tra cui l’assistete sociale che segue la ragazza, appena 13enne all’epoca dei fatti, hanno ricostruito passo dopo passo quanto sarebbe accaduto in quel giorno di luglio di 4 anni fa.
Stando al quadro accusatorio l’uomo, che si era fatto accompagnare dalla nipote in un viaggio di lavoro nel nord Italia, avrebbe tentato di approfittare di lei prima con esplicite proposte verbali e poi con la violenza, distendendola su una brandina e palpeggiandola ripetutamente mentre con la mano libera le teneva fermi i polsi per impedirle di divincolarsi. A quanto emerso nell’udienza odierna, a porte chiusa vista la gravità delle accuse, la ragazza era seguita insieme alla sorella dai servizi sociali e dal tribunale dei minori di Perugia ed era stata trasferita in una struttura protetta in Valnerina. La sua famiglia viveva infatti in condizioni di disagio sociale e, sebbene non fu mai sospesa la potestà genitoriale alla mamma e al papà, lei avrebbe avuto con questo zio un rapporto particolarmente privilegiato.
Il presunto tentativo di violenza da parte dell’uomo di cui lei si fidava così tanto sconvolse letteralmente la giovane, che nei giorni seguenti raccontò l’episodio ad un’operatrice della colonia che frequentava. Un racconto vano a quanto emerso oggi dalla testimonianza della donna che oggi in aula ha raccontato di non aver denunciato i fatti perché aveva dato poco credito alle sue parole. Una “mancanza” che potrebbe costarle cara, visto che il pubblico ministero e i giudici hanno ritenuto di dover trasmettere gli atti della sua testimonianza in procura per verificare la sussistenza di eventuali reati.
A credere alla giovane furono invece le operatrici della struttura protetta che allertarono immediatamente i servizi sociali facendo partire la denuncia e la successiva inchiesta. A difendere l’imputato è l’avvocato Dimitri Frascarelli del foro di Spoleto mentre la presunta vittima – che ha come curatore speciale l’avvocato Patrizia Frascarelli e che ha confermato la volontà di costituirsi parte civile – è assistita dall’avvocato Leonardo Romoli del foro di Perugia, sempre particolarmente sensibile alle vicende che riguardano ogni tipo di abuso sui minori. Il processo tornerà in aula il 10 luglio del 2015 per l’escussione di altri cinque testi.
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