Su Spoleto sventola la bandiera del Congo, alè / Si vola a Roma / Ft, guarda - Tuttoggi.info

Su Spoleto sventola la bandiera del Congo, alè / Si vola a Roma / Ft, guarda

Redazione

Su Spoleto sventola la bandiera del Congo, alè / Si vola a Roma / Ft, guarda

Sab, 23/11/2013 - 21:26

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Carlo Ceraso
Dobbiamo arrenderci, e ammetterlo: il film “L’Ambasciatore del Catonga” sembra nulla in compenso a quanto da giorni sta succedendo a Spoleto, al centro di un affaire che vede alla ribalta delle cronache la Fondazione GLB di tale P.P. e il Congo con in testa l’ambasciatore, questo vero, non come Totò, Albert Tshiseleka Felha .
Dopo il niet della Farnesina ad aprire una sede diplomatica nella città del festival (in locali, quelli affittati alla ‘GLB’ in piazzetta SS Giovanni e Paolo, raggiunti da sfratto esecutivo) e non poche gaffe che hanno minato l’immagine stessa della nazione africana, la vicenda sembrava conclusa con il Municipio che, chiamato in causa forse dall’ambasciata,  aveva annunciato l’annullamento dell’inaugurazione fissato per questa mattina.
Invece stamani il coupe de theatre. Nella suggestiva piazzetta, alle 11 in punto, come da programma iniziale, ecco arrivare una Toyota targata “cd”, corpo diplomatico, dalla quale scendono almeno due persone. Impossibile sapere se è l’ambasciatore Felha. I due, che girano sì con l’autista ma senza scorta, devono essere pezzi da 90 se i P.P. gli fa trovare ben cinque bodyguard (si fa per dire, a guardare il fisico) che subito circondano l’auto e accompagnano gli ospiti all’interno di palazzo Zacchei Corvi Travaglini. Due potenti Audi bloccano senza motivo la piazza, mentre l’autista dell’auto diplomatica pensa bene di parcheggiare sul marciapiede. I gorilla si schierano davanti al portone di ingresso con fare deciso: “lei dove va?” chiedono con cipiglio degno di un agente della Cia ad una inerme signora che doveva raggiungere un ufficio nel palazzo. La scena si ripete anche con due signori che approcciano al portone: non sanno, i tapini, che sono due funzionari della Digos. Bastano comunque 3, 4 paraculate assestate bene da alcuni inquilini e vicini per riportare alla ragione il gruppetto della security: gli spoletini sono buoni e cari, ma se gli girano i cosidetti, sanno farsi rispettare. Per tutto il tempo il giardiniere di una nota ditta spoletina non farà che caricare e scaricare le piante ornamentali richieste da P.P. per ricevere i diplomatici.
Le bandiere in barba alla legge – è evidente che l’evento negli uffici della ‘GLB’ è privato e molto blindato; all’interno ci saranno si è no una decina di persone, nessuna autorità italiana. Cosa succeda dentro non è dato sapere. Di sicuro però, nel corso della visita dei diplomatici, vengono issate, sul terrazzo del piano nobile che affaccia fra via Filitteria e via Tobagi, tre bandiere di Italia, Unione Europea e Congo. Due ore prima non c’erano, come documenta la photogallery di Tuttoggi.info. Ora, delle due l’una: o serve ad annunciare una partita di calciobalilla Italia-Congo, o uno potrebbe pensare che quella è proprio una sede diplomatica, visto che non sono state ancora rimosse le targhe in ottone con la scritta “Ambasciata Democratica del Congo”. No perché, se la memoria non ci difetta, lungo la Penisola dovrebbe ancora essere vigente la legge 22 del 1988, quella che detta luoghi e regole per esporre le bandiere della Repubblica Italiana e dell’UE. Non è che uno si sveglia la mattina e fa come gli pare (passi quando gioca la Nazionale); ma indubbiamente per P.P. e i suoi illustri ospiti le norme devono essere un optional.
L’arrivo della municipale – Via Tobagi è un continuo via vai di auto di polizia e carabinieri che indubbiamente tengono sotto controllo la zona. Una pattuglia della polizia locale arriva poco dopo la mezzogiorno, per cercare di ripristinare la sosta selvaggia. Ne segue una trattativa che convince l’agente a chiamare la centrale. Viene informato anche il comandante, il dottor Russo che invia i rinforzi. I bodyguard e l’assistente di P.P. (seguita passo passo dai gorilla, neanche fosse la Merkel) cercano infatti di guadagnare tempo, quanto basta però per far ripartire l’auto diplomatica: agli agenti non rimane che identificare tutti e prendere i numeri di targa.
Insulti alla città – la segretaria (un passato di governante a casa del Maestro Menotti e sfegatata fan del pornostar Rocco Siffredi, a guardare il suo profilo Facebook) non molla la presa; le prova tutte e alla fine sbotta: “questa città fa schifo, siete dei calunniatori e diffamatori, avete mandato via Gian Carlo Menotti ora l’ambasciata” e giù così per un buon minuto, rivolta ora all’agente, ora a chi scrive. L’agente la invita a “moderare i termini”, ma la donna continua a ruota libera. “Sta dicendo a me?” chiede con voce ferma e cortese il poliziotto. “A tutti, è uno schifo”. Quanto basta per finire anche lei identificata dalla polizia municipale.
La nota alla “noglio vulevant savuar” – Passano pochi minuti e la segretaria della “GLB” ci consegna, davanti alla municipale, una nota dell’Ambasciatore Felha. Non mancano neanche su questa un paio di strafalcioni, passi in italiano, ma in francese, che è la lingua ufficiale del Congo. Da ridere, infatti, l’intestazione: “Note a l’attention du Sindaco de Spoleto”. Che il diplomatico abbia avuto in sogno l’indimenticato Talegalli, maestro del dialetto spoletino? E poi, in francese, il “sindaco” non si traduce “Maire”? Leggiamo la nota: “L’Ambasciata del Congo presso il Quirinale a Roma riconosce l’esistenza del partenariato dinamico all’interno della Fondazione Nazionale di Cultura GLB e il Congo in qualità di “Istituzioni”. Di conseguenza, l’Ambasciata sostiene la realizzazione dei progetti nel campo della cooperazione culturale multidimensionale all’interno della Fondazione GLB e del Congo. Nel quadro della collaborazione tra l’Ambasciata e la Fondazione GLB, l’Ambasciata prende in considerazione la creazione di una struttura o di un ufficio per gli affari culturali e turistici di questa Ambasciata che avrà la sua sede a Roma, con il consenso delle autorità italiane competenti, in conformità alla Convenzione di Vienna sulle relazioni diplomatiche del 1961.”. Dunque, adesso che sappiamo che il Congo ha riconosciuto quale istituzione la “GLB” possiamo tutti dormire più tranquilli. Ancor più pensare che la sede diplomatica, se mai verrà riconosciuta, volerà verso Roma.
L’andirivieni – per tutto il pomeriggio comunque, a sentire i bene informati, dagli uffici della Fondazione è stato un continuo andirivieni. Chissà perché, per tutta la giornata ci tornavano in mente le note e il testo di quella canzone di Battiato, come faceva?, ah sì, “Povera patria”.
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