Nel mezzo di una estate torrida, ci ritrovammo in una giungla oscura.
Ovvero una città ferita a morte, dove l’arto principale (dicesi, amministrazione pubblica) è chiaramente prossimo alla cancrena e non resta che prendere atto della putrefazione progressiva di tutto il corpaccione, ormai stanco, sfatto e senza risorse mentali e fisiche.
Non è l’inferno della Divina Commedia ma quasi. A tratti sembra più la guerra di posizione e di resistenza fatta dai Vietcong contro gli Americani dentro ai cunicoli stretti e soffocanti scavati nella foresta per fiaccare la presupponenza dell’esercito più forte del mondo.
Ma può sembrare anche di stare in una Brooklyn bollente come quella del film di Spike Lee, Do the right thing-Fa la cosa giusta.
Anche lì c’era un sindaco, The Mayor, di quelli incoronati dalla strada e che al protagonista del film Mookie-Spike Lee, lancia il suo monito, breve ma terribile “Doctor, always do the right thing-dottore, fai sempre la cosa giusta”!
Facile a dirsi ma complicatissimo a farsi. Come sta accadendo in questa giungla spoletina, affollata di vietcong rintanati nei cunicoli e calpestata da eserciti di quaquaraquà più forti del mondo.
In queste ultime due settimane ne abbiamo lette di ogni colorazione, musica e sinfonia persino. Ma il programma, il progetto quello vero, quelle dannate 3-4 cose fondamentali per superare i danni inenarrabili compiuti nel breve volgere di amministrazioni, finite come sappiamo, non compaiono in nessun proclama o dazebao.
Solo ieri una delle formazioni politiche, o presunte tali, in campo per le prossime amministrative, si è prodotta in uno strano comunicato, mai letto nella recente storia politica cittadina. Una strologata in puro stile supercazzola, su tavoli tematici approntati, tavoli tematici ripensati e infine tavoli tematici superati. Una cosa alla Mago Silvan che farebbe la gioia di ogni amante dell’avanspettacolo uso Bagaglino.
“Come da cronoprogramma delineato al momento del lancio del progetto, giovedì 29 Luglio gli iscritti ai quattro tavoli tematici…si sono incontrati per un interessante confronto in plenaria. È stata l’occasione per fare il punto su specifiche linee di intervento approfondite dai tavoli oltre che per discutere su come meglio procedere da qui in avanti. In particolar modo è emersa la necessità di superare i confini dei tavoli stessi prevedendo momenti di raccordo che permettano di avere uno sguardo d’insieme delle sei missioni del PNRR“.
Una spiegazione “cristallina” che pone le basi per una apocalisse comunicativa da qui al momento del voto. Comunicati stampa per tutti i gusti e di ogni colore politico, come i titoli dei film poliziotteschi anni ’70, quelli con i mitici Maurizio Merli e Franco Nero e che suonano così, “ Lo Stato perdona, il Commissario no”. (Clicca qui per leggere la notizia di riferimento)
Ma la cosa che più interessa in questo contesto di guerra per bande, è l’immediato effetto straniante e devastante, da bomba atomica, che si è riusciti ad ottenere.
Va preso atto di una diffusa ingovernabilità che sta intaccando anche alcuni diritti fondamentali dei cittadini. Dormire la notte in pace nella propria casa sta diventando un lusso per una buona fetta di residenti del centro storico, ad esempio, che devono sorbirsi gli effetti della giungla di cui sopra, che inizia a vivere con il suo pittoresco bestiario dalle 24 in poi. Non parliamo poi del coprifuoco necessario per passare indenni tra ali di tossici rintanati negli androni che non si spostano manco a cannonate, per cui è francamente meglio rientrare prima delle 22 e amen.
Spaccio a manetta nei vicoli senza possibilità alcuna di redenzione, a quanto pare. Il tutto condito da alterazioni da alcol che aiutano ad amplificare l’effetto dello sballo chimico e fregola da sesso nei portoni aperti.
Basta chiedere ai poveri disgraziati operatori della Vus, che la mattina cercano di ripulire il centro dagli effetti quotidiani di una simile orgia, rifiuti corporali inclusi. Risse tra gentiluomini per chi ha pagato o deve pagare ancora la roba, o solo per questioni non calcolabili per quanto alcol le innaffia.
Andrebbe tutto bene se, senza moralismi pelosi, qualcuno si decidesse a dire che fino a che non cambiano le regole di convivenza civile, un simile stato di cose non fa bene a nessuno. In primis ai diretti consumatori, e a seguire a tutto il sistema di convivenza civile del centro storico, commercianti compresi.
Resta davvero difficile pensare che in nome di una economia dell’emergenza post pandemica ci si possa permettere la deriva di cui sopra. Come detto siamo difronte agli effetti di una deregolamentazione virtuale che prende avvio dalla cancrena amministrativa e passa magari attraverso interessi di bassa macelleria che ancora piacciono tanto ai soliti noti della politica.
Ovviamente scordiamoci di risolvere il problema con un bel pattuglione di ordine pubblico con truppe in assetto da guerra e cani antidroga. È finita l’epoca degli spot, ci vogliono azioni di programma a lunga durata.
I residenti del resto si attrezzano come possono e si sono serviti di cartelli espliciti di dissuasione, un metodo anche brillante, non violento come potrebbe essere una ronda spaccaossa e che ha ottenuto un certo effetto mediatico fino al momento in cui dei solerti agenti della Polizia Municipale spoletina si sono precipitati a rimuoverli perchè non conformi alla legge sulle affissioni. Tant’è vero che drogarsi nei vicoli, spaccarsi le bottiglie in testa è una cosa da buffetti alla “fate i bravi dai”.
Capito perchè si sente la puzza della putrefazione? Chi mai ti può dire con autorevolezza, come The Mayor, “Dottore, fai sempre la cosa giusta !!”.
E pensare che in altre parti d’Italia, dove si vive la stessa condizione di Spoleto, si è già passati all’olio (per adesso freddo) gettato addosso ai facinorosi, dalle finestre. A Spoleto sull’argomento non temiamo confronti: con l’olio (bollente però) ci abbiamo fermato i cartaginesi di Annibale.
Ora, se queste cose le scrive un giornale come Tuttoggi, c’è sempre qualche buontempone che pensa sia per una presa di parte politica o un intervento a gamba tesa nella dialettica elettorale.
Ma i fatti superano anche la più fervida immaginazione e questa è la reale situazione di disorientamento in cui è calata la città.
Si potrebbe scrivere a lungo anche dei protagonisti di questa deriva, ma lo abbiamo già fatto, senza peli sulla lingua, e in tempi non sospetti, anticipando di molti mesi la Caporetto attuale.
Abbiamo il vizio di mettere sempre il dito nella piaga, se non altro per capire bene di che tipo di ferita si sta parlando.
Una città che ancora oggi può avere a sua disposizione una ricchezza come è il Festival dei Due Mondi, non può concedersi immagini devastanti come quelle del dopo cena a piazza del Mercato e zone limitrofe.
Quella faccenda lì non può e non deve essere il nostro biglietto da visita.
Al contempo andrebbe aperta una seria discussione, senza tavoli aperti a la qualunque, per amor di Dio, su quale economia è da considerare strutturale in un territorio come il nostro, strettamente interconnesso con le altre realtà distanti qualche decina di chilometri e dalle radici quasi tutte uguali. Spazio dunque alle tipicità ma anche ingresso unitario nel mercato delle offerte dell’accoglienza turistica con il prodotto Umbria, e mai più con mille sottoprodotti utilizzati tutti per le campagne elettorali di cacicchi locali.
Spoleto naturalmente non è esente da una simile ribalderia politica e da ogni dove escono fuori studiosi, scienziati, e strologoni che vorrebbero farci credere con i flash Mob che Cristo è morto di freddo!!
Mai e poi mai che ci siano 3-4 punti chiari e di semplice comprensione e realizzazione. Per contro invece una somma di sogni pindarici dove la massa delle parole utilizzata per parlarne, supera persino l’universo conosciuto tanto da diventare antimateria, dunque il nulla!
Età media dei contendenti noti, molto prossima agli 80 anni, con il risultato di non riuscire a trovare nemmeno chi si mette in lista. Perchè è questo il grosso problema che si sta materializzando a Spoleto: pochi candidati che ci mettono la faccia e pochi che si mettono in lista, mentre una classe politica squalificata, impreparata, malpancista e pusillanime la mette su questioni di principio e di ideologia. A codesta pletora, è ormai chiaro ai più, non si potrebbe estrarre una idea dalla testa nemmeno con il Voight-Kampff- test quello di Blade Runner, strumentino molto preciso come ricorderanno gli affezionati del genere. Alla fine i 60enni sono i futuristi di questo territorio. Sembra una barzelletta, triste.
Si fa largo con decisione la strategia del “meno peggio”, con la concreta ipotesi che dopo una elezione emergenziale possiamo anche permetterci il lusso di rinviare ad un secondo commissariamento e ad ulteriori elezioni anticipate, magari dopo quella programmata del Presidente della Repubblica e la creazione di un nuovo Governo nazionale, la ricerca di un percorso virtuoso per sbloccare la città.
Nel frattempo la cancrena cammina da sola e l’arto è a forte rischio di amputazione. Un Festival, come il Due Mondi, ha necessità di certezze e solidità, cure antibiotiche adeguate e non di sensali locali che lo mungono senza ritegno, usando poi le pezze calde come medicamento.
Eppure ci sono stati segnali davvero interessanti per chi li vuole leggere senza gli occhiali da sole che fanno tanto “sintomatico mistero”.
Don Matteo, di cui non siamo fan sfegatati, resiste ed anzi rilancia con Raoul Bova. Il Festival si fa in piena pandemia, nonostante le titubanze della Commissaria, ed ottiene un discreto successo di critica anche in mancanza del pubblico di cui aveva goduto Ferrara a botte piena. E se questo non bastasse agli espertoni spoletini che non vanno manco a teatro, la Fondazione approva il bilancio 2020 e si ritrova un tesoretto di quasi 130mila euro di utile di esercizio.
Un segno che un Festival ridotto nella capienza, potrebbe essere quasi meglio di uno pletorico vecchio stile, atteso il fatto che il botteghino non è mai stato il solo valore di riferimento per il successo del Due Mondi.
La città, nonostante la cancrena, ha ancora un suo patrimonio materiale e culturale che potrebbe bastare per intere generazioni se utilizzato e trasformato in progetto unitario del territorio.
Si pensi solo alla possibilità di studiare, progettare e recuperare urbanisticamente intere aree del centro storico. La principale difesa dai problemi di cui abbiamo parlato all’inizio è la vivibilità del centro e non la sua musealizzazione, o vivibilità a tempo determinato, come accade ora. Attività aperte fino alle 24 o massimo le 02 e poi il deserto del Gobi.
Oppure tutta la ricchezza inestimabile delle colture specifiche del territorio che sono state relegate a pittoresche manifestazioni locali ad uso magnatoria, mentre per intere generazioni hanno rappresentato le stagioni ed il tempo che scandiva la vita, quella vera e possono essere la vera impresa locale di specificità.
Con un occhio al manufatturiero di piccola e media dimensione di qualità presente già nel territorio e senza pensare ad aziende pesanti che qui non hanno mai avuto terreno solido.
Il degrado e la cancrena sono iniziati esattamente quando abbiamo cominciato a dimenticare da dove venivamo e cosa avevamo fatto. Qualcuno ricorderà la straordinaria coda di paglia mostrata dai soliti strilloni quando qualcuno da fuori le mura ce lo ha fatto gentilmente notare. Siamo ormai nobiltà d’accatto, terziaria e per nulla quella del Prius, primigenia.
E siamo stati così precisi nella nostra decadenza che ci siamo anche affidati spesso a messia di altri mondi. L’ultima esperienza dovrebbe pur dirci qualcosa.
Non siamo stati capaci di spiegare cosa eravamo veramente per dissuadere chi aveva intenzioni strane da mettere in pratica. Farsi dare in consiglio comunale del “Voi spoletini…” da un assessore alla cultura che nei suoi post sui social scrive sempre Spoketo al posto di Spoleto (maledetto correttore automatico, eh!), non ha prezzo né dignità. Una esperienza illuminante, indimenticabile.
Non sarà putroppo la prossima amministrazione a interrompere il processo di putrefazione, ma si può intervenire cauterizzando e ripulendo ciò che non è più materia viva, tentando di salvare il resto.
E per fare un esempio concreto, Sì dovrebbe avere il pudore a 70 anni compiuti di non parlare della propria candidatura a sindaco come di una sorta di maestranza da padre nobile che apre la strada ai giovani per praticare la “la politica con la P maiuscola…”. Ecco questa è materia malata nel profondo, perchè intere generazioni di volenterosi sono scomparsi proprio sotto il peso di queste maestranze arimaniche (diaboliche diciamo…).
Ecco perchè alla fine sarebbe meglio traghettare il corpaccione malato in un luogo sicuro e affidarlo alle cure di chi raggiunge la padronanza di se stesso, anche a costo di fare una amministrazione a tempo come accennato sopra.
Molti umini e donne di questa città possono ancora fare molto. Ma occorre un senso del civile e della propria missione che devono sempre comprendere la rinuncia come metodo.
Il Buddha, ormai 80enne, sentendosi prossimo alla sua dipartita dal mondo materiale, rivolgendosi ad un suo adepto diventato monaco, diede questo insegnamento:
“Con
l’impegno, l’attenzione
la rinuncia e la padronanza di sé
il
saggio fa di se stesso un’isola
che nessuna inondazione può
sommergere”
Dhammapada, verso 25
È tempo di farci isola! Non farlo ci condannerebbe a vagare senza sosta da un lido ad un altro fino alla consunzione totale di noi stessi. E siamo già un bel pezzo avanti.
E allora, “Dottore, fai sempre la cosa giusta !”