All’indomani della decisione del Comune di Spoleto di installare 6 nuovi speed check sulle strade del comprensorio, arriva alla ribalta nazionale la polemica sull’omologazione delle temutissime colonnine arancioni. Un recente parere del Ministero dei Trasporti, firmato direttamente dal direttore generale Sergio Dondolini, ammette infatti la possibilità, per gli automobilisti, di contestare le multe recapitate a casa.
Il motivo? Gli speed check, per il modo stesso in cui sono concepiti, non sarebbero inquadrabili in alcuna delle categorie previste dal nuovo codice della strada, e per tanto sarebbero da considerarsi privi della necessaria omologazione. Poiché non possono essere qualificati come impianti, sostiene il Ministero, il loro impiego come componenti della segnaletica stradale non può essere autorizzato.
Ovvio che il parere abbia suscitato le ire di chi lo speed check lo ha dapprima progettato e poi commercializzato, proponendolo ai Comuni insieme ad incontri aperti alla cittadinanza per spiegarne il funzionamento. Con gli speed check tra l’altro, sostiene uno studio del Cesiss, la velocità media si riduce di oltre 11 km orari e le infrazioni calano addirittura del 70%. Motivi che hanno indotto ben 313 Comuni italiani – in Umbria sono presenti non solo a Spoleto ma anche a Perugia, Terni, Foligno – a dotarsene nell’ultimo anno.
Eppure tutto questo non basta a scoraggiare chi si batte per la non omologazione dei piloncini. L’avvocato Salvatore Verdoliva – esperto in ricorsi amministrativi – sostiene che ogni manufatto presente in strada debba avere una copertura regolamentare che ne definisca caratteristiche estetiche, tecniche, normative. Cosa che gli speed check non hanno. Ecco perché, secondo lui, un’infrazione accertata dalle colonnine potrebbe essere contestabile. C’è da giurare che la polemica sia solo alle battute iniziali.