Da lunedì gli umbri sfollati a seguito delle scosse di terremoto dovranno lasciare gli alberghi. Potranno invece rimanervi i residenti di Norcia, Cascia e Preci. Lo ha deciso la Protezione civile regionale, con una comunicazione inviata alle strutture alberghiere una decina di giorni fa. Un provvedimento che riguarda tutti i comuni dell’Umbria ma che ha messo in subbuglio gli sfollati di Spoleto, pronti a clamorose proteste.
In Umbria oltre mille negli alberghi, quasi 200 strutture coinvolte
Attualmente, stando ai dati della Regione Umbria (aggiornati al 18 aprile 2017), sono 1.060 le persone alloggiate presso le strutture ricettive. A dare la propria disponibilità sono state circa 195 strutture ricettive in Umbria, a cui se ne aggiungono una decina nelle regioni limitrofe (qui l’elenco completo – dato aggiornato al 20 marzo). Molti degli sfollati ospitati nelle strutture alberghiere ed extralberghiere provengono dall’area epicentrale – Norcia, Preci e Cascia appunto – ma ce n’è una parte anche relativa agli altri comuni. Fuori da questi tre centri il comune con più sfollati e senz’altro quello di Spoleto, dove ad essere rimasti senza una casa sono oltre 300 famiglie (circa 800 persone aveva stimato il sindaco durante un incontro pubblico). Gran parte delle persone si è organizzata autonomamente, prendendo una casa in affitto o trasferendosi presso familiari, e richiedendo il contributo per l’autonoma sistemazione. Appena una sessantina di sfollati spoletini, invece, ad oggi si trova ancora nelle strutture ricettive.
L’ultimatum della Regione: stop ai pagamenti
Per il sistema di Protezione civile nazionale (e per le Regioni che anticipano i soldi) coprire le spese degli alberghi è molto oneroso. E così, sebbene le convenzioni tra le associazioni di categoria e le quattro regioni del centro Italia coinvolte sono ancora in vigore, si sta cercando di ridurre il più possibile tali sfollati, spingendo verso l’autonoma sistemazione. Una necessità manifestata più volte alle amministrazioni comunali coinvolte e che è stata ribadita durante la riunione del Comitato istituzionale dell’Umbria del 28 aprile. E a quell’incontro è seguita una lettera formale da parte della Regione Umbria – a firma del dirigente del Centro regionale di protezione civile Alfiero Moretti – inviata una decina di giorni fa ai Comuni ed alle strutture ricettive interessati, in cui si dava di fatto un ultimatum: a partire da lunedì 15 maggio le spese alberghiere per gli sfollati che non siano di Norcia, Cascia o Preci non saranno più rimborsate. “Con la presente – scrive Moretti – si informa che, così come emerso nella riunione del Comitato istituzionale dell’Umbria del 28 aprile scorso presso il CRPC, dal giorno 15 maggio p.v. non potrà più essere garantita l’ospitalità presso le strutture alberghiere dei cittadini residenti nei Comuni interessati dagli eventi sismici del 24 agosto e successivi, fatta eccezione per gli abitanti provenienti dai Comuni di Cascia, Norcia e Preci. Pertanto da tale data non sarà più effettuato il rimborso delle spese sostenute per l’alloggio in strutture alberghiere degli ospiti provenienti dai Comuni di cui sopra, ad esclusione dei cittadini di Norcia, Cascia e Preci. Alla luce di quanto suddetto, il cittadino che continuerà ad usufruire dell’ospitalità delle strutture alberghiere dovrà provvedere, dalla data di cui sopra, al pagamento del soggiorno a proprio carico e sarà rimosso dalla piattaforma informatica ‘Designa’. Si pregano le strutture in indirizzo di dare la più ampia diffusione del presente comunicato agli ospiti interessati”.
A Spoleto monta la protesta, il Comune chiede una proroga
Se il provvedimento riguarda tutti gli sfollati dell’Umbria tranne appunto quelli dei 3 comuni più prossimi all’epicentro, la decisione ha provocato forti proteste soltanto a Spoleto, dove appunto sono poco più di 60 le persone che ad oggi sono ancora nelle strutture ricettive (alberghi ma non solo). Alcuni cittadini si sono riuniti per decidere azioni da portare avanti insieme. Del fatto è stato informato anche il sindaco Fabrizio Cardarelli, che nelle ultime ore ha chiesto ufficialmente alla Regione di concedere una proroga al provvedimento per consentire alle persone in questione di organizzarsi, vista la comunicazione avvenuta a stretto giro che rischia di lasciare lunedì senza una casa famiglie con bambini e anziani con problemi di salute. “Più volte – spiega il primo cittadino – siamo stati invitati a ridurre le presenze degli sfollati negli alberghi, ma ci sono alcuni casi più complicati, che riguardano famiglie numerose o infermi. Per questo ho firmato questa mattina la richiesta di una proroga alla Protezione civile regionale”. L’auspicio, quindi, è che la Regione sia sensibile e autorizzi una sospensione temporanea al provvedimento, per trovare nel frattempo una soluzione.
Il nodo di case in affitto e prezzi | 80 disponibili, oltre 300 nei dintorni
L’unica soluzione possibile è quella in realtà di trovare una casa in affitto. Da più parti i cittadini si lamentano che a Spoleto non ci sarebbero appartamenti disponibili, ma anche che i prezzi siano aumentati. Una questione di cui si parla da mesi ormai ma che sarebbe smentita dai fatti, come osservano alcuni titolari di agenzie immobiliari. Basta guardare sul noto portale Case.it, dove inseriscono gli annunci le stesse agenzie immobiliari. Cercando tra gli affitti nella sola città di Spoleto (sono comprese ovviamente anche le zone più periferiche) si trovano 80 annunci e quindi appartamenti disponibili. I prezzi vanno da un minimo di 230 euro (80 mq in zona periferica) fino ad un massimo – ed è un caso limite ed isolato – di 1.800 euro (300 mq in pieno centro storico, arredato); più della metà degli annunci prevedono un canone di affitto mensile sotto i 400 euro, molti sotto i 300. Ci sono appartamenti più datati, ma anche quelli più nuovi, quelli centralissimi e quelli nelle frazioni. Allargando la ricerca ai comuni limitrofi, le abitazioni in affitto sono 336. La situazione, insomma, dati alla mano non è così come viene dipinta. Né, confermano le agenzie, sono aumentati negli ultimi mesi i canoni di affitto. Diverso magari è il discorso dei contatti da privato a privato senza passare per gli operatori del settore, mercato non regolarizzato e che quindi potrebbe presentare delle sorprese.
Il problema del Contributo per l’autonoma sistemazione
C’è però un altro problema che riguarda coloro che sono attualmente ospitati negli alberghi. Per prendere in affitto una casa occorre anticipare una o due mensilità di norma come cauzione. E tra gli sfollati c’è chi è in condizioni economiche complicate che non riesce a garantire tali somme. Chi non ha più una casa e lascia le strutture ricettive per trovare una sistemazione autonoma ha diritto all’apposito contributo (Cas) previsto dal Governo e dalla protezione civile, che va da un minimo di 400 euro fino a 900 ma anche oltre, a seconda del nucleo familiare, della presenza di anziani e di invalidi (qui il dettaglio). Il problema è che il contributo per l’autonoma sistemazione viene erogato dal Comune di appartenenza (che poi lo rendiconta alla Regione) che però incontra qualche difficoltà nelle erogazioni. Secondo i dati disponibili (riferiti a marzo) a chiedere il Cas sono state circa 330 famiglie sfollate; di queste a fine marzo ne sono state saldate 232 per un totale di 525mila euro. Secondo quanto comunicato ai cittadini dagli uffici comunali preposti, entro maggio verranno saldate le prossime spettanze, ma il pagamento del contributo per l’autonoma sistemazione sembra essere una rincorsa continua: i soldi sono certi, ma è incerto il loro arrivo. I Comuni, comunque, stanno cercando di migliorare la gestione dei pagamenti. E se Sparta piange Atene non ride: se a Spoleto qualche disservizio c’è, molto più grave è la situazione a Norcia, dove ben 651 famiglie non hanno ancora visto un soldo da quando sono fuori casa (alcuni dal 24 agosto).