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Sequestro fotovoltaico, uno stratagemma per eludere la “V.I.A.” – Tecnici comunali tra gli indagati

Redazione

Sequestro fotovoltaico, uno stratagemma per eludere la “V.I.A.” – Tecnici comunali tra gli indagati

Mar, 27/11/2012 - 15:59

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Jacopo Brugalossi

Sono pesanti le accuse mosse dalla Procura della Repubblica di Spoleto a 8 tra tecnici, imprenditori e dipendenti pubblici coinvolti a vario titolo nella realizzazione di un impianto fotovoltaico da 50mila metri quadrati e 2 megawatt di potenza a Castel San Giovanni, frazione del Comune di Castel Ritaldi. I reati loro contestati sono quelli di abuso d’ufficio e violazioni alle Leggi Urbanistiche in relazione al Decreto sulle fonti rinnovabili nonché al Testo Unico Ambientale per carenza di V.I.A.

“Aggirata” la V.I.A. – Il nocciolo della questione starebbe proprio nella mancata richiesta della valutazione d’impatto ambientale (obbligatoria per un impianto da 2 mw), che sarebbe stata aggirata realizzandone due distinti – separati, nei fatti, solo da una stradina non asfaltata e senza uscita – da 1 megawatt l’uno, potenza per la quale la V.I.A. non è necessaria. Gli impianti sono stati intestati a due diverse società ma, secondo le indagini effettuate dai Carabinieri del N.O.E. di Perugia e coordinate dal sostituto procuratore Federica Albano, fanno capo ad un unico proprietario e ad un unico legale rappresentante.

Iter più snello – Senza la V.I.A., l’iter di realizzazione del progetto – gli impianti sono in funzione da oltre un anno – è stato più rapido e meno rognoso dal punto di vista burocratico: probabilmente è bastato il solo Pdc (Permesso di costruire), che i tecnici del Comune di Castel Ritaldi hanno rilasciato alle ditte richiedenti. Per questo a loro – sarebbero 2 i dipendenti comunali coinvolti nelle indagini, uno dei quali andato in pensione di recente – viene ora contestato il reato di abuso d’ufficio.

Sequestro preventivo – Il G.i.p. di Spoleto ha disposto ieri il sequestro preventivo per entrambi gli impianti – il cui valore complessivo si aggira intorno ai 5 milioni di euro – al termine dell’accurata attività di indagine svolta degli uomini del N.O.E. diretti dal capitano Giuseppe Schienalunga. Il vasto terreno su cui si estendono i pannelli fotovoltaici è di proprietà di persone del luogo, che però l’avrebbero dato da tempo in affitto. E sempre umbri, anche se non dello spoletino, sarebbero i titolari e i tecnici delle ditte che hanno realizzato gli impianti

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