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Scs al voto per confermare Antonini & Co, ma prima c’è il Tribunale. Aggiornamenti: giudice chiuso in camera consiglio. Le parti fremono

Redazione

Scs al voto per confermare Antonini & Co, ma prima c’è il Tribunale. Aggiornamenti: giudice chiuso in camera consiglio. Le parti fremono

Mer, 27/06/2012 - 21:30

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Aggiornamento 13.55 del 29 giugno si è chiuso in Camera di consiglio il giudice istruttore, il dottor Roberto Laudenzi, chiamato a decidere sui ricorsi presentati avverso la convocazione degli azionisti della Spoleto Credito e Servizi chiamati a confermare il Cda guidato da Antonini (votato in quella che è stata ribattezzata come l’assemblea della “vergogna del 17 dicembre scorso). Doveva essere una udienza più veloce, stando almeno ai rumors di piazza Pianciani la sede della holding che controlla Banca Popolare di Spoleto – e anche dall'esito scontato, viste certe dichiarazioni rilasciate dalla governance della Cooperativa. Invece…si torna a fremere, ad aspettare, fuori dal Tribunale con il termometro che supera i 36°.
Da Palazzo di giustizia non trapela nulla e poco dicono anche le parti in causa. Di sicuro il giudice dovrà esprimersi sui ricorsi presentati dagli avvocati Zaccheo e Mazzi per l’ex board e Marcucci per i 4 soci che hanno impugnato l’esito del voto di dicembre. Ma non è da escludersi che il dottor Laudenzi, anticipando così l’udienza di settembre, visto che l’accordo auspicato non è stato trovato, entri nel merito di quella assemblea, ovvero se era o meno legittima. Dunque si resta appesi ancora ad un filo che solo nelle prossime ore sarà possibile sciogliere.
Più tardi gli aggiornamenti

Scs al voto per confermare Antonini & Co, ma prima c’è il Tribunale.

Carlo Ceraso
Un week end di passione, l’ennesimo, quello che si apprestano a vivere i soci della Spoleto Credito e Servizi, holding che controlla Banca Popolare di Spoleto, chiamati per sabato prossimo a confermare il voto reso lo scorso 17 dicembre al Cda capitanato da Giovannino Antonini, l’amministratore defenestrato dalla guida di Bps per mano di Bankit e tornato in sella al piano superiore di palazzo Pianciani.
Sarà comunque ancora una volta il Tribunale di Spoleto a dire l’ultima parola. Perché il giudice istruttore, il dottor Roberto Laudenzi, chiamato in causa da due ricorsi presentati nei giorni scorsi dagli oppositori alla linea antoniniana (gli ex amministratori Cucchetto, Raggi e Solfaroli difesi dagli avvocati Zaccheo e Mazzi da una parte; i soci Arcangeli, Graniti, Martinelli e Roscini tutelati dall’avvocato Marcucci dall’altra), ha convocato le parti per il 29 giugno, il giorno della prima convocazione dell’adunanza.
Una decisione che fa pensare ad un risultato positivo per il board (difeso dagli avvocati Morera e Trabalza) che dalla prossima assemblea conta di portare a casa due risultati: riottenere i poteri della straordinaria amministrazione (sospesi dallo scorso aprile dal presidente del tribunale) e conseguentemente presentarsi all’assemblea di fine luglio di Bps per approvare l’aumento di capitale per 30 milioni di euro.
Ormai non si contano più i ricorsi che da più di un anno stanno avvelenando la Cooperativa e intasando di lavoro il Tribunale. E neanche le udienze (le ultime due fissate sempre alla vigilia di altrettante assemblee).
Ma torniamo alla vicenda. Il giudice, come si ricorderà, aveva consigliato alle parti di trovare una intesa per ripetere l’assemblea dello scorso dicembre. Accordo che però non è stato trovato: la governance sostiene che il professor Mazzeo non si sarebbe presentato all’appuntamento fissato presso il suo stesso ufficio l’8 maggio scorso, i ricorrenti denunciano invece di aver informato per tempo degli impegni precedentemente assunti dal proprio legale e di non aver avuto altra possibilità di incontro per definire tempi e modi al fine di convocare l’assemblea della ‘pace’.
Spetterà ora al giudice stabilire se la convocazione della prossima assemblea si potrà svolgere, ovvero se il board ha fissato modalità trasparenti e democratiche tali da garantirne il regolare svolgimento. E se queste sono sufficienti a sanare le condotte tenute nel corso dei lavori del 17 dicembre scorso. Di certo i lavori non saranno tenuti né da Antonini, né dal vicario Caparvi: i vertici Scs, vista la bacchettata dal giudice, stavolta hanno deciso di affidare l’onere al presidente del Collegio notarile di Perugia, il dottor Adriano Crispolti, figura terza e in grado di garantire il rispetto di regole e procedure.
L’autointervista – di oggi la notizia delle nuove strategie comunicative di Scs. Perché la holding ha diramato urbi et orbi (ovviamente non a Tuttoggi.info) nientepopodimenoche una intervista al suo vicepresidente, l’avvocato Claudio Caparvi. Non una nota, non una conferenza stampa (così da evitare scomode domande), bensì una autointervista, di quelle confezionate con domande giuste per le risposte giuste. Quasi una provocazione per la categoria dei media, anche se c’è da giurarci che ci sarà chi non si sottrarrà all’invito di pubblicare l’articoletto, stile copia-incolla, inviato con la speranza di raggiungere le ‘reti unificate’. A parte l’auspicio di poter registrare nei futuri comunicati una maggior cura della lingua italiana, l’avvocato Caparvi non aggiunge molto a quanto riportato su queste colonne (anche se ha evitato ogni riferimento ai video che proprio TO® aveva pubblicato e che dimostrano come fu gestita in modo tutt’atro che democratico l’assemblea di dicembre – clicca qui e qui). Anzi per il vicario l’assemblea dicembrina è stata “splendida” a parte “una modesta e fastidiosa gazzarra inscenata da un ex amministratore”. Interessante invece il nuovo attacco ai ricorrenti i cui ricorsi “nascono dal nulla, sia in fatto che in diritto. In realtà i magnifici sette – scrive ironicamente Caparvi – non hanno mai voluto una nuova assemblea, ben sapendo che i soci, conoscendo fin troppo bene i reali motivi della loro ostilità, non potranno che confermare il giudizio unanime già espresso in occasione dell’assemblea del 17 dicembre 2011. Si tratta di un disperato tentativo di forzare gli eventi, al solo fine di poter lievitare le loro proposte di carattere personale. Non otterranno nulla di quanto si prefiggono”.
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