SCONTRO IN CURIA: DON GERMANO LASCIA "LA GAZZETTA", "MI HANNO DEFENESTRATO". VESCOVO SIGISMONDI "LE SUE ANALISI LUCIDE, MA PRESTANO IL FIANCO A CERTA DERIVA POLITICA" - Tuttoggi.info

SCONTRO IN CURIA: DON GERMANO LASCIA “LA GAZZETTA”, “MI HANNO DEFENESTRATO”. VESCOVO SIGISMONDI “LE SUE ANALISI LUCIDE, MA PRESTANO IL FIANCO A CERTA DERIVA POLITICA”

Redazione

SCONTRO IN CURIA: DON GERMANO LASCIA “LA GAZZETTA”, “MI HANNO DEFENESTRATO”. VESCOVO SIGISMONDI “LE SUE ANALISI LUCIDE, MA PRESTANO IL FIANCO A CERTA DERIVA POLITICA”

Mer, 15/07/2009 - 16:30

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Da venerdì prossimo don Germano Mancini non sarà più il direttore della “Gazzetta di Foligno”, settimanale cattolico edito dalla diocesi di Foligno. Una collaborazione che si interrompe dopo 43 anni. A dare l'annuncio, o meglio ad aprire un vero e proprio scontro con la Curia, è stato lo stesso parroco-giornalista affidando all'edizione del settimanale da lui diretto, il suo ultimo dal titolo “Il commiato” in cui annuncia “l'ultima volta” da direttore responsabile dello storico settimanale fondato da Michele Faloci Pulignani nel 1886. Una scelta che don Germano ascrive a divergenze di vedute con l'editore, e cioè la Curia, ovvero il Vescovo monsignor Gualtiero Sigismondi. Più che di dimissioni è il caso di parlare di scontro aperto e, conseguentemente, di defenestramento. Da una parte il Vescovo, che da sempre richiama la diocesi a mantenere alto il senso di sobrietà e di equilibrio. Dall'altra il direttore, don Germano, fin troppo verace che potrebbe pagare lo scotto di più di una simpatia con parte della classe politica del comprensorio, specie quella più conservatrice e che guarda ad ovest. Anche se Germani ha più volte rivendicato la propria indipendenza. In Curia si è vissuta una giornata febbrile, dopo che era trapelata la notizia della rimozione di Don Germano e il contenuto del suo ultimo articolo. Che non le aveva certo mandate a dire: “io capisco le difficoltà che incontrano quelli della mia ‘ditta', perché so che chi conta continuamente, sale le scale del palazzo con argomenti molto persuasivi contro la Gazzetta”. Parole pesantissime che forse hanno convinto l'Arcivescovo Sigismondi ad anticipare la risposta che, come anticipato in mattinata a Tuttoggi.info, pensava di fornire nel prossimo numero del settimanale. “Il mio ringraziamento è un grazie pronunciato con sincerità per la coerenza con cui don Germano ha preso atto della distanza che affezionati lettori, come il vescovo, hanno preso dalla Gazzetta, non certo per la lucidità delle analisi, ma per la “deriva politica” a cui esse, talora, hanno prestato il fianco”. Ma andiamo con ordine, questo il testo integrale de Il Commiato:

Come dire: nel quarantetreesimo anno di amicizia con i lettori della Gazzetta,è giunto il tempo di dirci addio. E 43anni (collaboratore, vicedirettore, e, dal primo gennaio 1976, direttore) sono tanti, probabilmente troppi. Questa è l'ultima volta che firmo, come direttore responsabile, il settimanale fondato da Michele Faloci Pulignani nel 1886. Un settimanale locale che è il terzo d'Italia per anzianità. E Faloci nel 1886 aveva scritto nella testata tre aggettivi: 'Settimanale d'informazione politica-religiosa-culturale'. Anche nell'attuale Gazzetta abbiamo conservato quella dicitura, probabilmente qualcuno non l'ha ancora letta. In questi 43 anni, lo confesso pubblicamente senza arrossire, ho amato molto la Gazzetta. Ho scritto persino una frase ‘osée' (ardita, audace): ‘C'è un'età in cui una donna deve essere bella per essere amata. Poi viene l'età in cui deve essere amata per restare bella. La Gazzetta è nella seconda età: resterà bella se noi l'ameremo'. Allora perché lascio? Accetto le critiche, mai ho detto: ‘Non datemi consigli, so sbagliare da solo'. La disapprovazione è gradita, ma non l'imposizione, soprattutto se proviene dall'editore, che mai deve avere la tentazione di sostituirsi al direttore. Però l'editore ha il potere di allontanare il direttore. E' l'abc della libertà di stampa. Io capisco le difficoltà che incontrano quelli della mia ‘ditta', perché so che chi conta continuamente, sale le scale del palazzo con argomenti molto persuasivi contro la Gazzetta. Io parto liberamente per difendere la dignità dei miei collaboratori e mia. Ho letto tante volte l'articolo di fondo che scrisse Faloci nel primo numero di sabato 2 gennaio 1886: ‘… niente sorpresi se più d'uno ci guarderà di mal occhio, convinti solo della bontà delle cause che difenderemo, e persuasi che la Città nostra ha bisogno di una libera voce'. Le persone da ringraziare dopo 43 anni sono un esercito, iniziando dai lettori, i veri padroni della Gazzetta, che ci hanno permesso di mai chiudere il bilancio in passivo. Scelgo per tutti due persone da ringraziare facendo il nome. Il vescovo Siro Silvestri, che mi convinse a venire a Foligno, era il 1967. E non ero un cittadino della Quintana, addirittura ero di un'altra diocesi proveniente dalla regione marchigiana. Mi volle nella città di San Feliciano perché da estraneo potevo essere più obiettivo e si sarebbe evitato il rischio che la Gazzetta fosse appannaggio di qualche “tribù” locale. Siro era un vescovo che fortificò la mia concezione libertaria, che poggia, ancora, sui valori del Vangelo. Una concezione liberaldemocratica sostenuta, per quanto basta, da un pizzico di sana anarchia che affonda le radici nel personalismo francese: l'uomo è un essere irrepetibile nella storia. Siro difese la mia libertà anche quando fu incendiata la sede della Gazzetta. Non posso non fare un altro nome: l'amico carissimo, il compagno fedelissimo di tante battaglie, il collaboratore esemplare che da appena un anno ci ha lasciati: Renato Campana. Grazie a tutti i collaboratori, ai tipografi, ai fotografi, agli edicolanti, ai correttori, alle suore etichettatrici, a coloro che il mercoledì sono sempre pronti per la distribuzione. Ringrazio fraternamente gli amici della Fisc (Federazione italiana settimanali cattolici). E' la Federazione che, in 40 anni, ha permesso di vedere lontano ai direttori delle 186 testate confederate. Nel nostro Dna c'è scritto che il fatto è sacro e solo così, nella carta stampata, si sconfigge la concezione di ‘destra' o di ‘sinistra'. Il ‘fatto' è. Poco tempo fa il giudice di Perugia Paolo Micheli ha detto e scritto che il direttore della Gazzetta ha compiuto il suo dovere di giornalista. Il massimo elogio per un cortocircuistagazzettiere. Mi scuso con i lettori perché continuo a sbrodolarmi, è la prima volta che lo faccio. Siamo stati talmente fedeli ai fatti che, dopo 43 anni, e il ‘fatto' ha del miracoloso, nessun giudice ha mai condannato la Gazzetta”. Don Germano Mancini.

E questa la replica del Vescovo diramata poco fa dalla Diocesi di Foligno”Il cortocircuito tra editore e direttore della Gazzetta di Foligno non impedisce di dire grazie a don Germano Mancini, che per oltre quarant'anni ha diretto il Settimanale diocesano d'informazione politica, religiosa e culturale. È un grazie detto con semplicità, per la passione e la dedizione con cui il direttore ha guidato la barca della Gazzetta nel mare aperto del confronto e del dialogo con la società civile folignate. È un grazie pronunciato con sincerità per la coerenza con cui don Germano ha preso atto della distanza che affezionati lettori, come il vescovo, hanno preso dalla Gazzetta, non certo per la lucidità delle analisi, ma per la “deriva politica” a cui esse, talora, hanno prestato il fianco. Un giornale diocesano – lo dico con un'espressione che traggo dall'epistolario di don Primo Mazzolari, una delle figure più significative della Chiesa italiana della prima metà del Novecento – non deve guardare né a destra, né a sinistra e nemmeno al centro, ma deve puntare in alto! Sfogliando le pagine della storia, ormai secolare, del settimanale diocesano risalta con particolare evidenza che la Gazzetta si offre come “cantiere aperto” della Comunità ecclesiale folignate, come “laboratorio della fede” impegnato ad offrire il “punto prospettico cattolico” dal quale vedere, illuminare e giudicare tutti gli avvenimenti, da quelli politici a quelli sociali, da quelli di cronaca a quelli di cultura. Il Vangelo e l'insegnamento della Chiesa forniscono una chiave di lettura intelligente, originale e illuminante delle vicende degli uomini: questo è il “binario” su cui la Gazzetta è chiamata a continuare la sua corsa, accettando la sfida del dibattito anche aspro, che talvolta può provocare persino qualche cortocircuito, ma sempre nel rispetto delle persone e delle idee, per quanto lontane. La Gazzetta di Foligno si trova di fronte al bivio del “rinnovamento nella continuità”, ben sapendo che non c'è novità se non nella tradizione viva della Chiesa, non c'è audacia se non nel camminare insieme, e non c'è profezia se non nella continua ricerca della misura alta della santità. Un settimanale ben scritto e ben disegnato, perché ben pensato; un settimanale di cui i “padri fondatori” possano essere fieri: questa è la linea redazionale che l'editore propone, senza imposizioni! Nel voltare pagina è importante non cedere alle arringhe della nostalgia e, tanto meno, alle lusinghe della diplomazia, ma occorre cercare la forza della profezia che, come scrive Benedetto XVI nella sua ultima enciclica, Caritas in Veritate, domanda alla Chiesa di “coniugare la carità con la verità non solo nella direzione della veritas in caritate, ma anche in quella, inversa e complementare, della caritas in veritate”. Nel voltare pagina si rende necessaria un pausa di silenzio, non tanto per prendere tempo, quanto per 'prendere il largo'! + Gualtiero Sigismondi, Vescovo di Foligno


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