Santo Bertolaso mette d’accordo Pd con pezzi di Lega e FI | Spoleto incapace di produrre un documento sull’Ospedale - Tuttoggi.info

Santo Bertolaso mette d’accordo Pd con pezzi di Lega e FI | Spoleto incapace di produrre un documento sull’Ospedale

Redazione

Santo Bertolaso mette d’accordo Pd con pezzi di Lega e FI | Spoleto incapace di produrre un documento sull’Ospedale

Gio, 05/11/2020 - 23:01

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Spoleto ha un nuovo patrono (non ce ne voglia San Ponziano), Santo Bertolaso, al secolo Guido, sbarcato in Umbria chiamato dalla Presidente Tesei

Spoleto ha un nuovo patrono (non ce ne voglia San Ponziano), Santo Bertolaso, al secolo Guido, sbarcato in settimana in Umbria chiamato dalla Presidente Tesei come consulente per arginare il difficile momento della pandemia. Un primo mezzo miracolo però l’ex capo della prociv (nel 2016 proposto da Lega, Fd’I e FI per la poltrona di sindaco di Roma, lo ha compiuto oggi in quel di Spoleto dove, solo a citare il suo nome,  anche il partito democratico si è clamorosamente trovato in linea con la giunta a trazione leghista del sindaco De Augustinis.

Prove di nuove alleanze? E’ più che probabile. Da qualche settimana esponenti come Camilla Laureti (Pd) e Maria Elena Bececco (Spoleto Popolare) stanno traccheggiando, con argomenti spesso risibili, sul difficile tema della difesa dell’ospedale seguendo pedissequamente le azioni del primo cittadino, a cominciare da quel ricorso al Tar dell’Umbria contro l’Ordinanza di trasformare il nosocomio cittadino in  ospedale covid che ha letteralmente spaccato i rapporti tra la città e palazzo Donini.

La paura di perdere i servizi traslocati a Foligno una volta terminata l’emergenza era ovviamente concreta e per questo la governatrice, che nelle ultime settimane ha cercato di spiegare in quale crisi sanitaria si trova anche l’Umbria, aveva più volte dichiarato pubblicamente che tutti i servizi sarebbero tornati a Spoleto a fine pandemia.

Non bastava. Così la presidente si è convinta a varare una Ordinanza con cui l’impegno veniva sancito nero su bianco. Ma quanto meno alla stampa fedelissima del deaugustinispensiero non bastava neanche questo: la governatrice non ha previsto le coperture economiche. Una escalation da richiedere l’intervento di un buon analista, visto che appare difficile prevedere coperture economiche per un Piano sanitario regionale che deve essere ancora affrontato.

Santo Bertolaso proteggici tu

In compenso è bastato che l’ex alto dirigente della prociv mettesse piede nella città del festival che in molti si sarebbero ricreduti: la pandemia c’è ed è grave (ma daii?), con la Regione si può tornare a dialogare (ma va?).

Insomma laddove non è bastata la parola e gli atti ufficiali dell’istituzione regionale, è stato sufficiente il materializzarsi di Santo Bertolaso, che in questa partita è un “consulente”.

E che, come confermavano nel pomeriggio da Corso Vannucci, ha un incarico a termine: finita l’emergenza, forse anche prima, il suo incarico cesserà. Quindi non sarà lui a progettare il ritorno dei servizi o addirittura di potenziarli.

A dare notizia del suo arrivo è stato il sindaco e amico personale di Bertolaso, Umberto De Augustinis, con una nota diramata nel pomeriggio: “Un primo incontro informale, circa la situazione attuale dell’ospedale di Spoleto, si è tenuto questa mattina tra il Sindaco Umberto de Augustinis e Guido Bertolaso, consulente della Regione Umbria in merito all’emergenza sanitaria da Covid-19.

Un incontro che Bertolaso ha effettuato in prima persona anche alla luce della particolare importanza che il San Matteo degli Infermi riveste nel quadro della rete ospedaliera regionale, sia in questa fase di emergenza che nella normale attività e in vista dell’incontro ufficiale che dovrebbe essere messo in calendario per la prossima settimana. Proprio ieri in un atto di indirizzo la Giunta Regionale ha ribadito, così come già scritto nella precedente ordinanza n° 67 del 22 ottobre, il ripristino nella struttura spoletina, ad emergenza terminata, di tutti i servizi sanitari originariamente erogati”.

Il Consiglio comunale della vergogna

Intanto questo pomeriggio è andato in scena un altro (poco degno) Consiglio comunale in cui è ancora una volta emersa chiara l’incapacità dell’assise di approvare anche solo una mozione in difesa dell’ospedale. Di carta finora, tra lettere di intenti e documenti della capigruppo, ne è stata scritta, ma un documento formale dell’assemblea (quella che sarebbe il Parlamento cittadino) ancora non è stato partorito.

Eppure la possibilità c’era, visto che da martedì era stata ripresentata, emendata, una mozione a firma dei 10 consiglieri che si erano da subito dichiarati contrari ad una azione giudiziaria. Oggi l’opportunità di discuterla, modificarla, emendarla, e di doverla necessariamente votare.

Le cose sono andate in modo diverso e non è ben chiaro quali siano i veri motivi: non dare il ‘primato’ ai dieci consiglieri? Non impegnare formalmente il sindaco con un atto della città? Vallo a capire. Di certo nessuno degli altri 16 consiglieri ha minimamente proposto un emendamento, né ha portato una propria proposta.

Il capogruppo della Lega, Davide Militoni, per la verità è stato costretto ad ammettere di aver abbozzato una integrazione al documento ma alla fine ha dato l’ordine di scuderia (raccolto solo da 4 dei 7 componenti il gruppo) di non votare la mozione accettando di rinviarla. A quando non è dato sapere, visto che il prossimo consiglio, fissato per il 12 novembre, sarà monotematico sul bilancio Ma d’altra parte l’Ospedale può attendere.

Al limite dell’incomprensibile la posizione tenuta dal piddì che ha cercato di svincolarsi invocando a più riprese la presenza del collega Marco Trippetti, l’unico in grado di apportare delle integrazioni: peccato che Trippetti fosse di turno come rianimatore nel reparto di terapia intensiva dell’ospedale covid di Spoleto e che già aveva dato un contributo alla stesura del documento dei capigruppo di venerdì 23 ottobre.

Perché la mozione dei 10 (Di Cintio, Polinori, Santirosi, Profili, Frascarelli, Settimi, Morelli, Proietti, Loretoni e Fedeli) non è altro che quel documento approvato dalla conferenza, limato solo su due punti non coerenti: mantenere la chirurgia robotica atteso che non vi sono alternative per percorsi “puliti” e capire perché il CTS a giugno aveva deciso che Spoleto non era adatto a ospedale covid.

A dir poco confuso il capogruppo di Forza Italia Filippo Ugolini che prima si è avventurato a chiedere di mettere ai voti il ritiro della mozione dei 10 colleghi (“neanche in Burundi avviene” ha commentato Gianmarco Profili) poi, in alternativa alla mozione, ha proposto di far redigere ai capigruppo un documento da consegnare a Bertolaso sulla scia di quanto affermato dal sindaco: “avete perso il contatto con la realtà. Siamo nel mezzo di una pandemia. Ho detto che ora possiamo avere una garanzia concreta sul futuro dell’ospedale. Ma i distinguo non servono. Occorre fare un documento e darlo a Bertolaso per riottenere l’ospedale e proseguire nella gestione covid. Le scelte che vanno fatte devono essere ponderate secondo il momento specifico. La presenza di Bertolaso ci consente una interlocuzione seria perché prima non c’era questa possibilità”.

Altro che discorsi sulle mozioni, qui la situazione è drammatica. E dobbiamo fare altro ma non discorsi retorici. Abbiamo solo la via istituzionale e non la piazza” ha detto il sindaco nel suo secondo intervento.

Il dibattito andato in scena è stato di un livello tale che risulta difficilmente commentabile.

Più di 6 ore di capriole, veleni, affondi, difese, denunce e arrampicate sugli specchi, tutti ovviamente con il tono di voce impostato per rendere credibile anche la peggiore delle balle che chi volesse può ripercorrere qui. Anche solo riportarle sembra uno schiaffo al lettore.


VIDEO, IL CONSIGLIO COMUNALE DEL 5 NOVEMBRE


La mozione

L’impressione che si ha è quella che dietro a tutto ciò ci sia la vecchia strategia del divide et impera quella che per anni, d’accordo destra e sinistra e pure il centro, ha ammalorato la città su fronti diversi da quelli della politica ma comunque non troppo distanti da questa.

Di seguito, per onor di cronaca, la mozione depositata alla presidenza del consiglio comunale lo scorso 3 novembre dai 10 consiglieri.

“Il Consiglio comunale della Città di Spoleto,

premesso

che   in   data   31   gennaio   2020   è   stato   dichiarato   lo   stato   di   emergenza   sul   territorio nazionale a causa dell’infezione da COVID 19;

che, da ultimo in data 7 ottobre 2020, è stato prorogato tale stato di emergenza fino al 31 gennaio 2021 a causa della recrudescenza dei contagi;

che,   a   seguito   della   citata   emergenza,   la   legge   ha   previsto   la   necessità   di   individuare appositi ospedali dedicati (ospedali COVID), che sono strutture sanitarie indicata dal piano sanitario   regionale   per   l’emergenza   COVID   come   centri   di   accoglimento   dei   pazienti COVID-positivi con vari gradi di sintomatologia;

che la struttura sanitaria adatta ad essere convertita in Ospedale COVID deve possedere dei   requisiti   di   spazi   e   impiantistica   tali   da   consentire   la   definizione   di   aree   e   percorsi dedicati,  dove  i  pazienti  possono  essere   curati  adeguatamente   garantendo  la  sicurezza per loro e per gli operatori sanitari;

che   l’isolamento   delle   aree   di   degenza   deve   essere   perfettamente   garantito   ed   è necessario  delimitare  i  percorsi  dei  pazienti  in arrivo  col  contemporaneo  allestimento  di apposite   zone   filtro   per   l’accesso   e   la   vestizione   degli   operatori   con   i   dispositivi   di protezione individuale (DPI) e la zona di svestizione dai DPI contaminati;

che,   all’interno   dei   percorsi   individuati   di   un   ospedale   COVID   può   accedere esclusivamente   il   personale   sanitario   e  tecnico   appositamente   addestrato   necessario   al funzionamento della struttura in base alle raccomandazioni e linee guida OMS;

che   i   pazienti   già   ricoverati   per   altre   patologie   presso   una   struttura   che   deve   essere riconvertita   in   Ospedale   COVID   o   sono   collocati   in   un’ala   isolata   ed   indipendente   della struttura stessa oppure trasferiti presso altre strutture;

che   la   Regione   Umbria   nel   periodo   emergenziale   ha   dovuto   riconfigurare   la   rete ospedaliera regionale a temporanea e parziale deroga della propria programmazione e gli ospedali umbri sono stati suddivisi in Dea (Dipartimento emergenza e accettazione) di I livello come punti di riferimento per la gestione dell’emergenza finalizzata al ricovero dei ​casi gravi nelle malattie infettive e in terapia intensiva e ospedali Dea di II livello, distinti in due tipologie, nel primo caso riconfigurati per l’emergenza coronavirus e nell’altro per la gestione della patologia acuta e sub acuta medica e chirurgica ordinaria;

che gli ospedali di base sono stati distinti in due tipologie: quelli destinati all’emergenza Covid,   e   quelli   di   supporto,   che   accolgono   le   patologie   mediche   di   media   intensità assistenziale in trasferimento dalle aziende ospedaliere e dai reparti di pronto soccorso;

che la Regione, in ossequio alle disposizioni emergenziali vigenti aveva individuato come ospedali covid quello di Pantalla, quelli di Perugia e Terni e quelli di Città di Castello e Foligno,   al   fine   di   raggiungere   il   numero   di   posti   letto   in   terapia   intensiva   richiesto dal Ministero e l’ampliamento dei reparti di pronto soccorso degli ospedali umbri, comprensivo della riorganizzazione degli accessi;

che l’individuazione dell’ospedale di Spoleto tra quelli COVID, sarebbe dovuto procedere dopo un   puntuale confronto sul tema con l’Amministrazione comunale, anche perché è quello   di   riferimento   per   la   popolazione   colpita   dal   sisma   del   2016,   ed   all’ospedale di Spoleto   fanno   altresì   riferimento   i   comuni   della   media   ed   alta   Valnerina per tutte le esigenze sanitarie ivi comprese quelle collegate all’emergenze post sisma del 2016;

che l’ospedale di Spoleto è anche in stretta connessione con la funzionalità sanitaria della Casa di reclusione di massima sicurezza di Maiano di Spoleto;

che attribuire la qualifica di ospedale COVID al nosocomio della Città di Spoleto, comporta lo spostamento della quasi totalità dei servizi previsti, compreso il punto nascite e servizi essenziali ed urgenti in altre strutture regionali;

preso atto

che la pandemia sta vivendo una recrudescenza, con una seconda fase di contagi che appare nei numeri addirittura maggiore della precedente rendendo palese l’incapacità di una risposta adeguata delle strutture sanitarie della Regione così come riconfigurate nella prima fase dell’emergenza;

che   l’incremento   esponenziale   dei   contagi   sul   territorio   regionale,     ha   reso   necessario nuove azioni, e la Regione, quindi, ha deciso di attribuire la qualifica di ospedale COVID al nosocomio della Città di Spoleto;

che la Regione ha deciso di implementare le strutture adibite alla gestione del Covid 19 implementando   il   nosocomio   spoletino   alla   gestione   dei   casi   Covid   tra   i   DEA   di   primo livello, decisione che non è mai stata ufficialmente comunicata né tantomeno condivisa col Sindaco, e questo non può che essere stigmatizzato;

che   pesano   in   questo   momento   le   gravi   decisioni   del   passato   come   quella   di non realizzare   un   unico   ospedale   tra   i   territori   afferenti   al   folignate   e   allo   spoletino,   oppure ancora quella delle continue spoliazioni dell’ospedale di Spoleto;

che   anche   nell’attuale   “consiliatura”,   su   proposta   della   IV   commissione   consiliare permanente presieduta dalla consigliera Morelli, documento  condiviso con l’associazionismo cittadino, nel giugno del 2019 è stata già approvata all’unanimità una mozione   che   impegnava   il   sindaco a seguire tutte le vicende   che interessavano   la valorizzazione del presidio ospedaliero cittadino;

considerato che

gli   effetti   della   pandemia,   che   si   sta   di   nuovo   abbattendo   sulla   nostra   comunità   va affrontata con il giusto spirito di sussidiarietà tra i territori al quale la città di Spoleto non intende sottrarsi ma questo non può prescindere dal coinvolgimento degli attori locali e non può prescindere dal dare garanzie per il presente e per il futuro;

la destinazione del Nosocomio di Spoleto ad Ospedale Covid ha generato perplessità tra la   comunità   locale,   poiché   per   come   è   stata   disposta   rappresenta   un   conversione   dei reparti convenzionali, in cinque reparti Covid per varia intensità di cura, mantenendo attivo il punto di Primo Intervento, e tutti gli altri servizi ambulatoriali;

è imprescindibile che tali reparti utilizzati al trattamento della patologia Covid 19 dovranno seguire   comunque   il   ripristino   totale   della   situazione   antecedente   la   riconversione comprensiva del personale medico-infermieristico;

Il consiglio comunale alla luce di quanto sopra riportato impegna il Sindaco a compiere tutti gli atti necessari presso la Regione per chiedere e garantire che:

​• Si preservi e garantisca in futuro il ripristino di tutte la strumentazione medico-sanitaria che sono state donate dalle Associazioni/Fondazioni presso il Nosocomio San Matteo degli Infermi, e garantisca che tali strumentazioni non vengano destinate altrove;

• Si mantengano dunque operativi i reparti essenziali al fabbisogno sanitario dell’intero comprensorio (comprendente dunque tutta la Valnerina etc.);

• Si   attivino   immediatamente   le   procedure   per   l’adeguamento   dell’organico   fortemente carente, di medici  pneumologi, infettivologi,   intensivisti, cardiologi etc., e personale infermieristico e paramedico per il corretto trattamento dei pazienti Covid;

• Si organizzino idonee procedure per l’esecuzione di tamponi rapidi, sia per il personale che per l’utenza;

• Si valuti la ripartizione del peso in termini di personale, mezzi, posti letto tra tutte le strutture sanitarie del territorio   umbro   secondo   le   rispettive   caratteristiche,   così   da garantire una corretta gestione   dell’emergenza   e   al   contempo   assicurare   un   livello minimo dei servizi per i cittadini in tutti i territori;

• Si   ripristini   l’ospedale   di   Spoleto   alla   situazione      pre-Covid,   e   si   adoperi   con sollecitudine   per   potenziare   ed   efficentare   i   reparti   sanitari   presenti,   con   particolare riferimento   a   quelli   in   maggiore   sofferenza   di   mezzi   e   personale   come tra l’altro dichiarato nell’Ordinanza regionale di chiusura temporanea dello stesso;

• Che   una   volta   terminata   l’emergenza   COVID,   tra   i   vari   ripristini,   venga   garantita la riapertura   del   punto   nascite,   e   alla   luce   di   quello   che   sta   accadendo,   preveda   una moratoria per almeno cinque anni, rispetto ai limiti previsti dalle disposizioni di legge, e questo anche per eventuali limiti imposti per altri reparti, qualora esistenti;

• Che la strumentazione   biomedica   inviata   per   la   gestione   dell’emergenza   Covid,   a disposizione del nostro ospedale al fine di potenziare i reparti che saranno ripristinati;

• Che si assicuri anche in questo momento di emergenza il continuo e proficuo confronto con  l’Amministrazione comunale al quale si è ispirata sin dall’inizio della legislatura.

Spoleto, 3 novembre 2020”

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