Tra il ricco cartellone che la settimana valentiniana ha saputo offrire ai suoi estimatori, ha lasciato una pietra miliare l’esibizione del trio composto dal cantante Valerio Marino, dal pianista Alessandro Bravo e dal contrabbasso di Marco Marino.
Per l’esibizione del suo omaggio a Frank Sinatra, denominato Under My Skin, al San Valentino Jazz Festival, Valerio Marino ha selezionato un repertorio romantico, ma in cui non è affatto mancato il ritmo, ovviamente swing.
In una delle location scelte dal festival prodotto da Confartigianato Terni e ideato da Fabrizio Zampetti con l’obiettivo di riportare il jazz lì dove è nato, nei locali, in un concerto-aperitivo che ha radunato un folto pubblico diviso quasi equamente tra curiosi, appassionati e addetti ai lavori, la voce raffinata e coinvolgente di Valerio Marino ha interpretato molti dei grandi brani che hanno segnato gli anni d’oro della carriera del grande artista statunitense, nei dieci anni tra la metà degli anni 1950 e 1960.
In quel periodo, tra il 1954 e il 1963, Sinatra ha inciso ben venticinque album, circa duecento brani, moltissimi di questi sono diventati dei classici; impossibile elencarli tutti e impossibile pensare di proporli tutti in una serata.
Tuttavia la scaletta ha saputo fornire una selezione rappresentativa e perfettamente in tema con il periodo in cui si svolge la rassegna ternana, a cavallo con il 14 febbraio e gli eventi – non solo sacri – valentiniani: All of me, Night and day, I won’t dance, Bewitched, I’ve got you under my skin, Come fly with me, Too marvelous for words, My funny Valentine, Fly me to the moon…
La voce di Valerio Marino ha saputo esplorare l’intera gamma dinamica e interpretativa, passando dai sussurrato pronunciati con dettaglio e leggerezza, attraverso i mezzo forte contrassegnati da accenti più marcati e swing, fino ai finali pieni e rotondi.
Ad accompagnare il cantante spoletino in questa data ternana, Alessandro Bravo al pianoforte e Marco Marino al contrabbasso.
Il pianista, direttore artistico della manifestazione, è rimasto così colpito dalla proposta musicale che, oltre all’invito alla rassegna, le ha voluto offrire il proprio pianismo preciso e attento ad attualizzare e adattare con gusto ed eleganza gli arrangiamenti originariamente pensati per orchestra da giganti quali Quincy Jones, Nelson Riddle, Billy May.
Marco Marino, grazie alla profonda conoscenza del repertorio di Sinatra, ha saputo distribuire con sapienza gli accenti ritmici e le sfumature armoniche, arricchendo il panorama con un paio di assoli e numerose sottolineature.