Jacopo Brugalossi
Non regna certo la soddisfazione fra i commercianti della città del festival, tanto nella parte alta del centro storico che in quella bassa. Nonostante qualcuno rimanga più ottimista di altri, l’impressione generale è che rispetto agli scorsi anni il trend delle vendite scontate sia in fase calante. Lo confermano i numeri delineati dagli operatori del settore a Tuttoggi.info. Salvo casi sporadici, questi ultimi hanno riscontrato una contrazione del volume degli affari superiore anche al 20% nella prima settimana di sconti.
Negozi “storici”. Occorre, comunque, fare dei distinguo. Alcuni negozi “storici” e con una clientela affezionata sembrano aver risentito in minor misura della crisi. E’ l’esempio di Paolo Laureti, titolare di “Tomassino” il quale, pur ammettendo un calo delle vendite, non se la sente di dare un giudizio del tutto negativo alla prima settimana di saldi, cui attribuisce una sufficienza piena proprio per quella fascia di clienti dai 40 ai 70 anni che abitualmente si rivolgono al suo negozio. Anche Emanuela Ferracchiato, della boutique Baldini, sembra abbastanza ottimista. “Non è che le gente fa la fila per entrare nel negozio – racconta – ma devo dire che i saldi sono iniziati abbastanza bene; le persone hanno aspettato gli sconti per comprare capi belli e di qualità che non avrebbero acquistato a prezzo pieno”. Gli unici commercianti pienamente soddisfatti sembrano i titolari della Boutique Nerina di Corso Garibaldi, che in questo primo scorcio di 2012 registrano “vendite in linea con quelle di un anno fa, anche perché il negozio ha la sua storia e la sua clientela fissa”.
Non ci sono i soldi. “La gente non ha i soldi, o preferisce spenderli per cose più strettamente necessarie”. L’analisi, secca ma precisa, è delle ragazze del negozio “Intimissimi” di Corso Garibaldi, che lamentano un calo di circa il 20% del volume degli affari rispetto ad un anno fa. “Le persone hanno aspettato i ribassi al 50% per comprare qualcosa” dicono “siamo partite con sconti del 30% ma non funzionava. Ora, con gli sconti al 50, va un po’ meglio”. Dello stesso avviso sembra la titolare di “Fi.Ve”, Tiziana Bartoloni, che parla di un calo delle vendite di circa il 10 per cento e concorda sulla mancanza di liquidità. “Più che al capo, la gente sembra interessata al prezzo del cartellino e alla percentuale di sconto applicata” commenta. Una situazione analoga sembra vivere “Sandro Ferrone”, una delle attività più giovani della via dello shopping spoletino. Anche qui il calo delle vendita si attesta intorno al 10%. “Sebbene molta gente continui ad entrare in negozio e a provare cappotti e soprattutto abiti – raccontano a Tuttoggi.info – sono meno degli scorsi anni coloro che poi acquistano”.
Sconti di “inizio” stagione. Una pagina a parte merita il problema sollevato da Claudio Mattioli (Sartoria del Corso) che non si lamenta dell’andamento degli affari nel periodo dei saldi – per lui in linea con il 2011 – quanto piuttosto delle date scelte per iniziare gli sconti. “I problemi arriveranno da fine febbraio in poi, quando i saldi saranno finiti e avremo tutti difficoltà a vendere merce a prezzo pieno. Perché chiamarli saldi di fine stagione se iniziano il 5 gennaio? Sarebbe più appropriato definirli saldi di inizio stagione…”.
La situazione a Corso Mazzini – bilancio nero anche qui in molti negozi. Paola Gentili, della omonima boutique, confessa che “è l'anno peggiore” da quando ha avviato la sua attività. “Il terrorismo che è stato fatto ha ovviamente portato la gente a stringere i cordoni della borsa e non c'è negozio che non risente di questo. Vedremo nei prossimi giorni, ma l'avvio dei saldi è negativo, inutile nascondersi dietro al dito”. Bilancio tenuamente roseo invece per Alvaro di Zucchero: “di certo la qualità dei prodotti, il saper anticipare i gusti della clientela e l'esperienza maturata in 30 anni di attività ci ha consentito di limitare i danni, il commercio è cambiato e continua a cambiare. Noi stessi a Pitti abbiamo notato, da parte dei responsabili delle grande aziende, una maggiore attenzione verso i negozi 'storici', una attenzione che era stata dimenticata a favore di tutti….”.
Saldi liberalizzati. Paolo Laureti e lo stesso Mattioli, nelle loro dichiarazioni, si lasciando andare a commenti piuttosto negativi sulle ipotesi di liberalizzare i saldi che il Governo Monti potrebbe inserire nel decreto sulle liberalizzazioni. Il timore è che le “lobbies” delle grandi catene commerciali fagocitino quasi completamente il mercato di settore, lasciando in crisi i piccoli commercianti, “che hanno investito nella propria attività senza ricevere in cambio le sufficienti tutele per andare avanti”. C’è, comunque, chi preferirebbe operare in regime di saldi liberi piuttosto che dover scontare la merce ogni anno in anticipo rispetto a quello precedente. Paola Gentili si dice contraria all'allargamento dell'orario di apertura: “siamo già aperti molte ore, non sarà questo a incrementare il volume degli affari”. In effetti, l'apertura serale o notturna in centro storico sembra una assurdità. Alle 20 già non si vede anima viva, da piazza Garibaldi fino a piazza del Mercato. Unica eccezione gli avventori dei ristoranti. Per il resto il deserto più assoluto. Un pò poco per una città che da decenni dice di voler vivere sul turismo.
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