Saranno 47.357.878 gli italiani – di cui 43.384 i folignati – che domenica 12 (8-22) e lunedì 13 (7-15) giugno saranno chiamati alle urne per i quattro referendum abrogativi del 2011 su modalità di affidamento e gestione dei servizi pubblici locali di rilevanza economica (primo quesito, scheda di colore rosso), determinazione della tariffa del servizio idrico integrato in base all’adeguata remunerazione del capitale investito (secondo quesito, scheda di colore giallo), nuove norme che consentono la produzione nel territorio nazionale di energia elettrica nucleare (terzo quesito, scheda di colore grigio) e norme della legge 7 aprile 2010, n. 51, in materia di legittimo impedimento del Presidente del Consiglio dei Ministri e dei Ministri a comparire in udienza penale, quale risultante a seguito della sentenza n. 23 del 2011 della Corte Costituzionale (quarto quesito, scheda di colore verde). E tutto, ora, si ridurrà ad una quanto mai “semplice” croce su un sì o un no. Se non si scelga addirittura di optare, come già proclamato da qualche esponente della politica nazionale, per l’astensione. Il tempo per ulteriori iniziative a sostegno del sì o del no si è ormai ridotto all’osso, per questo TuttOggi.info ha chiesto ai capigruppo in consiglio comunale di Pd, Pdl, Sel, Udc, Rinnovamento e Impegno Civile qual è la loro posizione e se hanno indicazioni di voto da dare ai propri elettori e ai cittadini in merito ai quattro referendum abrogativi. Quel che ne esce è un quadro chiaro e ben definito che, almeno per quanto riguarda Pd, Pdl, Sel e Udc, riflette senza dubbio quanto indicato dai partiti a livello nazionale.
“Il mio è un appello ad andare a votare – afferma con decisione Giovanni Patriarchi del Pd – perché il referendum è un esempio di democrazia diretta importante, soprattutto se riguarda tematiche così rilevanti. Bisogna raggiungere il quorum e per far ciò occorre che gli elettori vadano a votare, in particolare per l’acqua pubblica e il nucleare che riguardano in prima persona i cittadini, ma anche per il legittimo impedimento, che sembra meno importante ma che di certo non è meno rilevante: è una questione di uguaglianza di fronte alla legge”. In particolare, Patriarchi fa un appello “ad andare a votare in maniera chiara contro il nucleare che ci viene proposto dal Governo. Una tecnologia obsoleta, con spese ingentissime e che disincentiva l’uso di energie rinnovabili, uno dei pochi settori che funzionava e creava occupazione. Paesi come Germania e Svizzera stanno tornando sui propri passi, dunque sarebbe davvero sbagliato iniziare certi processi. Va invece ripresa in maniera decisiva la ricerca su un nucleare il più pulita e il meno pericolosa possibile”. Sull’acqua pubblica il consigliere comunale del Partito Democratico chiede di votare sì “perché la legge obbliga la privatizzazione del servizio idrico. L’acqua è un bene comune da tutelare fortemente e qui abbiamo un motivo in più per andare a votare: siamo l’unico territorio dell’Umbria con una società a capitale pubblico. No dunque ai profitti privati, tutti devono beneficiare dell’acqua e utilizzarla a costi contenuti”. Sull’altra sponda, quella del Pdl, Riccardo Meloni sottolinea invece come “ogni elettore ha tutta l’autonomia possibile nel fare scelte che sono personali. Per questo non ci sono direttive di partito ma completa libertà di scelta a carattere personale. Io, comunque, non andrò a votare”. Nessuna posizione e soprattutto “libertà di voto, secondo i propri convincimenti personali” è stato espresso anche da Stefania Filipponi di Impegno civile, mentre il leader del centrodestra folignate e capogruppo in consiglio comunale di Rinnovamento, Daniele Mantucci, esprime un secco “lasciare libertà di coscienza”. Per Massimo Metelli di Udc, invece, “le direttive sono quelle nazionali, ma ogni cittadino ha l’assoluta libertà di coscienza e di raziocinio”. Da Ivano Bruschi di Sinistra Ecologia Libertà viene infine un chiaro appello a mettere una croce sui quattro sì. “Chiedo agli elettori di Foligno di andare a votare e far votare più gente possibile e non perché temiamo per un risultato che il buon senso dà per scontato, nonostante lo schieramento di centrodestra chieda di non andare a votare: sa che col voto perderà il referendum. L’acqua deve essere garantita, il nucleare è una scelta folle ed il legittimo impedimento è aberrante perché non mette i cittadini in egual misura di fronte alla legge”.
Agli elettori, ora, l’ardua sentenza.
(Elisa Panetto)
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