Rugby, al Sei Nazioni storica vittoria degli Azzurri sulla Scozia. E come sempre vince anche il fair play tra tifoserie - Tuttoggi.info

Rugby, al Sei Nazioni storica vittoria degli Azzurri sulla Scozia. E come sempre vince anche il fair play tra tifoserie

Redazione

Rugby, al Sei Nazioni storica vittoria degli Azzurri sulla Scozia. E come sempre vince anche il fair play tra tifoserie

Lun, 19/03/2012 - 11:21

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Sabato 17 Marzo, sono le 10.30 quando un timido sole si affaccia tra la foschia che circonda la capitale, e allo Stadio dei Marmi insieme alla temperatura sale anche la frenetica attesa per l'evento che di lì a poche ore si terrà nel vicino stadio Olimpico. Italia-Scozia non è una semplice partita di Rugby, è una questione di onore e rispetto: chi perde resta a zero punti nella classifica del Sei Nazioni, e vince il molto poco gratificante “cucchiaio di legno”, premio (?) simbolico che si dà a chi perde tutte le partite del torneo europeo.
I tifosi, italiani e scozzesi insieme quasi si fosse un unica tifoseria, cominciano a prendere confidenza con l'area terzo tempo messa in piedi proprio allo Stadio dei Marmi. I bambini affollano i tanti giochi a tema, gli adulti, manco a dirlo, si fiondano all'area ristoro a rinfrescarsi la mente e il palato con la bevanda che li accompagnerà per tutta la giornata: la birra. Dal palco gli animatori danno il benvenuto a tutti (bhè…gli scozzesi non credo capiscano molto), parte la musica e si invitano i tifosi a recarsi nello stand dedicato al body-painting a colorare il proprio viso.
L'area comincia a riempirsi e al secondo (per qualcuno anche terzo) giro di birra l'atmosfera diventa sempre più frizzante. Partono le prime foto tra gruppi e nazionalità diverse: il più gettonato è uno scozzese che con la bandiera in una mano e una trombetta nell'altra si presta a farsi fotografare nemmeno fosse una star internazionale. La zona giochi viene invasa anche da qualche adulto infiltrato che per l'occasione ha deciso di tornare bambino. Insieme ai panini spuntano i primi palloni da rugby e qualcuno improvvisa anche una mischia o una touche. La fila alla cassa è sempre più lunga, ma non importa, si aspetta e pazienza.
Si è fatto tardi, è un peccato lasciare questo spazio, ma in fin dei conti siamo venuti per la partita, quindi tutti all'Olimpico, tanto dopo si ritorna. L'interno dell'Olimpico ci mostra uno spettacolo affascinante: tra i 72mila e rotti tifosi non ce n'è uno che non abbia una sciarpa, una bandiera o un cappellino colorato. Quasi non si fa caso al fatto che in mezzo al campo le solite porte da calcio sono state sostituite con quelle più alte e a forma di diapason del rugby, come se queste ci fossero sempre state. I bambini corrono tra i seggiolini da uno spazio all'altro, non credo che alla fine vedranno molto della partita, ma sicuro torneranno a casa contenti.
Il tempo di prendere posto ed è subito il momento degli inni. Prima gli ospiti: gli scozzesi anche se in netta minoranza si fanno sentire; ma quando tocca a quello italiano un'unica grande voce che urla e supporta i giocatori in campo fa quasi tremare i seggiolini. L'arbitro dà il via alla gara, ma questo non arresta il via vai di tifosi: la direzione è quella dei bagni. La partita è nervosa, l'Italia fa molto possesso palla, ma non riesce ad infiltrarsi tra le maglie della rocciosa difesa scozzese. Gli azzurri (oggi in maglia bianca) spingono molto, ma l'arbitro fischia un fallo contro e l'azione sfuma: non si capisce bene cosa abbia fischiato né se il fallo ci sia realmente stato, ma non si protesta ( questa è la regola d'onore del rugby), andrà meglio al prossimo tentativo. I minuti passano e il primo tempo finisce: nonostante la superiorità territoriale italiana si chiude sul 3-3. I posti si svuotano e si riempe la fila al chiosco.

Il secondo tempo comincia subito bene: l'Italia approfitta della superiorità numerica e il tre quarti Venditti riesce ad infilarsi in un buco lasciato libero forza causa dalla difesa scozzese. Lo stadio esplode: si va sul 10-3 per l'Italia. La Scozia adesso reagisce e la partita si fa sempre più dura. I due pacchetti di mischia lottano per conquistare anche solo qualche centimetro, ma nonostante la tensione sul campo sia molto alta, sugli spalti si continua a fraternizzare: un tifoso scozzese fa il furbo e fingendo di capire che il venditore di birra gliene stia offrendo una fa la mossa di prendere e ringraziare senza pagare; i tifosi italiani apprezzano e parte l'applauso.
La Scozia riesce ad accorciare la distanza che la separa non solo dall'Italia ma anche dalla conquista del “cucchiaio di legno”, portandosi sul 10-6. Ma l'Italia non molla e a tre minuti dalla fine è un perfetto drop di Burton a chiudere la partita sul 13-6. Negli spalti è tutta una festa: gli italiani sventolano bandiere e sciarpe, gli scozzesi sono prodighi di complimenti e pacche sulle spalle. Il cucchiaio di legno quest'anno se lo via portano loro: non è una tragedia, è capitato tante volte anche a noi. Chissà il prossimo anno. I giocatori italiani, eroi per un giorno, ringraziano il pubblico con un commovente giro di campo, non prima però di aver applaudito l'uscita dal campo dei corretti e fieri rivali scozzesi.
Lo stadio Olimpico si svuota, e ritorna a riempirsi lo Stadio dei Marmi: lì si ritrovano musica, giochi, belle hostess e litri di birra di nuovo pronti per l'arrivo di migliaia di tifosi, e tutto ricomincia come se non ci fosse appena stata una partita, come se per uno strano regolamento del gioco non ci fosse stata nessuna parte sopraffatta, ma solo un unica grande e bellissima vittoria. Ex giocatori (ben riconoscibili dalla possenza delle loro spalle) sfidano i bambini in un improbabile mischia, e intanto un'anziana scozzese corre tra i tifosi italiani verso chissà quale area di meta.
Sul palco intanto salgono i giocatori italiani e all'improvviso ti impressioni di come quelli che in campo vedi come esseri indistruttibili siano uguali a te, anche se un bel po' più grossi: ballano, cantano, bevono birra e più di uno è anche “ammaccato”. Nello scendere dal palco si firmano autografi e si stringono mani, e resto meravigliato del fatto di riuscire ad avere senza eccessivi sforzi l'autografo (anche se forse sarebbe più preciso parlare di scarabocchio) sulla mia pallina da rugby antistress, di due tra i più importanti giocatori della nazionale italiana: Mirco Bergamasco e Fabio Ongaro (all'ultima partita con l'Italia).
La giornata sta per finire, lo stadio si fa sempre più vuoto e anche io e il mio fedele gruppo di amici decidiamo di tornare a casa, non prima però che un tifoso scozzese ci venga incontro inneggiando a squarciagola la nazionale italiana. Ed è proprio in quel momento che, raccogliendo i cocci di una splendida giornata, da fervente credente praticante (nel passato, nel presente, e, nonostante tutto, nel futuro) di quella religione italiana chiamata calcio, devo ammetterlo: il Rugby è decisamente uno sport superiore. Per fortuna una volta rientrato a casa c'è un episodio che mi ritorna alla mente: prima della partita l'animatore sul palco ha annunciato che un ragazzo aveva perso il proprio I-Phone, invitando chiunque lo avesse trovato a rivolgersi a loro. Dopo la comunicazione non si è avuta più notizia del telefono, il quale non è più tornato nelle mani del proprietario ma è rimasto in quelle di chi l'ha trovato. Penso e ripenso a questo episodio e faccio un sospiro di sollievo: forse quello che ho vissuto era veramente reale.

(Giuseppe Maimone)

Foto Giuseppe Maimone

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