“Romanzo immobiliare è un antidoto all'antidemocrazia. Una storia che tutti dovrebbero conoscere, persino i ragazzi delle scuole, per evitare il rischio dell'assuefazione a vicende opache che danneggiano il nostro Paese”. Così il caporedattore della Nazione Umbria, Roberto Conticelli, alla presentazione del libro edito da Castelvecchi del giornalista Enzo Beretta.
“Il volume – ha spiegato l’autore nell’ambito dell’iniziativa promossa dall’associazione Isola del Libro Trasimeno Ciro e Cristoforo Marri – ricostruisce la scalata del giovane costruttore romano Diego Anemone, imprenditore sconosciuto al grande pubblico fino alla mattina del 10 febbraio 2010, quando è stato arrestato dai Ros dei carabinieri per corruzione. In dieci anni le sue imprese si sono aggiudicate appalti pubblici per 300 milioni di euro, tra cui il G8 alla Maddalena. La sua ‘piovra’ di relazioni gli consentiva di vantare conoscenze nelle segrete stanze del Vaticano e nei servizi segreti. Anemone – ha proseguito Beretta – è un uomo affascinante sotto molti aspetti, come tutti quelli che si muovono nell’ombra”.
Perché Romanzo immobiliare? “Perché è una storia, come Romanzo criminale, che nasce in borgata. Anemone, però, per accumulare ricchezze non ha utilizzato la pistola o piazzato quintali di cocaina. Piuttosto ha usato la sua raffinata intelligenza. Non è stato semplice raccontarlo attraverso le carte dell’inchiesta, per farlo ho studiato 75mila pagine di atti. E’ iniziato così il libro: lui rimandava l’intervista e io continuavo a studiare i documenti. Gli avevo promesso che sarebbe entrato in possesso del testo il giorno prima della pubblicazione, e così è stato. Alla fine Romanzo immobiliare me lo ha rimandato indietro. Non deve essergli piaciuto troppo”.
“E' difficile scrivere una storia partendo dalle carte giudiziarie – ha sottolineato il caporedattore de La Nazione Roberto Conticelli – , ma Enzo ci è riuscito egregiamente. Ha dato vita ai protagonisti, partendo da tonnellate di atti e verbali. Troppo spesso – ha proseguito Conticelli – assistiamo ai furbetti del cantierino, politici collusi, magistratura corrotta. Enzo Beretta ha fermato in un'opera una storia esemplare di questo modo di essere italiani in maniera deteriore. Montesquieu ci ha insegnato la divisione dei poteri di uno Stato. Poteri – ha aggiunto il caporedattore de La Nazione – che dovrebbero correre su binari molto vicini, ma sempre separati. Nella nostra Italia non sempre succede. C'è il rischio di assuefarsi al malaffare e a vicende come quella di Anemone e della cricca. Fatti che succedono gomito a gomito con noi, e che ci toccano direttamente. Enzo ha svolto con grande merito e impegno il suo lavoro di giornalista: ha fatto il cane da guardia della democrazia. E quando un giornalista lavora correttamente, la democrazia ci guadagna. Questo – ha concluso Conticelli – è un libro che ci renderà migliori”.
All’incontro nella sala consiliare del Comune di Passignano hanno partecipato, tra gli altri, il sindaco Ermanno Rossi e l’assessore alla Cultura Claudio Bellaveglia.