Consegnato l’atto notarile alla Camera di Commercio e al Sindaco. Protocollato l’impasto e le modalità di esecuzione
Da sempre i folignati si sono divisi e scontrati sulla realizzazione della rocciata, non solo tra le varie zone del territorio, ma anche da paese a paese, e persino all’interno della stessa famiglia.
Ognuno – un po’ come nella vita – è convinto di avere la ricetta giusta e di saper fare nel migliore dei modi, criticando quello che fanno gli altri. È anche vero che il dolce tipico di Foligno è talmente complesso, che si presta più di ogni altro a tante diverse interpretazioni. E poi alla fine vale sempre il vecchio detto latino ‘de gusibus non disputandum est’ ovvero…sui gusti non si può discutere.
Gira che ti gira, tanto per restare al tema della spirale, la rocciata più buona è sempre quella di casa propria. Ma l’alchermes – che tra l’altro le nonne folignati chiamano in mille modi diversi – ci va o non ci va? E i fichi sono ammessi o sono tabù? E poi i pinoli, c’è chi li mette e chi non ne vuol sentir parlare, altri amletici dubbi riguardano la pere o le nocciole, così come lo zucchero a velo e chi più ne ha più ne metta…
Anche per questo quella di oggi può considerarsi una data storica, perché proprio oggi è stata depositata ufficialmente la ricetta ufficiale della Rocciata di Foligno, con tanto di atto notarile protocollato e timbrato. E non è il primo aprile…
Atto che questa mattina è stato consegnato dalla delegazione dell’Accademia Italiana della Cucina al presidente della Camera di Commercio dell’Umbria Giorgio Mencaroni ed al sindaco di Foligno Stefano Zuccarini: il primo passo di un percorso per arrivare all’ottenimento dell’Igp (Indicazione Geografica Protetta) come già è stato fatto per la Ciaramicola e per il Torcolo di San Costanzo mentre il Pampepato di Terni l’ha già ottenuto.
Gli ingredienti ufficiali
La Rocciata è da secoli il dolce identitario di Foligno, affonda la sua tradizione nei millenni, sino ai tempi degli antichi popoli umbri, e protocollare burocraticamente un patrimonio gastronomico, sociale e storico culturale non è certo impresa da poco.
Ma ora la ricetta è messa nero su bianco e prevede per l’esattezza:
- mele, zucchero,
- buccia di limone,
- cannella,
- cacao amaro,
- mistrà,
- noci tritate grossolanamente,
- semi di anice tritato possibilmente in polvere,
- pinoli,
- uva sultanina ammollata nel mistrà.
E l’impasto? Anche questo codificato:
- farina,
- olio,
- acqua tiepida e
- un pizzico di sale.
L’atto notarile, prevede anche delle ‘varianti ammesse’: aggiunta di fichi secchi tagliati finemente e – al termine della cottura – gocce di alchermes e zucchero a velo.
Et voilà: la Rocciata di Foligno è servita!
Ora, non è che le altre ricette siano ‘fuori legge’ o ‘tarocche’ ne tantomeno ‘contraffazioni’ ognuno resta libero di farla come vuole, di proseguire la propria tradizione e di seguire i propri gusti ma questa – come si legge nell’atto – “è la ricetta più aderente alla tradizione, pur rispettosa delle sue evoluzioni, rappresentando una sintesi equilibrata e fedele che garantisce il gusto classico e tradizionale della vera rocciata”.
Punto finale di arrivo dopo secoli di infinte diatribe, o punto di partenza per nuove dolci polemiche? Sicuramente il dibattito proseguirà, magari davanti ad una buona rocciata, un dolce che è nel dna stesso dei folignati.
Valorizzare e proteggere le tradizioni
Questo evento si inserisce in un più ampio progetto di tutela del patrimonio gastronomico umbro, già avviato con la registrazione di dolci iconici come la Ciaramicola e il Torcolo perugino. L’obiettivo è preservare l’autenticità delle ricette tradizionali, evitando che vadano perdute o alterate nel tempo.
Un momento storico che celebra la memoria e l’identità culinaria umbra, garantendo che sapori e tradizioni possano essere tramandati alle future generazioni.