Cento tonnellate di rifiuti al giorno che, al momento, non si sa dove stoccare. Lo smaltimento di rifiuti dei 24 comuni perugini ora più che mai rischia di diventare un problema. Sotto sequestro da tempo gli impianti di raccolta e lavorazione dei rifiuti a Borgo Giglione e Pietramelina, i Comuni che costituivano fino al marzo scorso l’Ati 2 sono a caccia di una destinazione per la componente dell’indifferenziata e l’organico che da tempo hanno trovato asilo in Toscana ma con la prospettiva di arrivare fino nelle Marche ed Emilia Romagna. Una situazione, questa, che si era presentata anche a dicembre 2016 a due settimane dall’inchiesta “Spazzatura d’oro” a Pietramelina.
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Ma a far saltare i piani, dal 3 agosto fino al 25, è il temporaneo stop del conferimento a Ravenna. Infatti, gli impianti di Hera, l’azienda emiliana che dopo lo stop da dicembre dell’impianto Pietramelina accoglie la frazione umida prodotta nei 24 comuni dell’Ati 2 di Perugino e Trasimeno, non sono più in grado di accogliere quel tipo di rifiuti, che è la parte secca del rifiuto indifferenziato.
Così sembrerebbe che, in questo periodo, a sopperire la raccolta e lo smaltimento dei 4 camion di rifiuti provenienti dall’Umbria, se ne occuperanno le discariche di Foligno e Città di Castello. Tra le ipotesi prese in considerazioni nelle ultime frenetiche ore, anche quella della riapertura della discarica di Pietramelina dove ci sarebbe spazio vuoti in grado di accogliere il secco residuo dell’indifferenziato ma per cui servirebbero autorizzazioni non facilmente e rapidamente ottenibili.
Quella dello smaltimento dei rifiuti fuori regione, da gennaio a giugno 2017, è una partita di 6 milioni di euro di costi maggiori costi e che ha fatto scattare un contenzioso tra gestore e Comune e su cui sarà l’arbitrato a decidere a chi spetteranno gli extra costi.