Nonostante le polemiche avanzate dalle opposizioni sulle tempistiche della sua convocazione, l’iniziativa di ieri sera promossa dall’Amministrazione Comunale di Umbertide per favorire un confronto tra le varie culture e religioni presenti sul territorio, specie all’indomani degli attentati terroristici che hanno sconvolto il mondo intero, ha visto la partecipazione di tutte le forze politiche presenti in Consiglio comunale.
Per l’Amministrazione stessa è stato “un incontro costruttivo“, che ha permesso alle varie forze politiche di confrontarsi, a volte anche con toni accesi, sul tema dell’integrazione, facendo riferimento anche alla realizzazione del nuovo centro culturale islamico. Nonostante la diversità di vedute su alcuni aspetti, dall’incontro, secondo il parere dell’Amministrazione, “è emersa la necessità condivisa di continuare sulla strada, fino ad oggi perseguita, dell’integrazione e del confronto, promuovendo anche ulteriori occasioni di incontro, anche su tematiche specifiche, non solo in Comune ma anche in altri luoghi culturali, ivi compreso il nuovo centro culturale islamico in corso di realizzazione che, come stabilito dalla convenzione in fase di stesura, sarà inserito a pieno titolo tra le strutture culturali della città e per questo sarà aperto a tutta la cittadinanza, nella più ampia apertura e trasparenza”.
Per il capogruppo di Umbertide Viva, Giovanna Monni, l’evento di ieri sera ha invece fatto “un buco nell’acqua, per carenza di organizzazione e competenze specifiche“. Secondo il consigliere di opposizione, infatti, “i tempi di convocazione ridotti all’osso hanno precluso la presenza di cittadini stranieri e di praticanti le diverse fedi presenti nel territorio. Non vi erano, per esempio, né Testimoni di Geova né Evangelisti ma i soli rappresentati di fede islamica, non vi erano altre nazionalità se non quella araba”.
Il dibattito richiedeva professionalità specifiche per comprendere come mai alcune etnie non riescano ad integrarsi nella nostra comunità. Va difatti respinto con decisione l’approccio di Giuseppina Gianfranceschi, rappresentante di “Marcia per la Pace” che, premessa la presenza sul nostro Comune di 64 diverse etnie, esorta a chiederci “come vorrebbero (queste) la nostra città?”. Con questi interrogativi si guarda il problema dal lato sbagliato. Bisogna chiedersi come mai, nonostante le occasioni e le possibilità offerte a cittadini stranieri, molti non riescano ad integrarsi nella nostra comunità e non socializzino ma, anzi, cerchino di piegare le nostre tradizioni cristiane alle loro esigenze. Non è agli umbertidesi che va chiesto un maggiore sforzo ma alle altre Comunità va domandato se abbiano o meno la volontà di integrarsi a noi!