Sono stati tutti assolti i sei uomini accusati di 11 rapine in villa avvenute a Perugia e provincia tra il 2009 e il 2011. Una sentenza inaspettata e che sta già facendo discutere, quella letta oggi pomeriggio nell’aula 1, del Tribunale Penale di Perugia al termine del processo di primo grado. A presiedere l’udienza il giudici Gaetano Mautone, con Giuseppe Noviello e Fortunata Volpe.
Le rapine e l’arresto – I colpi imputati ai sei uomini, tutti di origine albanese, erano stati messi a segno in provincia di Perugia e nel capoluogo, tra il luglio del 2009 e febbraio del 2011. Ingente il bottino, stimato complessivamente in 130 mila euro e circa un milione di euro in preziosi. A Novembre del 2011 l’arresto dei primi 5 componenti, poi i sesto, tutti a cura della Questura, per le accuse di rapina aggravata, sequestro di persona, lesioni, percosse e porto abusivo di armi da fuoco. Simile in tutti i casi, il metodo di aggressione e furto, così come la scelta della “preda”: tutte lussuose abitazioni di facoltosi imprenditori e noti professionisti, tra cui la più famosa fu quella perpetrata ai danni di Serse Cosmi e della sua famiglia.
Questi i colpi messi a segno, oggetto del processo:
Esultano in aula – Non nascondono la gioia e il sollievo per la sentenza gli ormai ex imputati, alcuni di loro si sono abbandonati ad una vera e propria esultanza. Scagionati dunque da tutte le accuse per non aver commesso il fatto: Kuka Gezim, Doda Artan, Hoxa Altin (meglio conosciuto come “Occhi di Ghiaccio”), Ballshani Gjolek, Ndreu Leo e Dobrozi Andi.
Il commento della difesa – Arrivano chiare e senza sconti le parole dell’avvocato Maori, che ha difeso Kuka Gezim: “Il mio assistito ha passato gli ultimi 2 anni in carcere, finalmente sono state riconosciute le sue ragioni. Questo è stato un processo anomalo, direi onirico nel quale è stata la difesa a dover produrre le prove di innocenza degli imputati e non l’accusa quelle di colpevolezza. Chi ha commesso questi reati è una banda di rumeni e non di albanesi come l’accusa ha creduto. È stato un processo in cui si è voluto suggestionare le persone offese che i responsabili fossero i sei indagati ma non si possono dare dei colpevoli a tutti i costi solo perché l’opinione pubblica lo chiede”
Non resta che attendere le motivazioni che verranno rese pubbliche nei prossimi 90 giorni, per capire meglio le ragioni della sentenza e conoscere poi se la Procura presenterà ricorso.