Querela temeraria, assolti giornalista e autore satirico per vignetta sull’ex onorevole Bocci - Tuttoggi.info

Querela temeraria, assolti giornalista e autore satirico per vignetta sull’ex onorevole Bocci

Redazione

Querela temeraria, assolti giornalista e autore satirico per vignetta sull’ex onorevole Bocci

Lun, 20/02/2023 - 13:30

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Una vicenda durata 10 anni e che si è conclusa positivamente per l'allora direttore di TuttOggi.info che ha svolto regolarmente il suo lavoro

Assolti perché il fatto non sussiste”, così il Tribunale di Spoleto ha concluso il processo innescato dalla querela dell’ex onorevole Giampiero Bocci nei confronti di Carlo Ceraso,  giornalista di Tuttoggi.info, e del regista della Rivista degli Studenti, Fabio Pinchi, in merito al biglietto di ingresso stampato nel dicembre 2012 per il tradizionale spettacolo di satira.

Una vicenda durata 10 anni e che si è conclusa positivamente per quella che, anche guardando allo svolgimento del processo, si è rivelata una querela temeraria. Sulla quale Carlo Ceraso e Fabio Pinchi avevano rinunciato alla prescrizione per avere un giudizio di merito. La sentenza di piena assoluzione è stata adottata dal Giudice Maria Silvia Festa che non ha condiviso la richiesta del pubblico ministero onorario Fernanda Cherubini (aveva chiesto la condanna a 6 mesi per il giornalista e a 1 anno per il regista), accogliendo altresì la richiesta degli  avvocati Iolanda Caponecchi (Ceraso) e Carmelo Parente (Pinchi) del foro di Spoleto. Il legale di Bocci, oltre a concordare con la richiesta del pm onorario, aveva depositato una richiesta di risarcimento danni per 50mila euro. Ma riavvolgiamo il nastro su questa vicenda processuale che non sarebbe dovuta neanche iniziare o quanto meno essere interrotta.

La cronologia dei fatti

E’ il 31 gennaio 2012 quando, su segnalazione della Banca d’Italia, la Procura di Roma iscrive nel registro degli indagati il senatore e avvocato Luigi Lusi, potente tesoriere della Margherita, per appropriazione indebita di diversi milioni di euro sottratti alle casse del partito. Una vicenda sulla quale già in precedenza l’ex ministro Arturo Parisi (https://www.corriere.it/politica/12_febbraio_03/lusi-parisi_42d68616-4e5a-11e1-af4c-6a00aeffb10f.shtml) aveva fatto segnalazioni al proprio partito, rimanendo però inascoltato e che per questo si dimise. Lo scandalo deflagra lungo tutto la penisola e sulle cronache di tg e quotidiani, come pure di programmi di satira politica quali Fratelli di Crozza (solo per citare un programma). La vicenda sfiora anche Bocci, non indagato, essendo stato Presidente del Comitato di Tesoreria dal 2007 al 2011, organismo cui era indubbiamente sfuggito il fiume di denaro finito sui conti di Lusi che, per questo, nel 2017 è stato  definitivamente condannato dalla Corte di Cassazione a 7 anni di reclusione.

Si arriva al 26 luglio 2012 quando il quotidiano Libero del direttore Maurizio Belpietro, con un articolo a firma di Fosca Bincher (alias Franco Bechis, attuale direttore di Open), svela i conti di alcuni rimborsi elettorali che Lusi riconosceva a diversi esponenti di spicco della Margherita. Soldi legittimi, per carità, semmai moralmente discutibili per cifre a 5 zeri, per di più mentre il Paese viveva una delle sue stagioni economiche peggiori (siamo nell’era delle cure dimagranti e sforbiciate del Governo Monti). Rimborsi percepiti anche dal Bocci. Notizia anche questa ripresa da molti quotidiani, anche umbri, tra cui Tuttoggi.info, visti gli incarichi di assoluto rilievo che ricopre il Bocci (Segretario della Camera dei Deputati e da anni leader regionale della Margherita appunto).

Cinque mesi dopo (dicembre 2012) la Rivista, uno degli spettacoli più attesi e seguiti in città, annuncia il proprio programma e svela il biglietto di ingresso, un satirico fotomontaggio in cui si vede Bocci – insieme al proprio segretario e alla coordinatrice spoletina del partito rutelliano – tenere una banconota da 10 euro con al centro una nuvoletta con scritto “L’usi?”. Il tutto incorniciato con mazzi di fiori, ovviamente margherite. Chiaro il riferimento alla vicenda dei rimborsi elettorali. Tuttoggi pubblica il biglietto a corredo della vera notizia, il palinsesto dello spettacolo. Per l’ex parlamentare, dal 2019 uscito definitivamente dalla scena politica, articolo e biglietto rappresentano una diffamazione bella e buona del proprio prestigio. Nella querela del febbraio 2013, presentata per i due articoli di luglio e dicembre, lamenterà anche di uno sketch messo in scena sulla propria persona; peccato che il processo ha stabilito che nessuno spazio teatrale venne recitato, neanche un siparietto, una denuncia.

La vicenda giudiziaria

La denuncia viene ‘spacchettata’ su due fronti: per l’articolo del 26 luglio, quello che TO aveva ripreso da Libero, vengono indagati il giornalista Carlo Vantaggioli e Ceraso quale direttore responsabile che vengono prosciolti. Alla fine dell’estate 2015, non proprio velocemente, si aprono invece le indagini sull’altro articolo, quello dell’ormai famoso biglietto, che vedono dapprima indagati e poi imputati Ceraso e Pinchi. Intanto le indagini difensive condotte dall’avvocato Caponecchi consentono di accertare che Bocci aveva querelato anche il quotidiano Libero, ovvero Belpietro e Bechis per il famoso scoop: ebbene, nonostante anche l’opposizione, il Tribunale di Roma ha ritenuto corretto l’articolo di Libero sui rimborsi elettorali.

Ironia della sorte tale sentenza verrà depositata dagli uffici al Gup di Spoleto solo qualche giorno dopo che quest’ultimo ha già rinviato a giudizio giornalista e regista. Di qualche giorno fa, a dieci anni dall’inizio, giunge la fine del processo con la piena assoluzione dei due perchè il fatto non sussiste.

Finalmente dopo tanto tempo, quasi dieci anni, si risolve una vicenda giudiziaria che non sarebbe neanche dovuta iniziare per un reato che, come sostenuto sin dall’inizio, era insussistente” commenta l’avvocato Iolanda Caponecchi “abbiamo anche rinunciato formalmente alla prescrizione per avere una sentenza di merito, anche in virtù della mole di documentazione con cui abbiamo dimostrato non solo la correttezza dell’operato del giornale Tuttoggi.info ma anche l’insussistenza di danni alla reputazione e all’immagine di Bocci che neanche 36 ore dopo quella pubblicazione stravinse le primarie del 30 dicembre 2012, venne rieletto in parlamento nel marzo successivo e, due mesi dopo, nominato Sottosegretario all’interno”.

Nel corso del processo” dice l’avvocato Carmelo Parente “sono stati analizzati approfonditamente tutti gli aspetti relativi a satira e cronaca, sia nel fatto che nel diritto; il giudice ha evidentemente condiviso le nostre argomentazioni. E di questo non possiamo che esserne contenti”.

Sono ovviamente soddisfatto – conclude Carlo Ceraso – dell’esito processuale per il quale ringrazio l’avvocato Iolanda Caponecchi. Attendiamo le motivazioni prima di ogni commento. Il procedimento si è rivelato a tratti irto di ostacoli che sono stati smontati punto per  punto grazie alla professionalità e caparbietà del legale. Spiace la conclusione cui è arrivata l’accusa che ha chiesto al Giudice di valutare anche eventuali sanzioni interdittive, per me che sono incensurato. Rimane inspiegabile la querela del Bocci, quanto meno nei confronti di Tuttoggi, portata avanti per così tanti anni, non fosse che conosceva la sentenza del Tribunale di Roma che aveva accertato che quei rimborsi gli furono elargiti, che la notizia rispondeva a verità e che avevamo un dovere di cronaca da rispettare. Eppure è anche giornalista e quindi dovrebbe conoscere le regole legate alla professione e i doveri in capo a ogni iscritto. Pensare che di quella sua vicenda c’è chi ne ha scritto ironicamente ancora nel 2018 sui giornali umbri senza per questo essere querelato. Indubbiamente Tuttoggi risultava scomodo, specie in quel momento storico, ma questa purtroppo non è una novità”.

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