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Provincia Perugia, si vota | Due le liste | Centro-destra ‘dimezzato’, mal di pancia a sinistra

Alessia Chiriatti

Provincia Perugia, si vota | Due le liste | Centro-destra ‘dimezzato’, mal di pancia a sinistra

Tutti i candidati | 809 i "grandi elettori" alle urne | Rifondazione non si presenta, Sel "spettacolo indecoroso"
Mar, 20/12/2016 - 13:59

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L’8 gennaio si torna al voto per le elezioni dei 12 membri del nuovo consiglio provinciale di Perugia. Sono 809 gli elettori, tra sindaci e consiglieri comunali, che dovranno scegliere la nuova composizione dell’organo dell’Ente, attraverso il metodo del voto ponderato. Ma l’8 gennaio non si vota solo a Perugia: in Umbria, le urne saranno aperte anche a Terni dove ad eleggere il consiglio gli elettori sono però 409.

A presentarsi a Perugia sono 2 liste, una di centro-destra, con il nome di “Provincia Libera” e 6 candidati, e l’altra di centro-sinistra, denominata “Provincia Democratica Riformista“, con 12 candidati. Il centro-destra si presenta dunque ‘dimezzato’: con soli 6 aspiranti agli scranni del nuovo consiglio, anche se ci ottenesse il 100% delle preferenze, da sola “Provincia Libera” non raggiungerebbe la maggioranza in assemblea.

Una storia quella della Provincia di Perugia che recentemente ha fatto parlare di sé per diversi aspetti: solo alcune settimane fa, infatti, il presidente (nonché sindaco di Foligno) Nando Mismetti aveva dato le sue dimissioni. Poi il suo rientro in consiglio ha sistemato di nuovo le carte. Mismetti resterà in carica per altri due anni, come da normativa vigente. Voterà dunque anche lui il prossimo 8 gennaio. A Terni, invece Di Girolamo aveva rassegnato le dimissioni da presidente della provincia lo scorso 13 ottobre.

Come funziona – Il termine per la presentazione delle candidature è già scaduto ieri, 19 dicembre, alle 12. Con queste elezioni, e dopo il “no” al referendum costituzionale del 4 dicembre, la provincia manterrà le sue funzioni, ossia quello di Ente di Area Vasta, di secondo livello, non eletto direttamente dai cittadini.

Le liste – Sono dunque ‘solo’ due le liste di candidati: “Provincia Democratica Riformista” e “Provincia Libera”. Dodici sono i candidati alla carica di consigliere per “Provincia Democratica Riformista”: Domenico Barone (consigliere del Comune di Spello), Roberto Bertini (consigliere del Comune di Marsciano), Erika Borghesi (consigliere del Comune di Perugia), Maria Pia Bruscolotti (sindaco del Comune di Massa Martana), Stefano Ciuffini (consigliere del Comune di Bettona), Mario Damiani (consigliere del Comune di Deruta), Gino Emili (sindaco del Comune di Cascia), Roberto Ferricelli (sindaco del Comune di Piegaro), Paolo Fratini (sindaco del Comune di San Giustino), Federico Masciolini (consigliere del Comune di Assisi), Massimiliano Presciutti (sindaco del Comune di Gualdo Tadino) e Jacopo Solfati (consigliere del Comune di Trevi). Per la lista “Provincia Libera” sono sei i candidati: Elisa Cacciamani (consigliere del Comune di Nocera Umbra), Virginio Caparvi (consigliere del Comune di Nocera Umbra), Riccardo Meloni (consigliere del Comune di Foligno), Silvia Minelli (consigliere del Comune di Gualdo Tadino), Enea Paladino (consigliere del Comune di Citerna) e Massimo Perari (consigliere del Comune di Perugia).

Le reazioni – Queste elezioni sembrano agitare le festività natalizie: bocciata la proposta di creare un listone unico che racchiudesse i candidati di entrambe le fazioni, qualcuno scalpita ancora tra le fila di centro-sinistra, con alcuni mal di pancia per Bertini, la cui nomina non sarebbe stata discussa in maniera ufficiale durante le riunioni dei socialisti riformisti. Mancano inoltre le rappresentanze di territori importanti come l’eugubino e lo spoletino. Rifondazione Comunista attacca: “le elezioni provinciali sono un brutto spettacolo: quando la politica infatti non deve misurarsi con il consenso dei cittadini dà il peggio di se. Accordi, malumori, lotte intestine, in un crescendo di retroscena che dimostrano soltanto che centro-destra e Pd non stanno in nessun modo pensando ai problemi da risolvere nelle due province ma soltanto alle guerre interne tra fazioni e correnti. Sinistra Italiana ha deciso per questo di non partecipare a queste elezioni e i consiglieri aderenti al nostro movimento non andranno a votare”.

Sel non è da meno, e parla di “spettacolo indecoroso: le elezioni cadono all’indomani della sonora bocciatura inferta al governo Renzi dai cittadini al referendum. Tra le altre proposte contenute nella riforma bocciata dagli italiani c’era pure l’elezione di secondo grado del Senato. L’unica cosa certa è quindi che, nonostante le importanti funzioni che le province continuano ad avere, i cittadini non possono più votare per i propri rappresentanti. Nessuno sa niente. Siamo di fronte al fallimento della legge Delrio. Le sue origini stanno nell’iniziativa di un ministro e di un governo che hanno mandato all’aria sistemi organizzativi di funzioni gestite da un livello istituzionale, sacrificato in nome del populismo, ma senza riuscire nemmeno lontanamente a ridurre la spesa pubblica e migliorare i servizi, come pure era stato propagandato. Gli effetti ottenuti sono esattamente all’opposto: le province continuano a svolgere funzioni importanti, ma i cittadini non possono più votare. Basti pensare alla situazione del terremoto, della viabilità e delle scuole. Siamo oramai al caos istituzionale”.

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