E’ finito nel mirino di chi, per dirla come Ungaretti, “ha un cesto di rugiada” al posto del cervello, di coloro che predicano bene e razzolano male, razzisti, sbattiginocchia e chissà quanti altri loro simili: don Gianfranco Formenton, il parroco della chiesina di Sant’Angelo in Mercole che alcuni giorni fa ha ‘sfidato’ i razzisti apponendo sul portone un brano del vangelo di Matteo invitandoli a non entrare nella ‘Casa del Popolo di Dio’, non ha più pace. All’indomani della notizia lanciata da Tuttoggi.info, e ripresa dalla stampa nazionale e europea, è cominciata una gragnuola di telefonate dai contenuti minatori, blasfemi, spesso accompagnati da insulti. Cui fanno pendant decine e decine di messaggi lasciati su Fb dove la foto dell’ormai noto cartello è diventata virale, dividendo il popolo degli internauti tra i sostenitori e gli avversari del parroco.
In mezzo c’è anche la telefonata dell’europarlamentare Gianluca Buonanno, un blitz di Casa Pound e, di queste ore, un ‘giallo’ che coinvolge Radio Vaticana. Insomma una settimana di inferno per il don di origine veneta portato come esempio dall’Avvenire (il quotidiano della Conferenza episcopale italiana) e dal sindaco di Spoleto Fabrizio Cardarelli, difeso a spada tratta dai suoi fedeli, tenuto sotto discreta sorveglianza dalle forze dell’ordine che indubbiamente temono qualche ulteriore ‘avvertimento’ da parte di coloro che vorrebbero “insegnare al prete a cantare la Messa ”.
Che invece la Messa la conosce bene e da trent’anni si prodiga per gli altri seguendo solo il Vangelo e, non a caso, la parola di Papa Francesco, da quando a Roma si è insediato il Pontefice che sta provando a rivoluzionare la Chiesa come nessun altro suo predecessore. Non è facile ripercorrere tutti gli avvenimenti, anche perché Formenton non li ha voluti commentare. Di sicuro nelle prossime ore si recherà presso la locale compagnia carabinieri che nei giorni scorsi hanno sequestrato lo striscione abbandonato da Casa Pound. Di più non è dato sapere. Parlano però i parrocchiani che gli si sono stretti intorno e che hanno ‘captato’ e vissuto quello che sta succedendo.
Il blitz in Chiesa – ad aprire le danze contro il prete è stata la locale sezione di Casa Pound guidata da Gianni Pascale che nottetempo ha lasciato davanti alla chiesina, su terreno della parrocchia, lo striscione con scritto “Lucra pro nobis”, quasi a disprezzo del più noto “Ora pro nobis” della preghiera alla Madonna. CP ha comunque rivendicato il blitz con un comunicato dove campeggiano i soliti concetti già triti e ritriti da certe forze politiche. Frasi demagogiche, populiste: “Quanti immigrati ospiterà a casa sua Don Gianfranco?” chiede Gianni Pascale, “e quanti di tasca propria?“.
La telefonata blasfema – il telefono della parrocchia è diventato incandescente in questi giorni, con telefonate, specie dal nord Italia, di persone che hanno insultato e minacciato don Gianfranco. Una situazione che, a detta dei fedeli, sta preoccupando il parroco che ormai, quando non è solo in canonica, mette in viva voce tutte le chiamate. La più clamorosa è senza dubbio quella che l’onorevole Gianluca Buonanno, europarlamentare della Lega Nord, ha fatto dal proprio cellulare attento però ad oscurare il proprio numero. Non certo un esempio di trasparenza. La comunicazione è stata così sentita da alcuni parrocchiani che in quel momento si trovavano a Sant’Angelo in Mercole e che l’hanno riferita a Tuttoggi.info. “Don Gianfranco – racconta uno di loro – provava a spiegare di aver fatto una azione pastorale scrivendo quello che c’è scritto nel Vangelo, che Gesù condanna chi non accoglie lo straniero, che quella era la parola del Vangelo di Matteo. Ma Buonanno a quel punto ha ironizzato più volte ‘..di Matteo Salvini, il vangelo di Salvini’”. Buonanno, stando alla testimonianza, avrebbe poi affermato che la Chiesa non deve fare politica, che chi la fa ha sempre sbagliato tutto. “Continuava a provocarlo – dice il testimone – ‘…parli del cardinal Bertone, parli di Bertone” continuava a dire a don Gianfranco offendendolo pure come quando gli ha detto di ‘chiedere perdono, di andare dal vescovo e rimettere il suo mandato di pastore. Tolga la tonaca, chieda scusa in ginocchio e venga a trovarmi in chiesa’ ” avrebbe concluso Buonanno prima di imbarcarsi per Bruxelles. Formenton non le avrebbe comunque mandate a dire al deputato arcinoto per le sue sparate fuori e dentro gli emicicli di parlamento italiano ed europeo. Quello però che il parroco non sapeva è che la telefonata del piemontese era stata registrata con l’intento di inviarla a La Zanzara, il noto programma radiofonico che comunque non l’ha trasmessa. Insomma, una operazione mediatica che al leghista non è però venuta bene. E’ stato lo stesso Buonanno, a tratti imbarazzato, a svelarlo al telefono con Tuttoggi.info. Contattato telefonicamente ha confermato di “aver invitato don Gianfranco a chiedere perdono per il suo peccato” e svelato di “aver registrato la comunicazione inviata” poi al programma de IlSole24Ore condotto da Giuseppe Cruciani.
‘Giallo’ a RadioVaticana – domenica, a margine della funzione religiosa mattutina, don Gianfranco ha confidato ai parrocchiani di aver ricevuto una telefonata che gli annunciava una diretta di RadioVaticana per il giorno seguente, alle 13,30 per trattare il tema dell’immigrazione. Qualcosa deve essere andato storto perché nessuno, tra quanti volevano ascoltare in diretta il proprio sacerdote, ha avuto modo di sentire la sua voce. Solo un cambio di palinsesto o qualcuno è intervenuto sulla redazione del direttore generale padre Federico Lombardi per zittirlo? Difficile da sapere. Nel corso della Santa Messa don Gianfranco ha avuto modo di chiarire di “aver ricevuto il conforto di chi di dovere”. Presumibilmente quindi anche dell’arcivescovo di Spoleto-Norcia, monsignor Renato Boccardo, che sull’intera vicenda non ha però, fino a questo momento, preso alcuna posizione ufficiale.
La solidarietà delle istituzioni – parla invece il sindaco di Spoleto, Fabrizio Cardarelli, che si è messo al fianco del parroco. “Esprimo tutta la mia solidarietà a don Gianfranco per quello che gli sta capitando da alcuni giorni – ha detto il primo cittadino –, la storia di civiltà e accoglienza di questa città è nota da tempo. Ovviamente dobbiamo sempre distinguere tra chi delinque e chi invece cerca una speranza, di sopravvivere. Gli spoletini sono noti su questo fronte per il loro spirito di accoglienza verso chi viene da fuori. Non ci possiamo dichiarare città di caratura internazionale solo con gli stranieri che portano danaro qui”. “Aver violato il terreno della parrocchia con quel manifesto” conclude il professor Cardarelli commentando l’azione di Casa Pound “è un gesto di barbarie, di inciviltà che non passerà nella nostra Spoleto, che è città di cultura, e la cultura comprende anche lo spirito dell’accoglienza, di mettersi al servizio dei più bisognosi”. A portare in qualche modo il proprio messaggio di vicinanza è stato anche il leader della Lega Nord cittadina, Sandro Cretoni, che domenica ha partecipato alla Messa nella chiesa di San Martino in Trignano, l’altra chiesa dove celebra don Formenton.
“Piccola pampina...” – nel corso dell’omelia domenicale, incentrata sul passo di Giovanni circa il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci, don Gianfranco ha voluto ricordare come l’apostolo non scriva per raccontare l’ennesimo miracolo di Gesù, ma il miracolo che possono fare gli uomini. “Papa Francesco dice che la povertà non è un dato di fatto, ma è un prodotto di un certo modo di organizzare la società, il prodotto di una certa economia. Bisogna cambiare le regole, cominciare a leggere il mondo non con la rassegnazione di chi non vede o di chi si rassegna ai corsi e ricorsi della storia, ma con la convinzione di chi crede che il mondo può essere cambiato e comincia a cambiarlo. Questo dice Francesco…leggere il miracolo della moltiplicazione dei pani come l’ennesima avventura di Cristo è tradire il Vangelo, leggere invece il Vangelo come un richiamo affinché tutti siano accolti e ci sia da mangiare per tutti è essere veri cristiani”. Eccoli quindi i ‘ciarlatani del cielo dai cesti di rugiada’. Come la Merkel che di fronte alla ragazzina scoppiata in lacrime ha provato a spiegare che “…piccola pampina – ha detto don Gianfranco rifacendo il verso – non possiamo accogliere tutti. Queste persone devono convincerci delle ragioni delle loro tasche, che non è possibile sfamare tutti. Sono le antiche ragioni di chi banchetta e di chi invece crepa di fame sulla porta. E questo vale anche per il principio della libertà. Il cristianesimo non ha il principio che ‘la mia libertà finisce dove comincia la tua’, ma quello per cui ‘la mia libertà inizia dove inizia la tua, se tu non sei libero io non sono libero’. Papa Francesco continua a ripeterlo”.
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