Profilo fake su Facebook per ingannare persone vulnerabili, madre e figlio arrestati per estorsione

Profilo fake su Facebook per ingannare persone vulnerabili, madre e figlio arrestati per estorsione

Redazione

Profilo fake su Facebook per ingannare persone vulnerabili, madre e figlio arrestati per estorsione

Mer, 01/03/2023 - 14:40

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Arrestati madre e figlio residenti ad Amelia, chiedevano soldi minacciando vittime utilizzando un profilo fake sui social

Nella mattinata odierna, in provincia di Terni, i militari del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale hanno dato esecuzione a due ordinanze restrittive agli arresti domiciliari con il braccialetto elettronico nei confronti di due persone originarie di Viterbo, ma residenti nella zona di Amelia. Si tratta di una sessantenne e di un trentenne, rispettivamente madre e figlio, poiché allo stato attuale ritenuti responsabili di estorsione aggravata in concorso. Un’attività criminosa messa in atto attraverso un profilo fake sui social network attraverso il quale avrebbero poi ricattato più di una persona.

Madre e figlio creano profilo Facebook fake per estorcere denaro

L’attività d’indagine è scaturita nell’estate scorsa a seguito della denuncia di scomparsa di un cinquantenne residente in un paese della bassa Tuscia. La madre aveva allertato le forze dell’ordine poiché nell’allontanarsi il figlio, convivente con i genitori aveva chiaramente minacciato il suicidio a seguito di alcune telefonate di un sedicente avvocato e di un altrettanto giudice. L’uomo è stato
ritrovato dopo poche ore di ricerche, ma i carabinieri del Comando Provinciale hanno verificato che l’uomo era vittima di richieste estorsive, tali da spingerlo a pensare di ricorrere ad un insano
gesto. Gli autori delle minacce, viterbesi già noti con diversi precedenti penali, avevano conosciuto “virtualmente” la vittima ad inizio 2022 tramite Facebook, facendogli credere di aver intrecciato una relazione sentimentale con una donna avvenente, ma in realtà inesistente.

Incubo per uomo e anziani genitori

Attraverso il profilo fake opportunamente creato, i due avevano avanzato continue richieste di denaro con le più svariate scuse, diventate via via sempre più insistenti. Di fronte al diniego di versare ulteriori somme di denaro i due sono passati a minacce di azioni di giudiziarie nei suoi confronti, accusandolo
pretestuosamente di aver costretto alla prostituzione la donna immaginaria; per tal motivo il giorno stesso della scomparsa avevano contattato la vittima sul telefono di casa, spacciandosi prima per un avvocato e poi per un giudice, mettendo in comprensibile agitazione gli anziani genitori con cui avevano
interloquito, ai quali avevano fatto credere falsamente che il figlio si fosse reso responsabile di qualche azione criminosa.

Minacce di divulgare foto di nudo ottenute con profilo fake

Durante le indagini è stato inoltre scoperto che i due arrestati, dopo essersi resi conto che la vittima non si era più piegata ai loro ricatti, erano riusciti a rivolgere le loro attenzioni con il medesimo modus
operandi nei confronti di altri due cinquantenni, sempre residenti nella Tuscia: i due truffatori avevano minacciato anche di divulgare foto compromettenti avevano iniziato ad estorcere del denaro. In entrambi i casi le persone arrestate hanno scelto vittime che per la loro peculiare situazione affettiva erano al momento sole, ritenendole particolarmente vulnerabili; approfittando della loro momentanea solitudine e debolezza, avrebbero dapprima carpito della loro buona fede per farsi versare del denaro (attualmente sono state accertate dazioni indebite per circa 25.000 euro), inventando stati di bisogno ed indigenza; successivamente, quando si sono resi conto che le vittime non erano più propense ad elargire denaro, cambiavano registro e passavano alle minacce, ponendo quindi in essere vere e proprie estorsioni, simulando anche interventi di autorità immaginarie per incutere maggiore timore.

Si temono ulteriori vittime

La Procura di Viterbo ha quindi richiesto l’emissione di un provvedimento restrittivo della libertà personale sulla base dei gravi indizi di reato emersi, cui ha concordato l’ufficio del G.I.P. che ha
emesso la misura restrittiva eseguita dai carabinieri nella data odierna.

Si ritiene che vi siano altre persone adescate dai soggetti attualmente indagati, soprattutto nel periodo immediatamente successivo alla pandemia, che per moltissimi mesi ha reso più difficili i contatti tra le persone, approfittando della solitudine di molti e della paura e della vergogna che possano aver ingenerato nelle loro malcapitate vittime.

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