Nel segno di Francesco De Rebotti, l’esperto Walter Verini e i giovani amministratori Andrea Pensi e Simona Meloni cercano di sbarrare a Gianpiero Bocci quella strada verso la segreteria regionale del Pd che, dopo l’accordo con Marini, sembrava in discesa per l’ex sottosegretario.
Verini: “Io, segretario per aprire porte e finestre nel Pd”
La telefonata di Pensi, Verini l’ha ricevuta martedì sera, poco prima del gol di Icardi che è valso il pareggio alla sua Inter contro il Barcellona: ok, stiamo con te. Ma non è il passo indietro di “due giovani di buona volontà“, pronti a giocarsi la carta della disperazione per non correre il rischio di “rimanere giovani anche a 70 anni” di fronte ai big del partito, assicura Pensi. Piuttosto “un passo laterale per farne due in avanti” chiarisce Meloni.
In mezzo a loro, nella sede regionale del Pd dove si prepara la grande resistenza al “compromesso storico”, c’è Walter Verini. Uno di quelli che, come lui stesso ha ricordato, era nella “sala parto” quando nacque il Pd, battezzato dal suo amico Walter Veltroni al Lingotto. Un’idea di partito affossata, sin da subito, “da altre logiche“. Quell’idea di partito che Verini vuole recuperare, anche in Umbria.
“Battersi per un’altra idea di partito, meno oppresso dal correntismo“, ribadisce il parlamentare dem. Lo stesso spirito che aveva animato il ticket Pensi-Meloni, anche se “di una generazione diversa“. E allora, è bastato il lavoro del pontiere De Rebotti (presente al battesimo della nuova alleanza) perché la squadra si componesse: Verini allenatore, Pensi e Meloni in campo. Con il sindaco di Gualdo Cattaneo che, in caso di affermazione di Verini, sarà vice segretario del Pd umbro. Dove non mancherà uno spazio, ovviamente, per De Rebotti.
Anche perché, a parte qualche valutazione sulla politica nazionale, “io il programma di Rigenerazione democratica lo sottoscrivo tutto” chiarisce Verini. Non si tratta, quindi, di un compromesso frutto di calcoli opportunistici: “Qui non c’è niente da spartire” assicura Verini. Che poi, a scanso di equivoci, ribadisce: “Il mio futuro politico è dietro le spalle, non devo fare carriera“. Si diventa segretari regionali del Pd “non per costruire la propria candidatura a presidente della Regione, dico per dire” afferma a titolo di esempio. E a qualcuno le orecchie saranno fischiate.
Verini pone anche un obbiettivo temporale al suo eventuale mandato da guida del Pd regionale: “Riconquistare i Comuni (perché le condizioni ci sono) e riconquistare la Regione (dove quel “ri” è, forse, frutto di un lapsus freudiano, ndr) con un centrosinistra aperto: poi il mio mandato è finito“.
In mezzo, ed è il compito più arduo, c’è un partito da ricostruire, negli obbiettivi programmatici, nelle modalità di azione e nei protagonisti. Tra i quali, sottolinea De Rebotti, devono avere possibilità di riscatto anche i sindaci, che responsabili della disfatta del 4 marzo non ci si sentono, perché “semmai sono stati vittime di un contesto“. De Rebotti esprime rammarico per il fatto che sia tramontata l’ipotesi di Verini traghettatore di comune accordo, così da lasciare al Congresso solo il confronto programmatico e non la lotta sui nomi. Un po’ come si sta facendo a Perugia intorno alla figura di Giuliano Giubilei.
Il nuovo Pd riparte da Bocci (con Marini)
E invece il 16 dicembre sarà competizione vera per la segreteria regionale del Pd. Anche se Verini, in pieno stile veltroniano, non usa parole di fuoco contro il suo avversario Bocci. Né contro la governatrice Marini. Anche se poi, quando gli si chiede cosa lo rende diverso dall’altro candidato, dopo aver evocato il coraggio di Berlinguer, fa un altro esempio, a proposito delle partecipate: “La gestione non deve spettare alla politica, ma alle competenze. La tessera non può essere un criterio esclusivo per le nomine. Ma in chirurgia ci deve entrare un chirurgo bravo, non un amico. Introduciamo queste innovazioni“. “Innovazioni“, perché finora così, evidentemente, non è stato. E la sanità, materia che vede oggi in Umbria Barberini assessore, dopo un lungo braccio di ferro tra Marini e Bocci, è giusto un esempio, così per dire.
A proposito di giunta regionale: alla fine della conferenza stampa, a scanso di equivoci, è apparso anche il vice presidente fabio Paparelli.