“In questi giorni, la situazione a Lampedusa è abbastanza critica a causa dei numerosi arrivi e della lentezza nei trasferimenti dei migranti. L’hot spot che potrebbe accogliere 95 persone, al momento conta la presenza di circa 250 migranti. Si rischia, quindi, di mettere troppo sotto pressione la comunità locale che prova a rimanere accogliente ma dev’essere sempre nelle condizioni di poterlo fare”.
Sono le parole di don Carmelo La Magra, il parroco della comunità di Lampedusa da tempo in “prima linea” nell’accoglienza dei naufraghi e dei migranti che approdano sull’isola. Ieri sera (martedì 3 settembre) ha ricevuto il premio “Lupo di Gubbio”, attribuito da qualche anno a chi si fa testimone della riconciliazione con se stesso, con i fratelli, con Dio e con il Creato.
Un riconoscimento arrivato a conclusione dei tre giorni di cammino del pellegrinaggio Assisi-Gubbio “Il Sentiero di Francesco”, evento che ricorda dal 2009 il gesto “rivoluzionario” del Santo con la sua rinuncia alle ricchezze e all’autorità del padre Pietro di Bernardone. Tra il 1206 e il 1207, il Poverello lasciò la sua città per raggiungere Gubbio, rifugiarsi dagli amici Spadalonga e da loro vestire il primo saio. Da dieci anni, la diocesi assisana e quella eugubina celebrano la ‘Giornata per la custodia del Creato’ proprio con il cammino che collega le due città umbre.
Il tema del pellegrinaggio di quest’anno era “L’Altro, un Fratello che cammina con me”. Dunque, attenzione puntata sul diverso, lo straniero, il migrante, per riscoprire il valore di un atteggiamento che supera le paure per ritrovare umanità e disponibilità al dialogo.
“Non aspettiamo – ha detto ancora don Carmelo ai pellegrini del Sentiero di Francesco – che altri facciano le cose, ma ognuno di noi è chiamato a fare la sua parte, nel suo ambito, per abbattere muri, incontrare le persone, conoscere l’altro. Lampedusa è solo un luogo di passaggio, ma la sfida vera dell’accoglienza e dell’integrazione è nei luoghi che la gente vive e abita nella quotidianità“.
E’ stata una testimonianza a tratti toccante ed emozionante, quella del parroco della comunità isolana, sempre più al centro delle vicende e delle polemiche che riguardano le migrazioni nell’area del Mediterraneo. “Tornando a Lampedusa – ha concluso il religioso – riporterò la bella accoglienza di questa terra umbra, della comunità e dei suoi Vescovi. Poi, la fraternità che ho respirato fra le persone che si sono messe in cammino sulla Via di Francesco in questi giorni e il grande desiderio di ascoltare le storie degli altri, con l’interesse di sapere qualcosa in più su Lampedusa e sul mondo dell’accoglienza. Spero di non aver dato tutte le risposte alle domande, ma di aver creato interesse su questo tema, perché ognuno possa non seguire l’onda mediatica ma andare a informarsi sulla realtà dei fatti che spesso è un po’ diversa da quella che ci viene raccontata”.