Tornano tristemente ad accendersi i riflettori sulla sicurezza del Ponte delle Torri, simbolo e cartolina della città di Spoleto da una parte, cornice di tragedie umane dall’altra.
Di venerdì scorso la notizia dell’uomo, di origine umbra ma residente da tempo in Emilia Romagna, che ha raggiunto la città e il suo monumento per lasciarsi cadere nel vuoto. Dopo aver scavalcato le protezioni issate dal 2016 per il terremoto e i conseguenti lavori che dovrebbero concludersi con l’arrivo del prossimo autunno. Nonostante ciò, di gesti volontari se ne sono registrati almeno una decina. Una lunga striscia nera che appare inarrestabile.
Così si riaccende il dibattito tra i cittadini su cosa sia opportuno fare per togliere di mezzo uno ‘strumento’ capace come una calamita di attirare chi soffre e medita un gesto disperato. Spazziamo subito il campo da sterili polemiche: è evidente che mettere in sicurezza il Ponte non vuol dire risolvere alla radice la delicata e vasta problematica.
“Disarmare” il ponte
“Disarmare” uno dei tanti strumenti capace di richiamare persone anche da fuori città e regione – strumento dal quale non c’è ritorno né ripensamento – è un atto di civiltà e attenzione. Ma quel dibattito che interessa su fronti diversi la cittadinanza, non sembra importare né le istituzioni, a cominciare dal Comune, né la stessa politica.
Eppure negli anni di iniziative e proposte ce ne sono state: dal sindaco Daniele Benedetti che pretese e ottenne l’installazione di una vetrata sulla finestrella posta a metà del camminamento del Ponte di epoca romanica (finestra che, vale ricordarlo, fu creata nel XIX).
I soliti vandali distrussero la vetrata che non fu sostituita. Neanche con una grata in ferro, di poco impatto e che eliminerebbe ogni problema su questo versante; magari sull’altro predisponendo una rete di color verde da adagiare a ridosso del bosco sottostante. Come fece Perugia alla Rocca Paolina: dopo l’installazione delle rete si registrarono 11 tentativi di suicidio, solo in un caso la persona continuò nel suo gesto. Gli altri 10 chiesero aiuto e furono tratti in salvo.
Tante le proposte
L’ex onorevole Maurizio Ronconi arrivò a presentare una denuncia alla Procura della Repubblica per accertare eventuali responsabilità in capo alle istituzioni, esposto che venne archiviato. C’è chi ha proposto l’installazione di telecamere collegate con le forze dell’ordine (Carabinieri e Polizia vantano alcuni salvataggi in extremis), magari anche davanti alla lapide commemorativa del Viaggio in Italia di Goethe.
Risale invece al 2012 una proposta del M5S di utilizzare un centro di ascolto h24 con alcuni cartelli di richiamo. Di disarmante resta purtroppo solo il fatto che tra tante proposte e qualche concreta iniziativa si continui a non guardare il problema che getta anche una inquietante ombra sulla immagine stessa della città.
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