Perugia Tattoo Convention, al via la I^ edizione con la storia del tatuaggio italiano - Tuttoggi.info

Perugia Tattoo Convention, al via la I^ edizione con la storia del tatuaggio italiano

Carlo Vantaggioli

Perugia Tattoo Convention, al via la I^ edizione con la storia del tatuaggio italiano

140 artisti, spettacoli di burlesque, gothic, battaglie medievali e ovviamente tanto inchiostro | Il ruolo delle convention
Dom, 22/05/2016 - 12:12

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Prenderà il via il prossimo 27 maggio a Perugia, la prima edizione della Perugia Tattoo Convention, che si svolgerà nel classico programma di 3 giorni (chiusura il 29 maggio). Per l’Umbria non è la prima volta di un simile kermesse, che registra già le 3 edizioni della Terni Tattoo Convention. La prima volta di Perugia però fa registrare un numero quasi doppio di tatuatori presenti rispetto a Terni e tra loro anche molti nomi che hanno fatto la storia del tatuaggio negli ultimi 30 anni in Italia.

L’asino e la Zebra- Ne è passato di tempo da quando nel 1985 il mai dimenticato inventore delle notti romane, il visionario Renato Nicolini, diede vita ad una famosa esposizione fotografica ai Mercati Traianei di Roma, dal titolo L’asino e la zebra: origini del tatuaggio contemporaneo. L’evento, seguitissimo, provocò come immediata reazione lo sdoganamento in Italia del tatuaggio, come arte e linguaggio contemporaneo, facendolo uscire d’un colpo dal clichè di atto depravato e sconveniente, turpitudine da galeotto o pazzia temporanea da marinaio sbronzo nei bassifondi di qualche porto del mondo.
Quel momento decisivo per la cultura della “pelle che parla” fu immortalato in un catalogo, di cui non si trova più una copia se non in qualche bancarella ai mercatini del libro, catalogo che ebbe la prefazione di Achille Bonito Oliva e la collaborazione di Don Ed Hardy, monumento tra i tatuatori americani.
Da Roma in poi per il mondo del tatuaggio contemporaneo è stato un crescendo fino ad arrivare a quella che molti oggi considerano una saturazione di questa arte. Troppi pseudoartisti improvvisati, che nella migliore delle ipotesi copiano sulla pelle disegni originali di altri con uno stile copia e incolla che nulla ha a che fare con la creatività. La quasi totalità di questi scratchers (nel gergo dei tatuatori, graffiatori ndr.) hanno saltato a piedi pari la tradizionale trafila di assistente di bottega di un maestro, per mettersi invece subito in commercio. Per non parlare poi della tecnica esecutiva che deve avere alla base una conoscenza profonda di elementi di natura sanitaria poiché la pelle è una “tavola da disegno” decisamente particolare. Oggi il livello di sicurezza nell’esecuzione di un tatuaggio raggiunge livelli di perfezione chirurgica e gli studi sono controllati, seriamente, per legge. Inoltre la grande diffusione di questa arte ha messo in rete una mole enorme di informazioni per cui tatuarsi non è più cosa per iniziati a linguaggi misteriosi. Insomma è finito il tempo immortalato in vecchie foto in bianco e nero di mani nude dei tatuatori piene di inchiostro indelebile sotto le unghie, con corpi da lavorare buttati su un tavolo da cucina. Tuttavia la scelta del tatuatore non può mai prescindere da un criterio di base determinante nella decisione di far parlare la propria pelle per sempre: l’empatia tra tatuatore e soggetto da tatuare. Diffidare sempre da chi “vende” un disegno indelebile sulla pelle, e non si ferma a capire realmente cosa volete o cosa avete in mente.
Ecco perchè le Convention oggi sono utili per avere sotto gli occhi una rappresentazione chiara di questo mondo che prosegue nella ricerca di tecniche sempre più avanzate. Negli appuntamenti internazionali blasonati, i maestri di questa arte si incontrano per tatutare ma anche per discutere delle novità e scambiarsi le proprie opere.
L’Italia ha una lunga tradizione negli appuntamenti del genere a partire dalla convention di Genova del 1981, a quanto pare la prima in assoluto in Italia, raccontata in maniera divertente da una delle glorie del tatuaggio italiano, il fiorentino Maurizio Fiorini. Chi scrive ebbe l’onore di conoscere personalmente nel 1992 questo splendido artista e di poter conservare personalmente un suo lavoro. Seguirono poi le convention di Milano e il TattooExpo di Bologna del 1993, ideato dal tatuatore Marco Leoni. Poi a seguire Roma e Napoli.
Alla Convention di Perugia ci saranno dunque quasi 140 artisti con tutto il tradizionale armamentario di contorno degli spettacoli di intrattenimento, i concerti, il merchandising di ogni genere e la novità, molto legata al territorio, delle rievocazioni delle battaglie medievali. Forse un rimando all’impegno totale del Comune di Perugia, patrocinatore della convention, nell’impresa, di Perugia 1416.
Ma quello che salta agli occhi a chi studia da qualche anno il tatuaggio è la presenza a Perugia di alcuni dei nomi che da più di 30 anni segnano lo sviluppo in Italia di questa arte e che non sempre partecipano alle convention. Gian Maurizio Fercioni di Milano, autore di molte pubblicazioni sul tatuaggio e che nel suo Queequeng Tattoo studio ha anche costruito un museo, proprio come fece ad Amsterdam molti anni fa il celeberrimo Henk ‘Hanky Panky’ Schiffmacher. Il pioniere del tatuaggio romano, Gippi Rondinella, già presente negli appuntamenti ternani. Tommaso Buglioni, il fantasmagorico Tom Tattoo, tatuatore anconetano in arte da quasi 30 anni. Ma anche Marco Ruffa di Milano e Stefano Molea di Forlì, più giovani ma già presenti nelle edizioni successive delle varie convention italiane.
Segno dunque di un rinnovato interesse per il tipo di appuntamento magari, azzardiamo noi, con dimensioni umane, non caotiche. Una vera ripresa di quel principio base che vede il linguaggio del tatuatore e del tatuato come il suono di una sola voce, fosse anche in un contesto con altre 140 macchinette ronzanti all’opera.
Appuntamento per l’inaugurazione ufficiale della Convention il prossimo 27 maggio, alle 14 presso l’Hotel Giò di Perugia.

Riproduzione riservata

Foto copertina: omaggio a Maurizio Fiorini (dal sito personale del tatuatore)

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