Una lettera aperta al sindaco di Perugia Andrea Romizi. Così il proprietario del noto ristorante di Via Ulisse Rocchi “Il Settimo Sigillo” ha deciso di denunciare quanto gli era appena accaduto. Uno sfogo amaro, quello di Francesco Bartoloni per spiegare di aver appena subìto minacce e di essere pronto a lasciare la sua attività nel pieno centro storico di Perugia.
“Redarguisco chi dà sollievo alla vescica sui portoni dei residenti, e per ciò mi sento rispondere, in Italiano oramai quasi perfetto, da chi si sente ed evvidentemente è a tutti gli effetti il vero padrone di questa città, in puro stile mafioso e tono strafottentemente minaccioso, un ghignoso “Non lo sai chi sono io? Vai a lavorare, o ti mando mio zio lì dentro!”. Questo in poche righe l’accaduto, che è una goccia in un vaso già colmo.
Attività locali rimpiazzate dallo spaccio. Il ristoratore poi si lascia andare ad una riflessione che come lui, nella piccola via hanno fatto in tanti: “Come sia andata poi Glielo ripeto per amor di cronaca, Lei ha visto come me chiudere una ad una le piccole imprese familiari, (non da ultima la chiusura della pizzeria Etrusca, ndr) chi sfrattato per non essere più riuscito a pagare affitti rimasti alle stelle in un centro oramai disertato dai Perugini e via via abbandonato anche dagli studenti. Prontamente rimpiazzati da attività che di perugino hanno ben poco, e che raccolgono il fior fiore dell’organizzazione a delinquere di stampo mafioso volta allo spaccio che ha oramai preso piede in tutto il centro cittadino”.
“VAI A LAVORARE O TI MANDO MIO ZIO”. “Ritengo di fare la mia parte – racconta Bartoloni –nel cercare di difendere e salvare questa realtà perugina, sorveglio il mio angolo di città, cerco di tener lontani gli spacciatori dal vicoletto che ho di fronte e di tutelare il decoro urbano e la sicurezza dei miei clienti e dei miei vicini. Non sono uno che si arrende, faccio esposti perché venga pulito adeguatamente il suolo pubblico dallo scempio urinario quotidiano, pulisco io stesso di persona più volte al giorno a mie spese, redarguisco chi dà sollievo alla vescica sui portoni dei residenti, e per ciò mi sento rispondere, in Italiano oramai quasi perfetto, da chi si sente ed evidentemente è a tutti gli effetti il vero padrone di questa città, in puro stile mafioso e tono strafottentemente minaccioso, un ghignoso “Non lo sai chi sono io? Vai a lavorare, o ti mando mio zio lì dentro!”. Dovevo forse reagire, beccarmi qualche bella coltellata dalla mezza dozzina di accoliti pronti a prestargli man forte, lasciare due orfani e una vedova, fare ulteriori titoli sulle testate nazionali, dovevo fare questo ulteriore sacrificio per dare una svegliata reale alle Autorità? Per far sì che invece che passeggiare di mattina quando tutto è tranquillo le varie Forze dell’Ordine si adoperassero ad assicurare una presenza costante, capillare ed attiva contro questo fenomeno? Il posto di Polizia di Piazza Danti si trova ad esattamente dieci metri dal luogo di ritrovo fisso di questi pericolosi, strafottenti ed impuniti delinquenti, ed io non mi sento preso in giro dalle istituzioni. Io lo sono, preso in giro”.
La scelta di andarsene. E così il ristoratore inizia a pensare, di trasferirsi e “scappare finchè sono in tempo”, “Signor Sindaco, caro Andrea, se vuole gustarsi un’altra tagliata di vitellone faccia presto, ora è anche stagione di tartufo fresco ed è, come sempre, il benvenuto. Perché da qui a gennaio se nulla cambia io vendo, e mi costruisco un futuro un po’ più in là, in una realtà dove la incolunnità mia e dei miei clienti venga realmente tutelata, chessò, a Santa Maria degli Angeli, perché no? Via Ulisse Rocchi chiude i battenti. Infatti ieri sera era anche, come troppo spesso capita, al buio”.