Droga. Ossessioni. Soldi. Potere. Ci sono in questa vicenda dai contorni noir, approdata nelle aule del tribunale penale di via IV settembre, tutti gli elementi di una saga familiare da romanzo. C’è una donna ricca e di ottima famiglia il cui marito perde drammaticamente la vita lasciando lei e i suoi figli con un enorme patrimonio. E c’è un nuovo compagno che ad un certo punto, a suo dire, non riuscendo più a sopportare gli sbalzi d’umore dati dall’eccessivo consumo di droga e alcol della donna, decide di lasciarla. Ma lei non accetterebbe di essere abbandonata iniziando a perseguitarlo al telefono, fino ad arrivare ad istigare un pregiudicato, che avrebbe conosciuto in una clinica dove secondo testimonianze sarebbe andata per disintossicarsi, per colpire e picchiare a sangue quell’uomo che secondo l’accusa sarebbe la vittima di questa vicenda e che infatti si è costituito parte civile con l’avvocato Cristina Rastelli.
Ma come in tutte le saghe familiari che si rispettino anche il figlio e la madre della donna entrano in scena. Tutti come imputati. Il primo accusato a sua volta di avere inviato sms di minaccia alla presunta vittima e la seconda di aver addirittura minacciato di morte i due figli minorenni dell’uomo. Il quarto imputato nel processo che il prossimo giugno arriverà a sentenza è infine l’uomo che avrebbe pestato la vittima su impulso della ex compagna, purtroppo deceduto prematuramente, non potrà mai testimoniare se è vero che ruppe il vetro della macchina dell’uomo e che si presentò in un ristorante armato di bastone per minacciarlo o che lo spinse a terra riempiendolo di pugni mentre la donna gridava “finiscilo”.
Una trama intricatissima che il giudice dovrà dipanare prima della decisione finale. La difesa, rappresentata dall’avvocato Francesco Falcinelli intanto continua a ribadire l’innocenza dei propri clienti e il fatto che se ci fu scambio di sms, questo avvenne in un contesto più ampio nel quale i familiari volevano soltanto proteggere rispettivamente madre e figlia. Intanto nell’istanza di rinvio a giudizio si legge che i tre sono imputati a vario titolo perché in concorso tra loro, con comportamento ossessivo e persecutorio nei confronti di B.B. , con il quale A.T. (figlia di F.M. E madre di A.C.) aveva intrattenuto una relazione sentimentale fino all’agosto del 2009, ed in particolare con condotte reiterate consistite in una serie di messaggi di questo tenore: “ti faccio pestare a morte, dovrai morire, sparisci da Perugia che è meglio per te, ti faccio ammazzare, bastardo, figlio di puttana”, ma anche “Pezzente, presto muori, non ti preoccupare che A. ti uccide, son morti anche i tuoi figli” e ancora, “Lurida merda, appena ti prendo ti scasso come una mela solo che poi ci piscio dentro alla tua testa di merda schifoso del cazzo, ti mangio, non so se mi spiego, volendo con i criminali ci ragiono, tu sei un povero fallito e coglione, l’unico problema co me è che appena ti ho davanti ti smembro e non sarà difficile, io sono il doppio di te, oltre al fatto che con te basta la puzza delle mie ascelle e ti cappotto, mi hai rotto il cazzo e come ti prendo ti smembro, ti è chiaro il concetto brutta merda?”.
E durante l’interrogatorio in aula della presunta vittima, di episodi aggiuntivi, che però l’uomo ha ammesso di non aver mai denunciato, ce ne sono almeno un paio: uno relativo ad una lite avvenuta durante le vacanze a Cortina nella quale l’ex compagna gli puntò un coltello in quanto lui le avrebbe nascosto la cocaina alle sei di mattina dopo un uso smodato durante tutta la serata e un’altro in cui quando si sarebbe recato dal figlio di lei per prendere del denaro su commissione della donna, il ragazzo con la complicità di un amico lo avrebbe letteralmente appeso fuori dal balcone di un terrazzo al quarto piano, minacciandolo di morte.