Pd: Verini frena sulla multa, ma spuntano le telefonate tentatrici dei renziani - Tuttoggi.info

Pd: Verini frena sulla multa, ma spuntano le telefonate tentatrici dei renziani

Massimo Sbardella

Pd: Verini frena sulla multa, ma spuntano le telefonate tentatrici dei renziani

Prospettati sostegni ai candidati dem che potrebbero cambiare casacca | E Cirillo vuole multare... Bianconi
Mar, 01/10/2019 - 13:29

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Mentre Verini è costretto a frenare sulla multa ai consiglieri regionali che decidessero di uscire dal Pd una volta eletti, tra i renziani di Italia Viva c’è chi prospetta “affari”. Segno che, al di là del metodo e dell’eventuale illegittimità formale (c’è chi chiama in causa la presunta incompatibilità con l’art. 67 della Costituzione e con l’art. 57 dello Statuto della Regione Umbria) quello della fidelizzazione dei proprio rappresentanti eletti nelle istituzioni è un tema in cima all’agenda politica del Pd (e non solo).

Questione (anche) di convenienza

Al di là della stabilità istituzionale – soprattutto nel caso in cui i cambi di casacca riguardino esponenti della maggioranza – legata alla fedeltà politica c’è anche la sopravvivenza degli stessi partiti, sempre più deficitari in fatto di donazioni volontarie.

E così, la percentuale del proprio compenso per la carica istituzionale che versano mensilmente parlamentari e consiglieri regionali diventa vitale per sostenere le spese del partito. Il quotidiano La Nazione ha fatto a questo proposito i conti in tasca ai partiti. In casa Pd, quando si accetta la candidatura si versano al tesoriere del partito 500 euro come contributo per le spese della campagna elettorale. In caso di elezione in Consiglio regionale si versano 1.500 euro una tantum e poi un assegno mensile, che da questa legislatura viene elevato a 1.200 euro.

Un consigliere regionale che cambia bandiera una volta eletto nelle file del Pd, dunque, porta via dalle casse del partito più di 14mila euro l’anno, oltre 7omila se abbandona ad inizio legislatura.

La sanzione di 30mila euro inserita nel codice di accettazione fatta firmare da Verini ai 20 candidati dem sarebbe quindi un risarcimento adeguato solo se il consigliere eletto lasciasse il Pd nel 2022.

Verini: adesione volontaria

Di fronte alle polemiche che la clausola “di fedeltà” umbra ha suscitato a livello nazionale (per qualcuno è apparso un anticipo dell’abolizione del vincolo di mandato prospettata da Di Maio per frenare l’opa sui cinquestelle), il commissario Verini ha dovuto frenare. Spiegando che trattandosi di un accordo interno e su base volontaria, alla fine un consigliere che lascia il Pd può anche decidere di non pagare la sanzione. E questo, nonostante il patto, clausola di fedeltà compresa, sia stato firmato innanzi a un notaio. Tanto valeva, allora, prendere questo impegno durante una colazione a base di pizza e fichi.

Ma soprattutto Verini e il Pd respingono le accuse di incostituzionalità (e di conflitto con lo Statuto umbro), ribadendo che non si lede in alcun modo la libertà del consigliere. Insomma, così come non si prospetta la creazione di un vincolo di mandato nel momento in cui un parlamentare o un consigliere versano soldi al proprio partito, non si capisce perché costituirebbe un limite all’assenza di vincolo di mandato se si paga una multa al partito che si lascia anzitempo.

Quelle telefonate dei neo-renziani

Certo, disinnescata la minaccia della multa, qualcosa in casa Pd dovranno inventarsela per fidelizzare i propri eletti a Palazzo Cesaroni. Perché ai sospetti di poter essere utilizzati come Cavallo di Troia da parte di renziani che per ora non hanno aderito a Italia Viva (che non ha presentato una propria lista), si aggiungono quelle telefonate arrivate nelle ultime ore a persone vicine ad alcuni dei candidati dem. Due, in particolare, sarebbero state fatte da esponenti dem passati a Italia Viva che prospetterebbero ad alcuni candidati in lista Pd il loro appoggio di fronte alla possibilità di valutare una futura adesione al partito di Renzi. Che in questo modo, nel corso della legislatura, potrebbe avere il proprio gruppo consiliare all’interno di Palazzo Cesaroni senza aver dovuto passare per le urne.

Iniziative personali, per carità, prive di una regia e sicuramente fatte senza che i principali referenti del partito di Renzi in Umbria ne sapessero nulla. Tentativi poi smontati come uno scherzo. Magari prospettando voti che quegli ex dem in realtà non controllano. Ma è chiaro che queste azioni, confermate dagli opportuni riscontri fatti, hanno messo ancora di più in agitazione il fortino di via Bonazzi. E c’è anche chi adesso gira con un registratore in tasca.

Multe? No, buone (e confuse) maniere

E sulla vicenda delle multe anti-infedeltà interviene anche il candidato presidente per il Partito delle Buone maniere, Giuseppe Cirillo, che attribuisce l’idea non ai vertici del Pd ma al “collega” Vincenzo Bianconi, candidato per la coalizione giallorossa, invitandolo ad “autoinfliggersi” la multa di 30mila euro da destinare a “necessità sociali umbre“, per aver soffiato il posto ad Andrea Fora.

La mia esortazione – dice Cirillo – è cercare di fare politica consapevole e trasparente con le buone maniere, evitando il litigio quotidiano che rallenta la soluzione dei problemi“. Un invito cortese, anche se evidentemente indirizzato alla persona sbagliata. Del resto, come ha ammesso Cirillo, la sua lista è composta da tutti campani e le notizie, dall’Umbria a Caserta, possono arrivare in modo un po’ distorto.

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