E’ stato il caos. Tanto che il pm ha invocato la chiamata dei carabinieri e il giudice è accorso per capire cosa stesse succedendo. E’ accaduto questa mattina nel tribunale penale di via XIV Settembre. Un imputato è piombato innanzi all’aula dove si teneva l’udienza di un processo che vede lui, sua madre e sua nonna alla sbarra per una intricata vicenda di persecuzioni in esito alla fine di una relazione amorosa e si è letteralmente scagliato contro i suoi familiari “ubriacone”, ha urlato al facoltoso nonno.
Avvocati “buttafuori”. Una scena surreale e difficile anche da descrivere con gli avvocati (anche quelli non coinvolti che si trovavo semplicemente a passare) che si son messi a trattenere anche fisicamente il giovane mentre le grida si sprecavano “Vi butto fuori, adesso andate a casa, fate le valige e sparite da casa mia”. In molti hanno temuto il peggio e che lo scontro arrivasse alle mani. Motivo del contendere? Intricato ma proviamo a “smatassare” il bandolo. Si tratta di una saga familiare che vede coinvolti volti notissimi della “Perugia bene”. I tre imputati a vario titolo sono nonna, madre e figlio, perché in concorso tra loro, con comportamento ossessivo e persecutorio nei confronti di un uomo, ex compagno della madre, lo avrebbero secondo l’accusa, minacciato fino ad arrivare ad ingaggiare una persona per picchiarlo.
Sms choc. Nelle carte delle indagini si leggono le trascrizioni di messaggi come questo: “ti faccio pestare a morte, dovrai morire, sparisci da Perugia che è meglio per te, ti faccio ammazzare, …, figlio di …”, ma anche “Pezzente, presto muori, non ti preoccupare che A. ti uccide, son morti anche i tuoi figli” e ancora, “Lurida …, appena ti prendo ti scasso come una mela …,schifoso, ti mangio, non so se mi spiego, volendo con i criminali ci ragiono, tu sei un povero fallito e …, l’unico problema con me è che appena ti ho davanti ti smembro e non sarà difficile, io sono il doppio di te, oltre al fatto che con te basta la puzza delle mie ascelle e ti cappotto, mi hai rotto il c… e come ti prendo ti smembro, ti è chiaro il concetto brutta m…?”.
Droga. Ossessioni. Soldi. Potere. Ma ci sono in questa vicenda dai contorni noir, tutti gli elementi di una saga familiare da romanzo. C’è una donna ricca e di ottima famiglia il cui marito perde drammaticamente la vita lasciando lei e i suoi figli con un enorme patrimonio. E c’è un nuovo compagno che ad un certo punto, a suo dire, non riuscendo più a sopportare gli sbalzi d’umore dati dall’eccessivo consumo di droga e alcol della donna, decide di lasciarla. Ma lei non accetterebbe di essere abbandonata iniziando a perseguitarlo al telefono, fino ad arrivare ad istigare un pregiudicato, che avrebbe conosciuto in una clinica dove secondo testimonianze sarebbe andata per disintossicarsi, per colpire e picchiare a sangue quell’uomo che secondo l’accusa sarebbe la vittima di questa vicenda e che infatti si è costituito parte civile con l’avvocato Luca Gentili.
Ma come in tutte le saghe familiari che si rispettino anche il figlio e la madre della donna entrano in scena. Tutti come imputati. Il primo accusato a sua volta di avere inviato sms di minaccia alla presunta vittima e la seconda di aver addirittura minacciato di morte i due figli minorenni dell’uomo. Il quarto imputato, è infine l’uomo che avrebbe pestato la vittima su impulso della ex compagna, purtroppo deceduto prematuramente, non potrà mai raccontare ai giudici se è vero che ruppe il vetro della macchina della vittima e che si presentò in un ristorante armato di bastone per minacciarlo, o che lo spinse a terra riempiendolo di pugni mentre la donna gridava “finiscilo”.
Ma questa mattina è comparsa un’altra figura, quella del nonno del ragazzo che si è recato in tribunale, dove avrebbe dovuto testimoniare, con l’offerta verso la parte civile per chiudere la vicenda inerente la propria moglie e figlia. Un accordo economico con la presunta vittima per revocare la costituzione di parte civile e rimettere la querela (per la parte possibile visto che alcuni reati se il giudice lo deciderà sono perseguibili d’ufficio). Tutto stava andando per il meglio con tanto di caffè tra chi ha staccato l’assegno e chi lo avrebbe incassato. Quando su tutto è piombato come una furia il nipote che sbraitando “Non dovete pagare, – urlava – il processo lo vinciamo”, e via discorrendo come detto sopra.
Una trama intricatissima che il giudice dovrà dipanare prima della decisione finale. La difesa, rappresentata dall’avvocato Francesco Falcinelli intanto continua a ribadire l’innocenza dei propri clienti e il fatto che se ci fu scambio di sms, questo avvenne in un contesto più ampio nel quale i familiari volevano soltanto proteggere rispettivamente madre e figlia. E durante l’interrogatorio in aula della presunta vittima, di episodi aggiuntivi, che però l’uomo ha ammesso di non aver mai denunciato, ce ne sono almeno un paio: uno relativo ad una lite avvenuta durante le vacanze a Cortina nella quale l’ex compagna gli avrebbe puntato contro un coltello in quanto lui le avrebbe nascosto la cocaina alle sei di mattina dopo un uso smodato durante tutta la serata e un’altro in cui quando si sarebbe recato dal figlio di lei per prendere del denaro su commissione della donna, il ragazzo con la complicità di un amico lo avrebbe letteralmente appeso fuori dal balcone di un terrazzo al quarto piano, minacciandolo di morte.
Sentenza in ottobre, la costituzione parte civile a questo punto resta in piedi solo verso il protagonista della vicenda odierna.