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Open Arms, pm chiedono 6 anni per Salvini: “Non è processo politico, ma basato su atti”

(Adnkronos) - Sono le 17.23 quando il Procuratore aggiunto di Palermo, Marzia Sabella, pronuncia nell'aula bunker del carcere Pagliarelli di Palermo, la richiesta di condanna sul caso Open Arms per Matteo Salvini, chiudendo volutamente la requisitoria con una frase citata spesso dal leader della Lega sulla "difesa dei confini". Ma la pm la trasforma e parla dei "confini del diritto". Arriva dopo oltre sette ore di discussione la richiesta di condanna per Salvini, accusato di sequestro di persona e rifiuto di atti d'ufficio per avere impedito, nell'agosto del 2019, l'approdo della nave della ong spagnola che aveva soccorso 147 migranti nel mare Mediterraneo. Le 147 "persone offese" di cui parla l'accusa. 

"Leggeremo una ad una i nomi delle 147 persone offese per ricordarle nella loro individualità, perché è anche per ciascuna di queste persone che ci accingiamo a chiedere la condanna dell'imputato, oltre che per difendere i confini. Ma i confini del diritto... Per questi motivi, chiediamo di condannare l'imputato alla pena di anni sei di reclusione, oltre alle pene accessorie". 

Una discussione fiume in cui il Procuratore aggiunto Marzia Sabella, con i pm Calogero Ferrara e Giorgia Righi, hanno ripercorso, attimo dopo attimo, tutto quello che accadde dal primo al 21 agosto del 2019. Con un unico punto denominatore: "I diritti dell'uomo vengono prima della difesa dei confini", come ribadisce più volte Sabella. Per la Procura di Palermo non concedere il porto sicuro ai migranti è stato un "iter criminoso".  

Ecco le parole del procuratore aggiunto Sabella: "Non si può invocare la difesa dei confini senza tenere conto della tutela della vita umana in mare". Non solo. Secondo l'accusa "le posizioni e le scelte del ministro Matteo Salvini diedero luogo a un caos istituzionale, una situazione che avrebbe portato ad approntare soluzioni di fortuna. A ritrovarsi in una condizione di estrema difficoltà fu la Guardia costiera che non poteva premere su un ministero da cui non dipendeva". Ma ci tengono a ribadire che questo "non è un processo politico, bensì basto sugli atti amministrativi". 

Per la pubblica accusa, il ministro Matteo Salvini, che ha scelto di non essere in aula, impedendo lo sbarco dei migranti avrebbe compiuto "non un atto politico bensì una scelta personale che andava oltre la linea governativa dell'esecutivo Conte 1", legata alla redistribuzione dei migranti in Europa. "Quando Salvini diventa ministro dell'Interno le decisioni sulla gestione degli sbarchi e del rilascio dei pos (place of safety, ovvero posto più sicuro dove sbarcare, ndr) vengono spostate dal Dipartimento libertà civili e immigrazione all'ufficio di gabinetto del ministro e in particolare è il ministro a decidere. Questo è l'elemento chiave", ribadisce Ferrara. 

Nelle oltre sette ore di requisitoria, l'accusa ha ribadito che la competenza di "concedere il porto sicuro" ai migranti "era di Matteo Salvini". "La competenza era di Salvini, una condizione che il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi, che all'epoca era capo di gabinetto di Salvini, ha cercato di diluire nella sua deposizione". 

Per l'accusa non ci sono dubbi: "Prima si fanno scendere i migranti, che a bordo erano in una situazione di rischio, poi si redistribuiscono. Altrimenti, si rischia di fare politica sulla pelle di chi soffre perché in mare da diversi giorni, in condizione precaria su un’imbarcazione". Insomma, per il pm Ferrara, che è applicato al processo perché da tempo in forza alla procura Europea, "la persona in mare è da salvare, ed è irrilevante la sua classificazione. Che sia un migrante, un componente di un equipaggio, un passeggero. Per il diritto internazionale della convenzione Sar anche un trafficante di essere umani o un terrorista va salvato. Poi, la giustizia farà il suo corso".  

Per la difesa di Salvini, rappresentata in aula dall'avvocata Giulia Bongiorno e dal sostituto processuale Luigi Carta, "in questa introduzione della requisitoria è di intuitiva evidenza che il pm sta procedendo a una requisitoria contro il decreto sicurezza bis, che è un atto del governo, contro la linea politica prima redistribuire e poi sbarcare. Ha proprio espresso un giudizio di grande contestazione di questa linea. Sapete perfettamente che anche in dichiarazioni pubbliche è stata una linea portata avanti da tutto il governo, anche dallo stesso premier di allora". "Il pm che ha detto che non voleva essere un intervento contro la politica, nel momento in cui dice che un tavolo tecnico a cui partecipava l'attuale capo della Polizia, le direttive e i decreti sono inaccettabili, intollerabili e in contrasto con i diritti umani, in realtà sta processando la linea politica di quel governo", attacca Bongiorno durante una pausa dell'udienza.  

Poi, dopo la richiesta a 6 anni di carcere, l'avvocata Giulia Bongiorno rincara la dose e sbotta: "Dai pm è stato tratteggiato un quadro non corrispondente alla realtà". "E' stato detto in requisitoria che le decisioni di ritardare lo sbarco dopo le redistribuzione era esclusivamente di Salvini ma così non è, perché se andate a vedere le dichiarazioni pubbliche di atri ministri, tutti rivendicavano orgogliosamente i respingimenti", dice Bongiorno. Che ricorda la "correttezza" delle azioni di Salvini.  

La prima parte della discussione è stata dedicata alla ricostruzione del quadro giuridico interno e internazionale del soccorso in mare. "Questa disamina è fondamentale per fugare alcuni equivoci di fondo - dice Marzia Sabella -. A partire dal fatto che il contrasto all'immigrazione clandestina e il favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, non hanno nulla che vedere - con questo processo. Qui siamo in tre elementi Sar - Search and rescue (ricerca e salvataggio, ndr), l'1, il 2 e il 9 agosto, e addirittura un quarto che si verifica a ridosso di Lampedusa, dal 14 agosto in poi, quando viene consentito l'accesso a Open Arms nelle acque territoriali italiani. A dirlo chiaramente, d'altronde, e' stato lo stesso Tribunale dei ministri, quando ha concesso l'autorizzazione a procedere".  

"Sono eventi che - ha proseguito - vengono interrotti purtroppo soltanto, e ancora una volta, con un decreto di sequestro da parte della procura di Agrigento che interrompeva l'iter criminoso per cui non veniva concesso il Pos, il 'place of safety'".  

"Nessuna richiesta di soccorso in mare deve rimanere senza risposta - dice il pm Ferrara - Lo Stato deve garantire i diritti dei soggetti coinvolti, soprattutto in una situazione di stress ovvero di pericolo grave e imminente: una volta ricevuta l'informazione di pericolo lo Stato coinvolto non può più sottrarsi all'obbligo di soccorso. La classificazione del migrante in pericolo è irrilevante: potrebbe anche essere un trafficante o un terrorista, ma secondo le norme del diritto internazionale non può essere lasciato in una barca dallo Stato, che deve salvarli e poi nel caso processarli".  

Ma Bongiorno insiste: "E' una requisitoria un po' contraddittoria, direi, perché la premessa è 'non stiamo processando il governo' poi, però, finora ha detto che il decreto sicurezza bis 'è in contrasto con la Costituzione' e che 'non è accettabile prima redistribuire e poi sbarcare'. E che 'il tavolo tecnico è un tavolo che ribaltava dei principi fondamentali'. Per ora sta parlando di linee di governo che lui contesta. Quindi , non c'è una condotta di Salvini sul banco degli imputati ma sul banco degli imputati c'è una linea politica". 

Per l'accusa "il principio chiave è quello del soccorso in mare, che viene dall’Odissea, da tempi ancestrali. Persino in guerra c’è l’obbligo del salvataggio in mare a conferma dell’universalità dei beneficiari. In questo processo affrontiamo il tema dei diritti dell'uomo, la vita, la salute e la libertà personale che prevalgono sul diritto a difendere i confini". Il pm Ferrara ricorda, quindi, le parole dell'Onu: "la rotta del Mediterraneo centrale è la più pericolosa del mondo, è dunque prioritaria la tutela della vita dei naufraghi". La procura continua nella discussione ribadendo che "è solo la terraferma a essere un pos, cioè il 'place of safety', in altre parole il posto più sicuro. E questo lo ha ribadito anche la Corte di cassazione".  

"Normalmente il Pos è il porto più vicino, però questo è stato modificato nel corso degli anni - spiega Ferrara durante la discussione in aula - Allora dobbiamo rispondere a due domande: la nave di salvataggio può essere considerata un luogo sicuro? Come è stato rappresentato in questo processo - dice Calogero Ferrara -. La risoluzione Msc dice che la nave non viene considerata un luogo in sicurezza, anche se è luogo temporaneo di sicurezza, e dovrebbe essere sollevata. Pertanto la nave può esser considerato solo un Pos temporaneo". E aggiunge: "Che la nave non sia un luogo sicuro è un principio consolidato. Anche le navi ad hoc per effettuare il salvataggio devono avere dei requisiti ben precisi. Quindi, solo la terraferma può essere un Pos e questo lo ha ribadito anche la Cassazione". Un altro capitolo è quello dei minori a bordo. "Si tengono a bordo minori in violazione di tutte le convenzioni nazionali e internazionali. E chi è l'interlocutore? Il ministro dell'Interno, Matteo Salvini", dice l'accusa. 

Insomma il governo "aveva l'obbligo di rilasciare il pos", chi "svolge una funzione pubblica interviene anche a tutelare i diritti di chi è sotto il suo controllo" e "in quel momento quei migranti erano sotto il controllo dello Stato". La chiusura della requisitoria tocca all'aggiunto Marzia Sabella: "Non si può invocare la difesa dei confini senza tenere conto della tutela della vita umana in mare". "Pensiamo che il dibattimento abbia dimostrato che almeno dal 14 agosto 2019 sussisteva il chiaro e preciso obbligo del ministro italiano e di nessun altro di rilasciare il Pos. Che tale Pos doveva essere rilasciato senza indugio, non un'ora dopo rispetto al momento in cui era stato richiesto; che il diniego avvenne in intenzionale e consapevole spregio delle regole; che l'intenzionale e consapevole spregio delle regole non avvenne per ragioni di natura preventiva o repressiva, ne' nella tutela dello stesso migrante ristretto, ne' per altro bene tutelato dall'ordinamento giuridico; che l'intenzionale e consapevole spregio delle regole non avvenne nel tentativo di proseguire un disegno politico governativo, magari con qualche forzatura giuridica non giusta ma quantomeno tendente alla giustizia. Che dunque il diniego consapevole e volontario ha leso la libertà personale di 147 persone per nessuna, ma proprio per nessuna, apprezzabile ragione". Da qui la richiesta di condanna a 6 anni di carcere con le pene accessorie. 

La replica del ministro Salvini arriva in serata con un video. "A questa nave spagnola non è mai stata impedita la possibilità di andare ovunque tranne che in Italia perché non potevamo più essere il campo profughi di tutta Europa: mai nessun governo e mai nessun ministro nella storia è stato messo sotto accusa o processato per aver difeso i confini del proprio paese - dice - L'articolo 52 della Costituzione italiana recita 'la difesa della patria è sacro dovere del cittadino'. Mi dichiaro colpevole di aver difeso l'Italia e gli italiani, mi dichiaro colpevole di aver mantenuto la parola data". Nel video - in giacca e camicia, su sfondo nero - Salvini, assente oggi all'udienza di Palermo, si difende ricostruendo le tappe della vicenda.  

Nella prossima udienza la parola passa alle parti civili, il 20 settembre. Mentre alla difesa toccherà il 18 ottobre, quando si annuncia una forte mobilitazione per il ministro Matteo Salvini. (di Elvira Terranova) 

Elon Musk difende Salvini: “Sei anni di carcere per il pm”

(Adnkronos) - "Il pm pazzo dovrebbe andare in carcere". Elon Musk difende Matteo Salvini e accusa il pm di Palermo che chiede 6 anni di carcere per il leader della Lega nel processo Open Arms. Da ministro dell'Interno nel primo governo guidato da Giuseppe Conte, secondo l'accusa Salvini si sarebbe reso colpevole dir sequestro di persona e rifiuto di atti d'ufficio per avere impedito, cinque anni fa, lo sbarco di 147 migranti a Lampedusa. 

Per Musk, che apprende la notizia grazie al tweet di un utente di X, "quel procuratore pazzo dovrebbe andare in prigione per 6 anni". "E' follia", risponde Musk ad un altro utente che gli sottopone un articolo relativo alla vicenda processuale. Il magnate da tempo ha assunto posizioni nette in materia di immigrazione, allineandosi negli Stati Uniti alla linea di Donald Trump e stigmatizzando l'approccio dell'amministrazione di Joe Biden nella gestione del confine meridionale con il Messico. 

Processo Open Arms, ex ministra Trenta: “Troppi 6 anni di carcere per Salvini”

(Adnkronos) - "Sei anni di carcere per Salvini? Troppi". L'ex ministro della Difesa, Elisabetta Trenta, faceva parte del governo nel quale Matteo Salvini ricopriva il ruolo di ministro dell'Interno. Per il leader della Lega, nell'ambito del processo Open Arms, oggi il pm ha chiesto 6 anni di carcere carcere per sequestro di persona e rifiuto di atti d'ufficio per avere impedito, cinque anni fa, lo sbarco di 147 migranti a Lampedusa. 

"Sei anni devo dire che mi sembrano troppi, una pena eccessiva per un ministro che ha compiuto una attività nell'ambito del suo ruolo, anche se ritengo che sia andato oltre al mandato", dice interpellata dall'AdnKronos l'ex esponente del M5S. "Le guerre di principio non si fanno sulla pelle delle persone -aggiunge- . Ma sei anni mi sembrano assurdi, soprattutto rispetto a quanto c'è in giro".  

Per l'ex ministra del governo Conte I l'auspicio è che questa richiesta del pm "non venga accolta, ma che serva a mettere un punto su vicende del genere, la politica può affermare dei principi, ma le persone in mare si salvano". "Non è possibile dividere gli italiani, facendo propaganda sulle tragedie delle persone che scappano da guerre e dalla fame. Il problema politico della migrazione non si risolve in questo modo, strumentalizzando le tragedie". "La politica va fatta nelle sedi opportune, si fanno scelte in Parlamento, scelte che vanno condivise e ragionate". 

Zaia “Serve un’Europa con una maggiore dimensione politica”

ROMA (ITALPRESS) – Serve “un’Europa che abbia più dimensione politica di quella che ha oggi, un’Europa che percepisce ancora Lampedusa come confine italiano e non come confine europeo, un’Europa che durante il crollo della Leheman Brothers in quell’autunno del 2008 intervenne per ultima ad esempio sui mercati. È un’Europa che potrebbe avere una grande dimensione […]

Naufragio a largo di Lampedusa, barca si ribalta: “21 dispersi, anche 3 bimbi”

(Adnkronos) - Ventuno dispersi tra cui anche tre bimbi nell'ennesimo naufragio avvenuto il 1 settembre scorso in acque territoriali italiane. A riferirlo ai soccorritori sono stati 7 migranti soccorsi dalla Guardia costiera su una barca capovolta e sbarcati stamani a Lampedusa.  

Secondo il racconto dei migranti, già trasferiti all'hotspot di contrada Imbriacola, sul barchino partito dalla Libia erano in 28.  

"I 7 sopravvissuti, accolti dal nostro team a Lampedusa, sono in condizioni critiche, molti avrebbero perso famigliari", scrive su X Chiara Cardoletti, rappresentante per l'Italia, la Santa Sede e San Marino dell'Unhcr. 

Naufragio di migranti a Lampedusa, tra i dispersi anche bambini

LAMPEDUSA (AGRIGENTO) (ITALPRESS) – Sarebbero almeno una ventina i dispersi del naufragio di un barcone sul quale viaggiavano una trentina di migranti provenienti dalla Libia. Secondo il racconto fornito dai 7 superstiti, l’imbarcazione si sarebbe capovolta in acque territoriali italiane. Sono stati i militari della Guardia costiera a ritrovare i superstiti aggrappati al barcone. I […]

Naufragio Palermo, “hanno tentato di salvarsi in tutti i modi”: la ricostruzione del pm

(Adnkronos) - Hanno tentato di salvarsi in tutti i modi, cercavano bolle d'aria, vagando vagato per diversi minuti da una cabina all'altra mentre il veliero stava affondando. Ma alla fine in sette hanno dovuto arrendersi. Perché l'evento "è stato repentino e improvviso". E sono morti annegati nel veliero Bayesian, nel naufragio di Porticello (Palermo). Per la prima volta, il procuratore capo di Termini Imerese (Palermo) Ambrogio Cartosio, a distanza di 5 giorni dalla "gravissima tragedia", come la definisce lui stesso. In una affollata conferenza stampa, il capo della Procura, insieme al giovane pm Raffaele Cammarano, ha quindi annunciato pubblicamente che, come anticipato dall'Adnkronos nei giorni scorsi, la Procura indaga per naufragio colposo e omicidio colposo plurimo. "Al momento - ha sottolineato - contro ignoti".  

L'autopsia sui corpi delle vittime sarà eseguita "presto". E se fino a questo momento si indaga contro ignoti, la situazione potrebbe cambiare presto, ha spiegato Cartosio. "Quando e se iscriveremo delle persone nel registro degli indagati non dipende esclusivamente dal recupero del veliero. Ci sono delle valutazioni che vanno fatte - ha detto -, ci si deve rendere conto che un procuratore che acquisisce degli elementi che provengono da accertamenti di vario tipo ha la necessità di conoscerli bene e rifletterci sopra". I magistrati non hanno ancora conferito l'incarico delle autopsie sui sette corpi, anche se avverrà molto presto.  

"Alle 4.38 un razzo rosso ha avvertito la Guardia costiera che c'era un problema a mare - ha detto ancora Cartosio - la Guardia costiera con un mezzo nautico è arrivata sul posto ma il veliero era già affondato. C'erano dei naufraghi che sono stati soccorsi da un'altra imbarcazione ancorata a circa 200 metri dal Bayesian. Il comandante della imbarcazione ha soccorso gran parte dei naufraghi. Sette erano scomparsi". Il primo cadavere, quello del cuoco di bordo, Recaldo Thomas, 37enne dell'Antigua, è stato trovato all'alba di lunedì, poche ore dopo il naufragio. "Mancavano all'appello sei passeggeri, la cui identità, è inutile che ce lo nascondiamo, è uno degli elementi principali dell'interesse internazionale, direi mondiale, che c'è sulla vicenda, cioè personaggi di rilievo internazionale nel campo degli affari", dice. Gli altri sei cadaveri sono stati recuperati. Prima quelli del banchiere Jonathan Bloomer e della moglie, dell'avvocato Chris Morvillo e della moglie. 

Uno o più portelloni a poppa della barca affondata erano aperti? "Si tratta di elementi che non possiamo rivelare per il semplice motivo che si tratta di informazioni che necessitano di essere confermate dal successivo esame del relitto. Fornirle adesso potrebbe essere pregiudizievole ai fini della indagine", ha detto ancora il pm. 

Gli eventi si sono sviluppati in pochi minuti, l'affondamento è stato repentino e improvviso. Dunque, sicuramente l'attività di indagine che si fonderà prima sul recupero e poi sull'accertamenti sul relitto ci permetterà di fornire delle risposte a quesiti al momento non conosciuti", risponde il pm alle domande su come mai l'equipaggio si è salvato quasi per intero mentre sei degli ospiti sono morti e perché il comandante non ha prima salvato i passeggeri? "Le indagini si stanno concentrando anche su questo aspetto", dice. 

La Procura di Termini Imerese non ha eseguito il test antidroga né il test per l'assunzione di alcol né sull'equipaggio né sugli ospiti, ha detto ancora il pm, aggiungendo: "In quel momento erano feriti e sotto choc, quando si doveva capire cosa fosse successo ci si è concentrati sulla cura di quei soggetti. In merito alle condotte stanno venendo esaminati, non solo i passeggeri ma anche i membri dell'equipaggio". 

Le vittime sono rimaste indietro, nel veliero "perché dormivano. Stiamo cercando di appurarlo incrociando le testimonianze e verificando cosa emerge, è un punto focale delle indagini", ha continuato il pm. "La notte del naufragio c'era in plancia di comando un uomo dell'equipaggio", ha poi aggiunto Cammarano parlando con i giornalisti: "L'attività di indagine è tesa proprio a capire cosa sia successo". Il veliero Bayesian, ha aggiunto ancora, è affondato di poppa in pochi minuti. 

Poi, entrando più nello specifico dell'inchiesta, il magistrato, rispondendo alle domande dei giornalisti arrivati da tutto il mondo ha ribadito che "al momento non abbiamo la certezza che ci sia una scatola nera - ha aggiunto - In questa fase si era puntato sulla ricerca. Dobbiamo attendere il recupero del veliero".  

Il comandante della Capitaneria di porto di Palermo, l'ammiraglio Raffaele Macauda ha poi spiegato che "è intenzione della proprietà del Bayesian recuperare il relitto". "In collegamento con la procura hanno manifestato la volontà di recuperare l'imbarcazione, c'è la disponibilità, con i tempi tecnici necessari, a recuperare l'imbarcazione", ha detto Macauda in conferenza stampa. Che poi ha fatto sapere: "E' necessario un piano di recupero circa le modalità da utilizzare per portare a galla il veliero. Un piano da presentare all'autorità marittima. Preliminarmente devono essere svuotati i serbatoi". 

Poi, tornando alla notte di domenica, l'ammiraglio ha spiegato: "Il veliero poteva stare in rada in quella zona. Del resto per quella sera non c'era un'allerta di burrasca". Rispondendo invece alla domanda di una cronista che gli ha chiesto se il dispositivo di soccorso fosse stato lo stesso se si fosse trattato di un barcone di migranti, Macauda ha replicato: "Il dispositivo di soccorso è uguale per tutti, la Guardia costiera non fa alcuna distinzione tra le persone, né del colore della pelle. Se al posto del veliero ci fosse stato un barcone di migranti avremmo fatto la stessa cosa. Voglio ricordare che a Lampedusa abbiamo recuperato corpi a 60 metri per restituirli ai familiari". 

"Lo scenario in cui ci siamo trovati a operare era non convenzionale, relativo a una imbarcazione affondata a una profondità di 50 metri. Le immersioni presentavano delle caratteristiche di tipo speleologico, gli operatori dovevano prestare attenzione sia alla profondità che alla presenza degli arredi che tendevano a fluttuare e ostruivano l'accesso e l'uscita". Così Giuseppe Petrone, il capo dei sommozzatori dei Vigili del fuoco, parlando delle ricerche dei dispersi. "Le difficoltà erano legate al fatto che le operazioni dovevano essere effettuate prestando attenzione ai dispositivi di sicurezza, non mettendo a rischio la propria incolumità". E ancora: "Le operazioni hanno presentato notevoli difficoltà". 

Pm: “Naufragio, evento repentino e improvviso”

(Adnkronos) - (dall'inviata Elvira Terranova) - Hanno tentato di salvarsi in tutti i modi, alla ricerca di bolle d'aria. Hanno vagato per diversi minuti da una cabina all'altra mentre il veliero stava affondando, ma alla fine in sette hanno dovuto arrendersi. Perché l'evento "è stato repentino e improvviso". E sono morti annegati nel veliero Bayesian, 56 metri di lunghezza, con un albero maestro di 75 metri. Uno degli yacht più lussuosi al mondo. Per la prima volta, il Procuratore capo di Termini Imerese (Palermo) Ambrogio Cartosio, a distanza di 5 giorni dal naufragio di Porticello (Palermo), parla con la stampa per raccontare i particolari della "gravissima tragedia", come la definisce lui stesso, costata la vita a sette persone, tra cui una ragazza di appena 18 anni, Hannah Lynch, la figlia minore del magnate britannico, morto anche lui. In una affollata conferenza stampa, il capo della Procura, insieme con il giovane pm Raffaele Cammarano, annuncia pubblicamente che, come anticipato dall'Adnkronos nei giorni scorsi, la Procura indaga per naufragio colposo e omicidio colposo plurimo.  

"Al momento - dice- contro ignoti". Ma la situazione potrebbe evolversi già nelle prossime ore. "Siamo solo in una fase iniziale. Non escludiamo che ci siano sviluppi che potrebbero essere di qualunque tipo", ha poi aggiunto il Procuratore. "Potrebbe anche essere possibile che iscriviamo nel registro gli eventuali indagati prima del recupero del veliero", dice. Oppure, anche prima del conferimento delle autopsie, nei prossimi giorni. 

I magistrati non hanno, infatti, ancora conferito l'incarico delle autopsie sui sette corpi, anche se avverrà molto presto. Ecco il racconto di quella tragica notte nelle parole del Procuratore Cartosio: "Alle 4.38 un razzo rosso ha avvertito la Guardia costiera che c'era un problema a mare- dice - la Guardia costiera con un mezzo nautico è arrivata sul posto ma il veliero era già affondato. C'erano dei naufraghi che sono stati soccorsi da un'altra imbarcazione ancorata a circa 200 metri dal Bayesian. Il comandante della imbarcazione ha soccorso gran parte dei naufraghi. Sette erano scomparsi". Il primo cadavere, quello del cuoco di bordo, Recaldo Thomas, 37enne dell'Antigua, è stato trovato all'alba di lunedì, poche ore dopo il naufragio. "Mancavano all'appello sei passeggeri, la cui identità, è inutile che ce lo nascondiamo, è uno degli elementi principali dell'interesse internazionale, direi mondiale, che c'è sulla vicenda, cioè personaggi di rilievo internazionale nel campo degli affari", dice. Gli altri sei cadaveri sono stati recuperati. Prima quelli del banchiere Jonathan Bloomer e della moglie, dell'avvocato Chris Morvillo e della moglie.  

Poi "due giorni fa è stato recuperato il corpo dell'imprenditore Michael Lynch e ieri quello della figlia di Lynch, Hannah di 18 anni. Una ragazza il cui volto angelico ha commosso tutti. Una tragedia gravissima". I primi 5 corpi sono stati trovati nella prima cabina sul lato sinistro e l'ultimo corpo nella terza cabina sempre sul lato sinistro. "Il naufragio è stata una tragedia gravissima nell'ambito della quale abbiamo, però, avuto la fortuna di avere la collaborazione di alcuni reparti dei vigili del fuoco che hanno avuto un coraggio eccezionale, compiendo operazioni per niente facili, sono i reparti degli speleo sommozzatori. Alla struttura va il nostro ringraziamento e il massimo riconoscimento per il valore dimostrato. Così come alla Guardia Costiera e alle altre forze dell'ordine", prosegue Cartosio. 

Poi, entrando più nello specifico dell'inchiesta, il magistrato, rispondendo alle domande dei giornalisti arrivati da tutto il mondo - presenti dal Times londinese al Ny Times, al Financial Times, a Bloomberg e The Guardian, oltre ai media italiani - ha ribadito che "al momento non abbiamo la certezza che ci sia una scatola nera - ha aggiunto - In questa fase si era puntato sulla ricerca. Dobbiamo attendere il recupero del veliero". Le domande arrivano a decine. Intanto è vero che il portellone del tender fosse aperto per errore? "Non possiamo confermare se c'erano i portelloni aperti. Non vi saranno dichiarazioni su quello che al momento hanno visto i sommozzatori. Possono essere informazioni che devono essere confermate da una seconda verifica", ha detto il giovane pm Cammarano. Che poi ha aggiunto: "i membri dell'equipaggio non sono stati sottoposti ad alcoltest e drug test. Erano molto provati sotto choc e necessitavano di cure".  

Ma perché a salire sulla scialuppa per primi sono stati quelli dell'equipaggio, compreso il capitano, e non i passeggeri, come prevede la prassi? "Probabilmente i passeggeri stavano dormendo, per questo sono rimasti in cabina. Su questo stiamo ancora indagando in base al racconto dei superstiti", ha spiegato Cammarano. "I passeggeri morti trovati nella stessa cabina di sinistra non dormivano tutti in quel locale", ha aggiunto Cammarano, ipotizzando che forse le vittime "cercavano bolle d'aria". Gli inquirenti stanno cercando di appurare questo passaggio incrociando le testimonianze dei sopravvissuti. Intanto oggi pomeriggio, come si apprende, Angela Barcares, la moglie del magnate britannico Mike Lynch, ha lasciato l'hotel Domina Zagarella che la ospitava dal giorno della tragedia. Con lei lasciano l'albergo altri ospiti della barca a vela. Sei in tutto. Restano i componenti dell'equipaggio sopravvissuti al naufragio. Non si sa se la vedova di Lynch lascerà l'italia. 

"Noi siamo vicini alle famiglie che hanno subito questo lutto", dice Cartosio, che poi aggiunge: "Sarebbe ancora più doloroso se lo sviluppo delle indagini dimostrasse che questa tragedia, questo lutto terribile, è stata causata da comportamenti non perfettamente in ordine con le responsabilità che ciascuno deve avere nella gestione della navigazione". Cartosio ha anche spiegato il lungo silenzio con i media di tutto il mondo: "In questi giorni mi sono trincerato nel silenzio, non ho risposto alle domande che mi sono state rivolte dai giornalisti, ma l'ho fatto semplicemente perché è giusto che si sappia che in Italia non è consentito fare diversamente, perché l'articolo 5 del decreto 106 del 2006, così come modificato da una legge del 2012, vieta al Procuratore della Repubblica di rilasciare dichiarazioni alla stampa se non in due modalità: o il comunicato stampa o la conferenza stampa. Personalmente ho criticato la legge in più occasioni, a mio avviso questa legge crea ostacoli notevoli all'attività della libera informazione. Ma credo che tutti i cittadini, più ancora i magistrati, sono tenuti a rispettare le leggi anche quando non piacciono, ecco perché non ho potuto dire rispondere alle vostre domande. Spero ci sia comprensione".  

Il comandante della Capitaneria di porto di Palermo, l'ammiraglio Raffaele Macauda ha poi spiegato che "è intenzione della proprietà del Bayesian recuperare il relitto". "In collegamento con la procura hanno manifestato la volontà di recuperare l'imbarcazione, c'è la disponibilità, con i tempi tecnici necessari, a recuperare l'imbarcazione", ha detto Macauda in conferenza stampa. Che poi ha fatto sapere: "E' necessario un piano di recupero circa le modalità da utilizzare per portare a galla il veliero. Un piano da presentare all'autorità marittima. Preliminarmente devono essere svuotati i serbatoi". 

Poi, tornando alla notte di domenica, l'ammiraglio ha spiegato: "Il veliero poteva stare in rada in quella zona. Del resto per quella sera non c'era un'allerta di burrasca". Rispondendo invece alla domanda di una cronista che gli ha chiesto se il dispositivo di soccorso fosse stato lo stesso se si fosse trattato di un barcone di migranti, Macauda ha replicato: "Il dispositivo di soccorso è uguale per tutti, la Guardia costiera non fa alcuna distinzione tra le persone, né del colore della pelle. Se al posto del veliero ci fosse stato un barcone di migranti avremmo fatto la stessa cosa. Voglio ricordare che a Lampedusa abbiamo recuperato corpi a 60 metri per restituirli ai familiari".  

Il Comandante dei Vigili del fuoco di Palermo, Girolamo Bentivoglio Fiandra, ha parlato dell'affondamento del veliero, spiegando che "la nave è affondata prima di poppa e poi si è adagiata sul lato. Abbiamo trovato i corpi nelle cabine sul lato sinistro quello che è stato invaso per ultimo dall'acqua. Cinque corpi li abbiamo trovati nella prima cabina sul lato sinistro l'ultima vittima nella terza cabina. Nel veliero c'erano sei cabine tre nel lato destro e tre nel lato sinistro".  

Il pm Cammarano ha ribadito che si è "trattato di un evento repentino e improvviso". "Al momento non abbiamo la certezza che ci sia una scatola nera - ha aggiunto - In questa fase si era puntato sulla ricerca. Dobbiamo attendere il recupero del veliero". Poi in un secondo momento della conferenza stampa ha aggiunto: "Il veliero non si è inabissato in maniera improvvisa. In quei minuti le condizioni del tempo sono peggiorate in maniera esponenziale, sarà molto importante capire le tempistiche. E' un accertamento che richiede un controllo incrociato. Sarà importante analizzare la cabina di comando, sono accertamenti da fare e al momento non possiamo rispondere con ragionevole certezza". E presto il capitano del veliero James Catfield sarà risentito dai magistrati. "Dovremmo ancora fargli delle domande e ci aspettiamo che prima di lasciare l'Italia attenda l'esito degli accertamenti", ha aggiunto Cartosio. Per il quale "per la conclusione delle indagini sarà fondamentale il recupero del relitto ai fini dell'accertamento delle responsabilità. Ma il passaggio del fascicolo dal registro ignoti a noti non dipende solo dal recupero del veliero, ma da tutta una serie di accertamenti e valutazioni che vanno fatte: potrebbe succedere che iscriviamo qualcuno nel registro degli indagati anche molto prima del recupero del veliero". E ha aggiunto: "L'equipaggio del veliero Bayesian non è obbligato a restare in Sicilia, non c'è alcun obbligo di legge. Ma i membri dell'equipaggio devono dare la massima disponibilità per essere risentiti". 

Insomma, sono ancora numerosi i punti interrogativi su quello che è accaduto alle 4.38 di lunedì 19 agosto nelle acqua antistanti Porticello. E le prime risposte potrebbero arrivare direttamente dal relitto che per è adagiato sul fianco destro a 50 metri di profondità.  

Papa benedice la Mediterranea Saving Humans: “Prego per voi”

(Adnkronos) - "Vi auguro il meglio e invio la mia benedizione all’equipaggio di Mediterranea Saving Humans e a Migrantes. Prego per voi. Grazie tante per la vostra testimonianza. Che il Signore vi benedica e la Madonna vi custodisca. Fraternamente, Francesco". E' il messaggio autografo di 'buon vento' che Papa Francesco ha fatto recapitare tramite don Mattia Ferrari all'equipaggio di Mare Jonio di Mediterranea Saving Humans, che ieri sera è salpata dal porto di Trapani per la nuova missione di monitoraggio, ricerca e soccorso. Per la prima volta, la Mare Jonio è accompagnata lungo la sua rotta da una barca a vela di supporto organizzata dalla Fondazione Migrantes della Chiesa cattolica italiana, con funzioni di osservazione e documentazione, informazione e testimonianza.  

La nave Mare Jonio e la barca a vela Migrantes raggiungeranno oggi pomeriggio l’area di operazioni Sar a sud di Lampedusa. "Nonostante il silenzio che sembra essere calato sulla permanente crisi umanitaria nel nostro mare - spiegano da Mediterranea - la missione interviene in una situazione drammatica". 

"A monte della vantata 'riduzione degli sbarchi in Italia' vi è un incremento delle violenze e delle sofferenze per le persone in movimento e, in proporzione, anche del numero di vite perdute rispetto agli anni passati - sottolinea Mediterranea Saving Humans - È questa diretta conseguenza degli accordi stipulati dai governi italiani e dalle istituzioni europee con milizie e regimi di Libia e Tunisia". 

"All’obiettivo prioritario della missione di salvaguardare a ogni costo ogni singola vita umana in pericolo in mare - spiega Laura Marmorale, presidente di Mediterranea Saving Humans - si aggiunge quello di impedire intercettazioni e respingimenti delle persone migranti verso porti e Paesi 'non sicuri', come Libia e Tunisia, dove i diritti fondamentali sono negati e la stessa incolumità delle persone è quotidianamente a rischio. Intercettazioni e respingimenti che sono aperte violazioni del diritto internazionale, umanitario e marittimo". 

Secondo i dati diffusi da Iom (Organizzazione internazionale per le migrazioni dell’Onu), dall’inizio di quest’anno al 17 agosto scorso, sono morte o risultano disperse nel Mediterraneo centrale oltre 1.000 persone, mentre quasi 14.000 sono state catturate in mare e "deportate nuovamente nei famigerati campi di prigionia in Libia", sottolineano dall'ong. Secondo i dati forniti dalle stesse autorità tunisine, invece, sarebbero oltre 30.000 le persone in partenza dalla Tunisia e intercettate a terra o in acqua. "Per molte di esse il destino è stata la deportazione e l’abbandono nel deserto", spiegano da Mediterranea. 

Agrigento, souvenir sulla mafia al bando. Confcommercio Sicilia: “Altri seguano esempio”

(Adnkronos) - "Tolleranza zero". Ad annunciarla è il sindaco di Agrigento, Franco Miccichè, che si dice "sorpreso" dall'eco mediatica suscitata dalla sua ordinanza che vieta la vendita, da parte di coloro che commerciano souvenir turistici, di oggetti che rievocano la mafia. Un provvedimento "scontato e necessario" dopo la segnalazione da parte di un concittadino della presenza, nelle vetrine dei negozi della centralissima via Atenea, di magneti che raffigurano 'u mafiusu' o 'a mafiusa' con tanto di coppola e lupara, in alcuni casi a bordo di un'auto con i colori della bandiera italiana. "Per me è stato naturale agire immediatamente - dice all'Adnkronos -, trovo mortificante essere etichettati come 'mafiosi'". Da tempo l'Amministrazione comunale, che si prepara al 2025 anno in cui Agrigento sarà Capitale della cultura, lavora all'affermazione della cultura della legalità. "Lo facciamo nelle scuole e con eventi a 360 gradi. Non è tollerabile, allora, che in città si veicoli questo tipo di promozione della Sicilia e del Paese intero".  

"Ritenuto che la vendita di tali prodotti nel territorio di Agrigento mortifica la comunità agrigentina, da anni impegnata nella diffusione della cultura della legalità, si ordina il divieto di vendita di qualsiasi tipo di oggetto che inneggi, o richiami in qualunque modo e forme, alla mafia e alla criminalità organizzata", si legge nell'ordinanza. E i commercianti pare si siano subito adeguati. "I gadget sono spariti", assicura il primo cittadino. I controlli, affidati soprattutto alla Polizia municipale, proseguiranno nei prossimi giorni per garantire il rispetto dell'ordinanza e per i trasgressori scatteranno le multe. "Un turista 'ignorante' potrebbe essere attratto da questi souvenir, che veicolano un messaggio fuorviante. E' necessario allora educare sia i commercianti sia i turisti all'acquisto di gadget che rappresentino davvero una città, una Regione e uno Stato, che ha pagato un tributo altissimo nella lotta alla mafia". Un plauso arriva da Confcommercio Sicilia, che sostiene l'ordinanza emessa dal primo cittadino. "Anzi – sottolinea all'Adnkronos il presidente regionale Confcommercio Sicilia, Gianluca Manenti – diciamo di più. Auspichiamo che anche altri sindaci della nostra Isola possano seguire lo stesso esempio". 

Sul tema si dibatte da tempo. "Le prime posizioni, in proposito, da parte di associazioni che combattono la mafia sotto ogni punto di vista si riferiscono già a oltre un decennio fa - ricorda Manenti -. La nostra confederazione, poi, è caratterizzata da uno specifico codice etico che prevede di adoperarsi per la tutela della legalità e della sicurezza e per la prevenzione e il contrasto di ogni forma di criminalità, mafiosa, comune, organizzata e non. Il nostro impegno, dunque, è di contrastare ogni legame con la criminalità, sia materiale che formale". Per Manenti "gli stereotipi che arrivano da certi pupazzetti potrebbero sembrare poca roba. Ma così non è. Il messaggio che passa, soprattutto nei confronti dei visitatori stranieri, è devastante". Ecco perché Confcommercio continuerà a "lottare anche nei confronti delle semplici allusioni alla mafia o alla criminalità organizzata".  

"Il nome della nostra Isola deve essere associato a immagini positive e non certo alla mafia - dice ancora Manenti -. Che questo segnale arrivi da Agrigento che il prossimo anno sarà Capitale italiana della Cultura è significativo". Un passo, quello del sindaco agrigentino, assicura il numero uno di Confcommercio Sicilia che "stiamo apprezzando moltissimo" e che "speriamo possa essere il primo di una lunga serie". Anche se, sottolinea, "stare a confrontarsi su queste argomentazioni ancora nel 2024 è davvero imbarazzante. Ma tant’è". Sull'ipotesi apre anche il sindaco di Palermo, Roberto Lagalla. "L'iniziativa agrigentina potrebbe essere replicata anche qui, dove è sempre più necessario liberarsi di vecchi e superati stereotipi", dice il primo cittadino, che nei prossimi giorni si confronterà con l'assessore comunale Giuliano Forzinetti e con la commissione consiliare alle Attività produttive per individuare "il percorso più idoneo". Perché se è vero che "Palermo, grazie soprattutto ai risultati ottenuti da magistrati e forze dell'ordine, ha fatto grandi passi in avanti per liberarsi dell'immagine di una città di mafia", è altrettanto vero che "la battaglia per affermare una compiuta legalità è ancora in corso e impone l’assoluto impegno di tutti". 

Già lo scorso anno gadget e souvenir 'ispirati' a Cosa nostra erano stati messi al bando sui traghetti che collegano la Sicilia alla Calabria grazie a un intervento dell'assessore alle Infrastrutture della Regione siciliana, Alessandrò Aricò. Che oggi torna sul tema. Questa volta l'invito è rivolto ai vertici delle società di gestione degli scali di Palermo (Gesap), Catania e Comiso (Sac), Trapani (Airgest), Lampedusa (Ast) e Pantelleria (Enac). In una lettera l'esponente della Giunta Schifani chiede lo stop alla vendita di oggettistica a tema mafia negli shop e spazi commerciali degli aeroporti siciliani. "Mantenere un'immagine dignitosa e scevra dai soliti stereotipi negativi - scrive Aricò - è senza dubbio una linea ferma da tenere nei luoghi di primo approdo di turisti e visitatori che raggiungono la Sicilia, come appunto gli aeroporti dell’Isola".  

Un divieto che all'aeroporto internazionale 'Falcone Borsellino di Palermo' "vige ormai da tempo", come fanno sapere all'Adnkronos da Gesap. La società che gestisce lo scalo del capoluogo siciliano, infatti, ha scritto ai sub-concessionari chiedendo il ritiro dai banchi di vendita di simili souvenir e lo stop alla loro commercializzazione. Adesso l'ordinanza del sindaco di Agrigento, che assicura: "Ho ricevuto decine di telefonate di consensi, anche da parte dei miei concittadini". "Ben venga l'ordinanza del sindaco - conclude Giuseppe Caruana, presidente di Confcommercio Agrigento -. Il messaggio lanciato attraverso questi souvenir è distorto, un messaggio che non solo gli agrigentini ma tutti i siciliani contrastano da anni con forza. Un messaggio da condannare fermamente e che rappresenta anche un'offesa alla nostra storia e alla memoria di chi ha sacrificato la propria vita nella lotta alla criminalità organizzata".  

L'associazione culturale TuttOggi è stata premiata con un importo di 25.000 euro dal Fondo a Supporto del Giornalismo Europeo - COVID-19, durante la crisi pandemica, a sostegno della realizzazione del progetto TO_3COMM

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