Al San Giovanni Battista di Foligno è stato eseguito il primo intervento in Umbria su una paziente affetta da Sensibilità Chimica Multipla. Nei giorni scorsi, infatti, l’equipe guidata dal dottor Luigi Mearini, Direttore della Struttura Complessa di Urologia, ha eseguito un intervento di chirurgia urologica coadiuvato dall’equipe del dottor Raffaele Zava, Direttore della Struttura Complessa di Anestesia e Rianimazione.
Per effettuare l’intervento è stato necessario predisporre un percorso assistenziale dedicato che ha visto coinvolte diverse strutture e servizi del Presidio. La Sensibilità Chimica Multipla è una sindrome molto rara definita dal Ministero della Salute come un “disturbo cronico, reattivo all’esposizione a sostanze chimiche, a livelli inferiori rispetto a quelli generalmente tollerati da altri individui”, che costringe chi ne è affetto ad evitare il più possibile contatti con sostanze chimiche.
Questa peculiarità quindi ha determinato la necessità di attivare un percorso operatorio ed assistenziale cercando di contenere il più possibile l’esposizione ad agenti chimici, cosa davvero complicata in un ospedale. Si è pertanto dovuto utilizzare una sala operatoria appositamente bonificata, prevedere interventi di pulizia, presidi sanitari latex free e privi di ftalati, utilizzare detergenti specifici per la pulizia della stanza di degenza nella quale è stato bloccato il flusso di ingresso di aria esterna e applicato un depuratore per l’aria.
Per quanto riguarda il post intervento è stato attivato un turno di assistenza infermieristica dedicato svolto da personale che ha provveduto ad evitare uso di deodoranti e profumi e che ha indossato indumenti per i quali sono stati previsti ripetuti risciacqui in modo da evitare al massimo la contaminazione con i detergenti utilizzati dalla ditta che si occupa delle operazioni di lavaggio.
L’intervento chirurgico e l’anestesia generale hanno avuto buon fine, non si sono registrate complicanze e la paziente è stata dimessa. Sono pochissime le strutture in Italia che hanno eseguito interventi su pazienti affetti da SMC, si contano due o tre esperienze e solo in importanti strutture ospedaliere italiane.
Foto repertorio TO