Omofobia e discriminazione sessuale nelle scuole, i risultati della ricerca

Omofobia e discriminazione sessuale nelle scuole, i risultati della ricerca

Redazione

Omofobia e discriminazione sessuale nelle scuole, i risultati della ricerca

Due studenti su 10 vittime di bullismo omofobico. Bucaioni: troppe scuole non hanno partecipato
Ven, 15/05/2020 - 15:53

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Nelle scuole umbre 2 studenti su 10 sono vittime di bullismo provato da omofobia. E’ uno dei dati che emerge da una ricerca che ha coinvolto le scuole medie e superiori della regione e che ha avuto un particolare focus proprio sul bullismo omofobico e transfobico. La ricerca, frutto di un accordo di collaborazione tra Regione Umbria, Università degli Studi di Perugia – Dipartimento FISSUF –, Ufficio Scolastico Regionale per l’Umbria, Ufficio del Garante dell’Infanzia e dell’Adolescenza della Regione Umbria e l’associazione Omphalos LGBTI, rientra all’interno delle iniziative sviluppate nel quadro della legge regionale contro l’omofobia e la transfobia, approvata in Umbria nel 2017.

I risultati

I risultati di questo studio vengono resi noti a pochi giorni dalla scadenza del 17 maggio, Giornata internazionale contro l’omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia.

Il report conclusivo dell’indagine sul bullismo omofobico e sulla violenza di genere nelle scuole di primo e secondo grado della Regione Umbria è stato consegnato dal gruppo di ricerca scientifico dell’Università degli Studi di Perugia, guidato dal Prof. Federico Batini.

Dalla ricerca emerge che nelle scuole umbre il 20-26% degli studenti sono vittime frequenti di atti di prevaricazione: in media, in una classe di 20 studenti, 4-5 sono vittime frequenti di qualche atto di bullismo (dalle offese, prese in giro, ai pettegolezzi al cyberbullismo fino alle forme di molestia fisica e aggressioni), mentre il 60-70% degli studenti ha subìto qualche episodio di prevaricazione negli ultimi 12 mesi.

Sul bullismo omofobico la situazione emerge chiara: circa 2 studenti su 10 vengono offesi, presi in giro per il loro orientamento sessuale (reale o presunto) o per come esprimono la propria femminilità o mascolinità. Il problema tocca più i ragazzi, per cui 1 ragazzo su 10 non solo viene offeso ma anche molestato fisicamente o addirittura aggredito. Un ragazzo su 15 viene insultato/preso in giro assiduamente, 1 su 20 circa viene aggredito di frequente.

Diffusi commenti discriminatori

Dalla ricerca emerge anche che, tra i commenti discriminatori, quelli omofobi sono i più frequenti, seguiti dai commenti sessisti. Oltre il 30% degli studenti nelle classi III di primo grado e il 47% di quelli di classe V di secondo grado ha sentito commenti omofobi di frequente, mentre il 42,6% dei ragazzi di classe III e il 68,3% dei ragazzi di classe V ha utilizzato nell’ultima settimana appellativi omofobici verso un amico, circa il 20% verso qualcuno che si riteneva essere omosessuale e/o verso qualcuno non gradito.

Bucaioni: un problema che non riguarda solo ragazzi omosessuali o transessuali

“I primi dati che emergono dal report conclusivo di ricerca sono preoccupanti – commenta Stefano Bucaioni, presidente di Omphalos LGBTI, l’associazione che in Umbria si batte da 30 anni per i diritti delle persone gay, lesbiche, bisessuali, trans* e intersex – nelle nostre scuole il bullismo omofobico è un problema che viene spesso minimizzato, ma questi dati ci dicono chiaramente che rappresenta invece uno dei problemi principali. Purtroppo sono dati che non ci sorprendono. La nostra associazione, che da anni conduce regolarmente interventi di prevenzione e informazione nelle classi, conosce bene la situazione di discriminazione e bullismo e da anni la denuncia a istituzioni e politica. È un problema che non riguarda solo ragazzi e ragazze omosessuali o transessuali, ma che colpisce trasversalmente: non importa se sei gay, lesbica o trans*, le offese arrivano a tutti coloro che non si conformano al modello di mascolinità o di femminilità socialmente accettata. A dispetto dell’educazione alle differenze e al rispetto che dovrebbe essere centrale nelle nostre scuole.

Paura di rispondere

Alla ricerca hanno partecipato oltre 1300 studenti e studentesse delle classi terze di primo grado e quinte di secondo grado. Delle 127 scuole presenti sul territorio circa il 20% ha aderito alla ricerca, mentre circa la metà ha esplicitamente rifiutato. Questo, nonostante i questionari siano stati ufficialmente scrutinati e approvati dal Comitato Bioetico dell’Università degli Studi di Perugia, dall’Ufficio regionale del Garante dell’Infanzia e dell’adolescenza e abbiano ricevuto il via libera da diversi organismi di consultazione dell’Ufficio Scolastico Regionale.

“Se leggiamo i risultati della ricerca con il metro della partecipazione delle scuole – continua il presidente di Omphalos LGBTI – i dati ci preoccupano e ci allarmano ancora di più. Le scuole che hanno aderito alla ricerca sono probabilmente già più sensibili al tema del bullismo omofobico ed è probabile che il clima sia in parte migliore. Più della metà delle scuole umbre ha invece rifiutato esplicitamente o non ha risposto alla partecipazione e questo ci allarma particolarmente. Inoltre, il percorso di questo progetto di ricerca scientifica è stato un vero percorso ad ostacoli, con continue intromissioni di una certa politica, fino ad arrivare a interrogazioni parlamentari volte a bloccare tutto. Fortunatamente il team di ricerca e il comitato scientifico, che ringraziamo per la dedizione e il lavoro svolto, hanno tirato dritto e hanno prodotto uno strumento che può aiutare la scuola a fare un salto di qualità e prevenire il disagio che molti giovani sperimentano nel loro percorso scolastico. Ora la palla passa in mano alle istituzioni e alla politica affinché, speriamo, inizino a ragionare seriamente ad un programma educativo per contrastare omofobia e transfobia nelle scuole. Almeno ora nessuno potrà più dire che omofobia e transfobia non esistono: ce lo dice la ricerca scientifica, ce lo dicono gli stessi studenti”.

Il report complessivo della ricerca, con tutti i dati in dettaglio, verrà presentato dal team di ricerca e dal comitato scientifico non appena la situazione legata all’emergenza sanitaria lo permetterà.

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