Vuole una condanna più mite Renate Kette, la donna che nel maggio dello scorso anno uccise l’anziana Danielle Chatelain nell’appartamento di via Oberdan. La richiesta di processo con rito abbreviato è stata fatta ieri mattina dall’avvocato Donatella Panzarola al gup Alberto Avenoso che ha fissato la prossima udienza al sette luglio. Il legale ha chiesto il rito abbreviato puntando ovviamente ad uno sconto di pena, che deve essere concesso in caso di rito alternativo.
Renate Kette era stata la compagna della figlia dell’anziana uccisa e, dopo la sua morte, era rimasta a vivere con Danielle che le aveva dato ospitalità. Ma l’anziana non si sentiva al sicuro: Kette infatti, secondo quanto emerso nel corso delle indagini, era a volte violenta con lei, tanto che in più di un’occasione, l’anziana era andata a dormire a casa di amici lasciando la propria, perché aveva timore a rimanere in casa con lei.
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La mattina dell’omicidio, secondo quanto raccontato dalla stessa Kette dopo essere stata arrestata – fu lei stessa a chiamare la polizia – l’anziana le aveva detto «Sei una delinquente, vattene da casa mia». Dopo quel diverbio Kette la aggredì e la buttò giù per le scale del palazzo. Fu poi il medico legale, Sergio Scalise Pantuso, ad appurare che però l’anziana non era morta nella caduta, ma era stata Renate ad ucciderla sbattendole più volte la testa contro l’ultimo gradino della scalinata. «La signora Chatelain – aveva scritto il medico legale nella perizia – in tempi diversi, è stata immobilizzata con afferramento al collo, colpita al volto almeno due volte con un pugno; nella fase di proiezione sulle scale (cioè quando la Kette la sbattè con violenza contro il gradino, ndr) si procurava le fratture toraciche».
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In particolare, l’elemento era emerso quando il medico legale aveva riscontrato una ferita al polso che le persone si possono procurare quando, cadendo, cercano di ‘proteggersi’ mettendo avanti le mani. E questo, aveva spiegato Scalise, significava che in quel momento «la donna era cosciente».
«L’ ho presa non ricordo se per i capelli ed ho sbattuto il suo capo per due o tre volte contro il gradino», confessò la stessa Kette agli inquirenti. Secondo quanto ricostruito nelle indagini della polizia, Renate Kette era rimasta a vivere con Danielle Chatelain anche dopo che la sua compagna era morta ma, di lì a poco tempo, l’anziana sarebbe andata a vivere in un’altra abitazione e non voleva che Renate andasse con lei. Mentre la Kette altrimenti non avrebbe avuto nessun altro posto in cui andare a vivere.
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