Omicidio Polizzi, il vicino "ho visto un disastro" / Le immagini dell'orrore - Tuttoggi.info

Omicidio Polizzi, il vicino “ho visto un disastro” / Le immagini dell’orrore

Sara Minciaroni

Omicidio Polizzi, il vicino “ho visto un disastro” / Le immagini dell’orrore

Terza udienza del processo che vede imputati Valerio e Riccardo Menenti per l'omicidio di Alessandro e il tentato omicidio di Julia Tosti
Gio, 10/07/2014 - 18:59

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“Stanno facendo casino come l’altra volta”. Quando la moglie di Stefano Nucciarelli lo sveglia nel cuore della notte fra il 25 e il 26 marzo di un anno fa è convinta che le grida e i rumori che provengono dall’appartamento di Julia Tosti siano come quelli già sentiti quando la ragazza viveva con l’ex Valerio Menenti nell’appartamento di via Ricci 14, a Perugia. E invece, quel rumore sordo, descritto questa mattina nella sala affreschi del tribunale di piazza Matteotti da Nucciarelli, è verosimilmente lo sparo con cui Alessandro Polizzi, 24 anni, è stato ucciso e la ragazza, vent’anni appena, è stata ferita al braccio.

La notte dell’omicidio nel racconto del vicino – Valerio e Riccardo Menenti, ora accusati di essere il mandante e l’esecutore materiale dell’omicidio siedono dietro le sbarre e guardano scorrere le immagini proiettate del corpo di Alessandro, trafitto dal colpo di pistola, le foto della scena del delitto e delle tracce di sangue sparse ovunque. Il clima in aula è teso, pubblica accusa e difesa si sfidano a colpi di obiezioni, praticamente su tutto, ma la ricostruzione del vicino di casa è chiarissima: “Stavamo dormendo, mia moglie mi ha svegliato dicendo che sentiva del rumore e delle grida provenienti dal piano di sopra. Mia madre era già sul pianerottolo. Sono salito e ho trovato la porta socchiusa, l’ho toccata e ho visto per terra una macchia di sangue. Ho pensato che si fossero picchiati”. “Era già successo di sentire grida nei mesi precedenti a causa di litigi fra due persone. Trovato il sangue ho immaginato che questa volta fosse successo qualcosa di più grave. E sono sceso per chiamare la polizia”.

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Le grida e la telefonata al 113. Poi Nucciarelli racconta di essere salito di nuovo con il telefono ancora in mano e la chiamata in corso con la polizia: “Mentre parlo con il 113 non sento più alcun rumore, i rumori sono già cessati quando ho iniziato a salire le scale (la prima volta n.d.r.). Mentre stavo parlando con il 113 mia figlia era rimasta sul portone e la sento dire “c’è qualcuno che scende”. Non scendeva di corsa dal terzo piano ma a passo tranquillo. A quel punto mia moglie si è affacciata alla finestra e ha visto qualcuno passare sotto i terrazzi, a filo del palazzo. Mi sono affacciato anch’io e ho visto questa sagoma. Sono tornato sopra a quel punto a vedere cosa era successo”.

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Il racconto della scena del delitto. “Quando sono risalito ho visto un disastro – spiega ancora Nuccciarelli – Il corridoietto piccolo dell’appartamento pieno di sangue il ragazzo a terra fermo poggiato sul lato sinistro e Julia che chiedeva aiuto. Julia era dietro il corpo di Alessandro era inginocchiata accanto al corpo e diceva “Cosa è successo? Chi è stato? Che gli hanno fatto?”. Julia era sulla porta dell’appartamento in mutande e tutta sporca di sangue. Mentre salgo ho ancora il telefono in mano la polizia mi chiede di sincerarmi se la persona a terra è viva o morta e io ho detto dopo aver sentito il polso che secondo me era morto. Ho cercato di far spostare Julia e di portarla nel salottino lei invece è voluta rimanere sul corridoio e continuava a ripetere le stesse cose”.

La pistola. Nucciarelli risponde prima alle domande del procuratore facente funzioni Antonella Duchini e a quelle del sostituto Gemma Miliani e racconta dell’attimo in cui lui e la figlia hanno visto scendere l’assassino: “Era una persona robusta con una giacca scura e la testa coperta. Mia figlia era appoggiata alla porta e lo ha visto scendere, ha visto anche lei una persona robusta, ha visto un oggetto che aveva in mano, qualcosa di ferro appuntito… Nell’appartamento, come si sente anche sulla telefonata regsitrata io dico di aver visto una pistola a terra. Una pistola piccola che sembrava giocattolo. Julia si è accorta in mia presenza che c’era una pistola. Julia non l’ha toccata e nemmeno io”.

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La relazione tormentata con Valerio. Il vicino racconta anche i mesi precedenti l’omicidio: “Julia abitava lì da circa un anno, prima abitava con Valerio e poi da un mese e mezzo o due con Alessandro. Nel tempo ho sentito dei litigi abbastanza frequenti, il primo episodio fu un materasso incendiato e gettato dal terrazzo. Erano litigi frequenti. Mi è capitato di vedere segni di percosse su Julia e anche su Valerio. Una volta dissi a Julia “chiamo tuo padre”. Poi nell’ultimo periodo era venuto Alessandro e non ricordo che si sentissero più grida o litigi”.

Le serrature. Grande attenzione questa mattina è stata posta anche sulle serrature, sia quella principale del palazzo che del portone di ingresso di casa Tosti. Si cerca la ricostruzione del modo in cui l’assassino entrò in casa, se forzando completamente gli infissi oppure dandogli solo il colpo finale perchè già in possesso delle chiavi. Su questo è evidente come accusa e difesa abbiano punti di vista opposti.

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Si torna in aula a settembre e sarà la stessa Julia a raccontare ai giudici i ricordi di quella drammatica notte.

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