Omicidio Polizzi, "Assolvete Valerio: vittima delle botte, di Julia e del padre" - Tuttoggi.info

Omicidio Polizzi, “Assolvete Valerio: vittima delle botte, di Julia e del padre”

Sara Minciaroni

Omicidio Polizzi, “Assolvete Valerio: vittima delle botte, di Julia e del padre”

Chiesta l'assoluzione di Riccardo Menenti per il tentato omicidio della ragazza. Secondo la difesa niente premeditazione
Lun, 20/04/2015 - 17:11

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Valerio vittima. E’ questo il cardine della tesi della difesa del giovane tatuatore di Ponte San Giovanni accusato di concorso con il padre per l’omicidio di Alessandro Polizzi. Dopo la richiesta di condanna all’ergastolo del pubblico ministero per lui e per il padre è arrivata oggi la richiesta della difesa, di assoluzione dell’imputato “per non aver commesso nessuno dei fatti contestati”, l’immediata scarcerazione e la pubblicazione della sentenza “su tutti i giornali per restituirgli dignità dall’accusa di fatti che non lo hanno visto responsabile”. Le difese dell’avvocato Giuseppe Tiraboschi e Francesco Mattiangeli hanno invece richiesto per il padre Riccardo Menenti l’assoluzione per quanto riguarda il tentato omicidio di Julia Tosti e la derubricazione in preterintenzionale dell’accusa per omicidio volontario di Alessandro. 

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Vittima anche del padre. L’avvocato Manuela Lupo lo dice chiaramente “Valerio è una vittima di questa storia. Valerio è passivamente vittima di più aggressioni ed è passivamente vittima del comportamento del padre” e ancora, “Dell’apporto volontario consapevole, materiale o morale all’omicidio di Alessandro Polizzi non ce n’è la prova. Valerio non è responsabile se il padre ha fatto quello che ha fatto”.

Magie, imbrogli, incantesimi, bufale . L’avvocato Lupo non risparmia critiche alle indagini della squadra mobile di Perugia e alla Procura, parla di “magie, imbrogli, incantesimi”, che “la corte deve valutare perché ha alle spalle un crocefisso e sulla testa un codice”. E Parla di “romanzo inventato dal pubblico ministero” di “bufale” e “pettegolezzi” sui quali, secondo la difesa, si basa la tesi accusatoria nei confronti di Valerio in merito all’omicidio e per quanto riguarda l’accusa di maltrattamenti nei confronti della sopravvissuta, secondo la Lupo: “Non c’è niente che dimostri i maltrattamenti di Valerio nei confronti di Julia, non ci sono denunce, non ci sono fatture (ne delle gomme bucate né dei vetri del palazzo a cui lui avrebbe dato una manata), niente di niente che lo dimostri”.

“La bufala della pistola del nonno”, così la chiama l’avvocato Lupo, “Nel romanzo inventato dal pubblico ministero. La questione della pistola del nonno è un pettegolezzo, non ci sono prove concrete di quell’arma, solo pettegolezzi”. E poi ancora: “Inutile che il pm cerchi di far cascare il teste (si riferisce qui al figlio del compagno di stanza di Valerio che ha dichiarato di averlo visto attaccato alle flebo cosa che sarebbe incompatibile con l’uscita al Compro Oro, ndr). Ha la responsabilità morale di aver fatto stare in galera un ragazzo che non c’entra nulla con questa storia”.

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Non siamo ad Hollywood. Pistola e chiavi spostate? La difesa cerca di smontare pezzo per pezzo le indagini e le prove presentate dall’accusa e lo fa attraverso due esempi, prima con una foto della pistola sul luogo del delitto che la ritraggono in due posizioni differenti “che siamo ad Hollywood che si rimette la pistola in posa?”, dice la Lupo e poi con una foto di chiavi d’auto su una cassettiera dell’appartamento di via Ricci in cui compaiono prima il portachiavi della Lancia Lybra della vittima e poi quella di una Fiat. “Le chiavi, evidentemente come le pistole – asserisce l’avvocato – hanno le gambe e vediamo come le chiavi sul mobiletto siano state spostate. Non è vero quindi che Alessandro Polizzi aveva la Libra quella notte, aveva la Punto, quindi se fosse elemento di concorso morale e materiale questo punto, allora Riccardo sarebbe ancora li ad aspettare la Lybra”. L’avvocato si riferisce al fatto che il pm ha considerato fatto importante che il padre avesse chiesto a Velerio davanti a testimoni quali macchina avesse Alessandro e che lui gli avesse risposto “la Lybra”.

“Julia non è un oracolo”. Julia viene descritta come una “manipolatrice” colei che “aizzava” Alessandro contro Valerio e li spingeva allo scontro. Di lei viene detto “JuliaTosti non è un testimone è una parte offesa – asserisce la Lupo che nelle sue quattro ore di arringa difensiva si mostra più che agguerrita – che si è costituita parte civile in questo processo che ha chiesto 800 mila euro. E se anche fosse testimone, i testimoni non sono né oracoli di Delfi né la Sibilla cumana. La signorina Julia Tosti non è un oracolo, e questo varrà per il discorso serratura e per tutti i discorsi che faremo dopo”. E ancora, “che la signorina Tosti è testimone oculare è soltanto una frase che vi è stata ripetuta in maniera ipnotica dalla pubblica accusa. Vedremo se è così attendibile”.

E non c’è da attendere molto perchè la difesa provi a demolire l’attendibilità di quella che per l’accusa è sempre stata la “super testimone”. “Julia chiama Valerio che sta a lavoro e gli dice che l’acquario è rotto poi chiama Alessandro e gli dice guarda che sta venendo Valerio – dice la Lupo – Ci credo che Alessandro arriva come una furia, lei lo chiama in lacrime. E’ lei che è una manipolatrice che organizza l’aggressione. E si inventa anche la spinta sulle scale” e ancora Julia è una ragazza che ha mentito e ne abbiamo la prova quando ha negato o non ha detto ai suoi genitori di essere stata bocciata alla maturità, perché? Per andare in vacanza con Valerio. Questo è lo spessore della persona con cui abbiamo a che fare. Ci è venuta a raccontare che Valerio che aveva tanti soldi per la cocaina che guadagnava tanto al giorno e poi che le aveva rubato soldi a casa dei genitori”.

E quindi il Compro Oro? Il pm Duchini lo aveva lasciato nel fondo della sua requisitoria, come un dato in più che aggiungeva qualcosa al quadro accusatorio ma senza il quale l’accusa si sarebbe retta comunque. E’ l’episodio del Compro Oro, quello in cui il giorno stesso del ricovero di Valerio (a seguito delle percosse di Alessandro), una commessa del negozio lo avrebbe visto arrivare tumefatto e pronunciare al telefono le famose frasi “pagherà, ora si anche lei. Tu non ti preoccupare tanto io sarò in ospedale”. L’avvocato della difesa ne fa invece un punto dirimente: “Se non c’era bisogno del teste Boszo perchè Valerio è da due anni in carcere? Questa storia del Compro Oro ha giustificato l’ordinanza di misura cautelare e non mi si dica che quella testimonianza non conta allora” e fa notare che nel verbale della testimone mancano i suoi dati personali,“perchè evidentemente era ben nota all’ufficio e allora, o questa signora è molto sfortunata che si trova sempre nei posti sbagliati, vi ricordo che è già stata testimone in due processi” e la domanda retorica: “questa è la teste spontanea e genuina? è stata pure teste di una rapina, sotto i suoi occhi un ladro è corso via e lei lo ha identificato. Ha il suo tornaconto altro che cittadina perbene”.

“Dobbiamo fidarci della Boszo. Io non mi fido”. E ancora, sempre la Lupo: “Cosa dice questa fonte inesauribile di indizi di colpevolezza di Perugia e dintorni, ci dice che dall’ospedale con le fratture Valerio va a vendere un bracciale che poi non vende e a telefonare. Punto uno, Valerio sarebbe uscito dall’ospedale, e come ci è andato al Compro Oro? Era nelle condizioni fisiche di poterlo fare? Una cosa ci hanno detto tutti e cioè che la porta di sicurezza che usava per fumare Valerio si apre da dentro ma non si apre da fuori. Ma a parte questo il pm ci dice che c’è un buco il 23 marzo nelle terapia dalle 14 alle 21 in cui risultato sospesi i liquidi e il paziente si è alimentato ma il diario ospedaliero di Valerio ci dice che per la serie di traumi riportati non poteva aprire la bocca e la dieta è liquida e non c’è buco terapeutico, come ci è andato si è strappato le flebo? – e ancora – Ci sono riscontri con i registri del compro oro sul fatto che la teste avesse già ricevuto Valerio in passato? No. Ci sono riscontri dei tabulati telefonici? No, e non è stato fatto nemmeno un riscontro incrociato con i numeri di figure femminili più vicine a Valerio? Ci sono le videocamere? Non funzionavano in quel giorno. Abbiamo le videocamere dell’ospedale? No non ce le abbiamo perché sono state cancellate. Allora dobbiamo fidarci della Boszo. Ma io non mi fido”. Conclude l’avvocato.

La prossima udienza potrebbe essere l’ultima. Lunedì spazio alle repliche e poi camera di consiglio e forse, l’attesa sentenza.

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