Entrerà in funzione nel 2018 il N.U.E. 112 (Numero Unico di Emergenza 112) e con esso la centrale unica interregionale per la gestione delle emergenze di Umbria e Marche. Un fatto già annunciato anche su queste colonne, ribadito dall’assessore regionale con delega alla sanità Luca Barberini, durante il convegno sul tema “Il terremoto e l’appennino umbro-marchigiano dal sisma ’97 allo sviluppo“, tenutosi sabato 18 novembre a Colfiorito.
Il N.U.E. 112 numero diventerà un punto di riferimento per ogni tipo di emergenza, da quella sanitaria a quella legata alla sicurezza. Non solo: i prossimi passi per il futuro su questo fronte riguardano anche l’ampliamento del servizio di elisoccorso in convenzione tra Umbria e Marche, che verrà esteso anche per le ore notturne. Prevista infine una centrale operativa in Toscana e una di backup funzionale incrociato tra le tre Regioni.
Come funzionerà
A spiegarci il suo funzionamento ci pensano Gianpaolo Doricchi, responsabile infermieristico della centrale unica regionale, e il dottor Francesco Borgognoni, direttore del Dipartimento di Emergenza e Accettazione della USL Umbria 1, già direttore della struttura complessa di Assisi.
A rispondere alle telefonate indirizzate al N.U.E. 112 saranno degli operatori laici, formati per riuscire a smistare le emergenze, grazie ad un’intervista di massimo un minuto. Una pratica che – ci dicono dall’ospedale di Perugia – potrebbe comportare
- vantaggi (grazie alla geolocalizzazione delle telefonate e al filtraggio delle emergenze viene allertato il corpo specifico che deve intervenire per il soccorso) e
- svantaggi (poiché la reazione all’intervento potrebbe allungarsi, seppur di poco, proprio per via di questa ‘doppia telefonata’).
Sembra inoltre che la centrale operativa del N.U.E. 112 sarà collocata a Jesi, e servirà un “embrione di macroregione” tra Umbria e Marche, che in tutto arrivano a racchiudere nei propri confini più di due milioni di abitanti.
La strategia
Del N.U.E. 112 ne parla anche il Defr 2018-2020, il nuovo Documento Economico e Finanziario redatto da Palazzo Donini. E’ infatti nell’ottica della previsione, prevenzione e gestione dei rischi naturali che, nel corso del 2018, troverà piena attuazione la trasformazione del Centro Funzionale regionale in centro multirischio. Prenderà dunque il via l’attività di adeguamento e ammodernamento della Sala Operativa Unica Regionale, con particolare riferimenti agli attuali strumenti di gestione delle emergenze. Ad ANCI passerà la palla della pianificazione comunale di emergenza e l’attività di informazione e comunicazione.
Formazione integrata
Ed è anche per questo che nel 2018 saranno promossi corsi di formazione di base e per tematiche specifiche:
- composizione della Colonna Mobile Regionale,
- rete radio digitale, Pianificazione per l’emergenza,
- sistema di allerta nazionale per rischio idrogeologico-idraulico,
- comunicazione d’emergenza.
Un ambito particolare riguarda la microzonazione sismica, per la quale nel corso del 2018 verranno eseguite indagini di ‘livello 3’, mettendo a disposizione dei Comuni umbri circa 700mila euro.
E’ così che 500 infermieri, 250 medici e 400 autisti, su tutto il territorio regionale, verranno formati e aggiornati grazie a corsi appositi, con l’obiettivo di omogeneizzare in maniera forte e decisa, per dotazioni e procedure, il sistema dell’emergenza in Umbria. Così come già accaduto per la formazione sulla rianimazione avanzata: gli operatori sono ad oggi in grado di trasmettere i tracciati degli elettrocardiogramma via etere verso i reparti Utic e verso le sedi di emodinamica, in modo da avere una diagnosi veloce delle condizioni del paziente già durante il soccorso. O così come le simulazioni ad “alta fedeltà” che gli operatori eseguono con l’aiuto di manichini, che insegna loro ogni passo da compiere dal momento della presa in carico del paziente.
La sanità in Umbria
Un sistema che verrà dunque applicato all’apparato umbro. Sul versante sanità, ad esempio, nel cuore verde d’Italia, la centrale unica del 118 esiste già dal 2003 e lavora perseguendo la filosofia del far intervenire l’ambulanza più vicina al luogo dove insiste l’emergenza, con a bordo personale medico o i soli infermieri (a seconda della gravità), e che non fa rientro necessariamente nel luogo più vicino dall’avvenuto soccorso, valutando invece caso per caso le necessità del paziente. “Il territorio umbro è ben coperto – dice a TuttOggi il dottor Borgognoni – e i risultati sono di certo efficaci”. Ciò che è cambiato in Umbria, in particolare negli ultimi anni, riguarda la ‘ripartizione’ dell’emergenza sul territorio a fronte delle nuove arterie stradali. Discorso a parte merita a riguardo la E78 (la Grosseto-Fano che taglia l’Umbria all’altezza d Città di Castello): in questo caso, sarà necessaria una rivisitazione o una nuova analisi per far sì che anche zone di passaggio o più difficilmente raggiungibili vengano invece servite dagli operatori dell’emergenza con altrettanta celerità.
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