Il papà del bambino ucciso a Po' Bandino sentito dal pm Comodi | In carcere la mamma del piccolo, Katalin, ribadisce: "Non l'ho ucciso io"
Si è presentato poco dopo le 11, negli uffici della Procura di Perugia, Norbert Juhasz, il papà del piccolo Alex, brutalmente ucciso a coltellate a Po’ Bandino. L’uomo, arrivato da Bubapest dove vive, era accompagnato dall’avvocato Massimiliano Scaringella e da un’interprete.
Norbert è stato ascoltato dal pm Manuela Comodi che indaga sull’omicidio di suo figlio. La Procura di Perugia ha ritenuto opportuno ascoltarlo come persona informata dei fatti, anche alla luce di quanto detto in alcune interviste.
L’intervista al papà del piccolo Alex
L’avvocato: il Tribunale per l’affidato aveva lavorato bene, valuteremo altre responsabilità
All’ingresso della Procura l’avvocato Scaringella ha anticipato ai giornalisti presenti la piena disponibilità di Norbert Juhasz a fornire agli inquirenti italiani le informazioni e i documenti in suo possesso.
Quanto alla procedura seguita dalle istituzioni ungheresi, l’avvocato ha detto: “Il Tribunale ha lavorato bene, perché in tre mesi si è espresso sull’affido. Poi andrà valutato se qualcuno ha omesso qualcosa” ha aggiunto riferendosi evidentemente alle comunicazioni inviate dalla polizia ungherese.
L’avvocato Scaringella ha confermato che Norbert aveva chiesto l’affidamento di Alex a causa dei problemi mostrati dalla madre. E che Katalin è partita con il bambino verso l’Italia per non dare esecuzione all’ordine del Tribunale di Budapest di consegnare Alex al padre: “Qualcosa – ha aggiunto – non ha funzionato nell’attuazione dell’affidamento“.
Katalin dal carcere: ho visto un uomo nero uscire da quello stabile
Al pm Norbert ha raccontato del rapporto con la mamma del piccolo Alex, Katalin Bradacs, ora in carcere a Capanne con l’accusa di aver ucciso il figlio. Accusa che però la 44enne ungherese, anche nel colloquio avuto lunedì con il suo avvocato Enrico Renzoni, continua a respingere. La donna ha ribadito una delle versioni già fornite ai carabinieri nelle ore successive al delitto: “Sono uscita dallo stabile dove Alex stava dormendo, per cercare un giocattolo, e quando sono rientrata pochi minuti dopo ho visto un uomo nero fuggire e ho trovato il piccolo tutto insanguinato“.
“Non ho ucciso mio figlio”:
poi la mamma non risponde al gip e resta in carcere
Una versione che però non convince gli inquirenti.
Il racconto di Norbert al pm
E non convince neanche il papà di Alex, che chiede che Katalin sconti in Italia una pena adeguata. “Non si può chiamare madre per quello che ha fatto” ha detto. Norbert è convinto della colpevolezza di Katalin.
Agli inquirenti ha confermato che si stavano frequentando solo da poco tempo quando lei gli ha comunicato di essere incinta. La rabbia della donna alla richiesta del test di paternità. I mesi difficili della gravidanza, con la donna che si colpiva la pancia e che continuava ad assumere farmaci.
Il test di gravidanza, la scoperta del porno,
la lite per l’affido:
Norbert racconta i giorni con Katalin
Il pm Comodi in particolare ha chiesto informazioni sulla vicenda giudiziaria per l’affidamento del piccolo Alex. Vedendosi respinto il ricorso alla sentenza che affidava il bambino al padre, Katalin il 23 settembre non si è fatta poi trovare al momento di consegnare il bambino in esecuzione dell’ordinanza dei giudici. probabilmente era già partita con il piccolo alla volta dell’Italia.
Norbert ha confermato di aver fatto una denuncia alle autorità ungheresi. E qui si apre un altro capitolo di questa vicenda finita in tragedia, quella delle comunicazioni tra le autorità ungheresi e quelle italiane. Un mandato internazionale partito dall’Ungheria forse avrebbe potuto salvare il piccolo Alex.
Burocrazia e sottovalutazione:
“Alex poteva essere salvato”
I messaggi e la foto dell’orrore
Ma ai fini di accertare se Katalin abbia davvero ucciso sui figlio gli inquirenti hanno chiesto informazioni anche sui messaggi che la donna ha inviato a conoscenti in Ungheria poco prima di recarsi nel supermercato di Po’ Bandino con in braccio il figlio insanguinato, probabilmente già privo di vita.
Messaggi che Norbert non ha ricevuto direttamente dal cellulare di Katalin. La foto, terribile, del bimbo sporco di sangue, disteso su una copertina e con addosso la maglietta su cui sono evidenti i segni delle coltellate, Norbert l’ha ricevuta da Claudio, il figlio maggiorenne di Katalin – avuto dal matrimonio con un italiano, poi deceduto – a cui la madre l’ha mandato. Una foto che Norbert ha mostrato agli inquirenti italiani, non riuscendo a trattenere la commozione per la morte del suo bambino.
Informazioni, quelle raccolte da Norbert Juhasz, che gli inquirenti stanno confrontando con il materiale trovato nei tre cellulari (uno solo con la carta sim) trovati nella borsa di Katalin.
(foto e video Tommaso Benedetti)