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“Non vendete Villa Redenta”, nuova lettera della associazioni di Spoleto ai vertici provinciali

Redazione

“Non vendete Villa Redenta”, nuova lettera della associazioni di Spoleto ai vertici provinciali

Ven, 11/01/2013 - 09:41

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Il Centro Culturale Citta' Nuova, Legambiente Spoleto, Italia Nostra, Wwf e Cittadinanza Attiva hanno indirizzato una lettera al Presidente della Provincia di Perugia, al Presidente del Consiglio Provinciale di Perugia, al Sindaco di Spoleto e alla Soprintendenza per i Beni Culturali ed Ambientali della Provincia di Perugia contro l’ipotesi di alienazione del complesso immobiliare “Villa Redenta” di Spoleto. Ecco il testo della missiva:

In merito all'ipotesi di alienazione del patrimonio immobiliare di proprietà dell' Ente provinciale, avanzata di recente dalla Provincia di Perugia, al fine di assicurare il rispetto dei parametri di bilancio imposti agli Enti Territoriali dal “Patto di Stabilità”, ed in relazione all'inserimento, tra i possibili beni alienabili, del complesso immobiliare di “Villa Redenta” in Spoleto, le Associazioni sottoscritte, nel perseguimento dei propri scopi statutari, tra i quali figura la difesa e tutela dei beni culturali ed ambientali,

manifestano la ferma contrarietà alla dismissione del patrimonio storico e culturale pubblico, che – dettata unicamente da esigenze di “cassa” – si pone come scelta politica sconsideratamente miope, comportando l'irreversibile perdita di un patrimonio che va ben al di là del valore di mercato del bene stesso, disperdendo le radici stesse, storiche e culturali, di una intera comunità;

evidenziano che la scelta in questione, seppur dettata da stringenti obblighi di bilancio, si pone in contrasto insanabile con altre leggi dello Stato, e con i principi fondamentali sanciti dalla Carta Costituzionale. Si fa riferimento, in particolare, al principio di cui all'art. 9 Cost. (“1. La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. 2. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico ed artistico della Nazione “), nonché ai principi ispiratori del “Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio” (D. Lgs. 22/1/04 n. 42), che, all'art. l (Principi), recita: “1. In attuazione dell'articolo 9 della Costituzione, la Repubblica tutela e valorizza il patrimonio culturale in coerenza con le attribuzioni di cui all'articolo 117 della Costituzione e secondo le disposizioni del presente codice. 2. La tutela e la valorizzazione del patrimonio culturale concorrono a preservare la memoria della comunità nazionale e del suo territorio e a promuovere lo sviluppo della cultura. 3. Lo Stato, le regioni, le città metropolitane, le province e i comuni assicurano e sostengono la conservazione del patrimonio culturale e ne favoriscono la pubblica fruizione e la valorizzazione. 4. Gli altri soggetti pubblici, nello svolgimento della loro attività, assicurano la conservazione e la pubblica fruizione del loro patrimonio culturale”;

rilevano come l'ipotesi di alienazione del complesso di Villa Redenta – che costituisce, all'evidenza, parte integrante del patrimonio storico e culturale della città di Spoleto – si ponga, altresì, in contrasto con quanto espressamente statuito dal D.Lgs. n. 42/2004, sopra richiamato, nella parte in cui dispone, all'art. Art. 53. (Beni del demanio culturale) che “(…) 2. I beni del demanio culturale non possono essere alienati, né formare oggetto di diritti a favore di terzi, se non nei limiti e con le modalità previsti dal presente codice”, disattendendo, in ogni caso, la normativa che impone il parere preventivo degli Enti preposti alla tutela del patrimonio storico, culturale ed ambientale;

auspicano pertanto che la Provincia di Perugia e tutti gli Enti interessati, impongano una riflessione sulla opportunità e sulla praticabilità di una tale irreversibile scelta di dismissione del patrimonio storico e culturale di un'intera collettività, che – a fronte di modesti e del tutto contingenti benefici di bilancio- avrebbe l'effetto di disperdere preziose testimonianze della storia e della cultura della Città, oltre a sottrarre ai cittadini un importante punto di riferimento e di aggregazione delle attività culturali e sociali

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