Sembra una domenica come tutte le altre a Po’ Bandino, frazione di Città della Pieve, che segna il confine tra l’Umbria e il comune di Chiusi, dove si è già in Toscana. Tra la gente c’è voglia di tornare alla normalità della vita di provincia, dopo l’orrore vissuto nel pomeriggio di venerdì, quando una donna è entrata in uno dei tanti supermercati chiedendo aiuto urlando, con in braccio un bambino insanguinato. Sembrava dormisse, sulla cassa del supermercato dove la donna, sua madre, sconvolta, l’aveva adagiato. E invece probabilmente il suo cuoricino aveva già smesso di battere, a causa delle numerose coltellate che gli erano state inflitte.
Nove almeno, ne hanno contate gli uomini del 118 che hanno cercato di rianimarlo. Alle 15.50, venti minuti dopo che era stato dato l’allarme, il medico ha decretato il decesso del piccolo Alex Juhasz. Aveva le guance paffute, il viso sorridente nella foto che lo ritrae insieme alla mamma, Erzsebet Katlin Bradacs, bionda come lui.
All’orrore dei racconti di chi si trovava nel supermercato durante quei drammatici momenti si è aggiunto, con il passare delle ore, quello per le notizie che arrivavano dalla caserma dei carabinieri di Città della Pieve, dove la donna era stata portata per essere ascoltata. Fino al fermo della donna, nella notte tra venerdì e sabato, a seguito degli oggetti rivenuti nella centrale Enel abbandonata, dove sarebbe stato compiuto il delitto. Per mano della madre, secondo gli inquirenti, che sulla base dei video delle telecamere di sorveglianza escludono la presenza di altre persone.
Il movente, è questo il sospetto, una vendetta nei confronti del padre del bambino, conteso dalla coppia che si era separata. Proprio il padre, dall’Ungheria, aveva allertato le autorità del suo Paese dopo aver ricevuto sul cellulare una foto del piccolo Alex agonizzante. Sarebbe stata proprio la madre ad inviarla, prima di correre al supermercato con il bambino in braccio.
“Non ho ucciso mio figlio” ha ripetuto la donna agli inquirenti, prima di chiudersi nel suo silenzio. In precedenza ha raccontato di essersi allontanata per andare a prendere un giocattolo e di averlo trovato ferito in quel modo. In mezzo, altre due versioni, confuse e contrastanti, fornite dalla donna, ora in carcere a Capanne in attesa dell’interrogatorio di garanzia che si svolgerà lunedì mattina.
Un’evoluzione imprevista, che la comunità locale ha accolto con sdegno e incredulità. Orrore da cancellare al più presto con il ritorno alla normalità, con le famiglie che, con i figlio al seguito, si sono recate come ogni domenica a fare la spesa a Po’ Bandino. I runners e i ciclisti che passano davanti all’edificio abbandonato dove sarebbe stato consumato il delitto. Qualcuno, in auto, rallenta. Altri si fermano davanti al cancello, ora chiuso e transennato con il nastro bianco e rosso dei carabinieri.
Quel cancello sul quale sono stati legati diversi mazzetti di fiori e degli animaletti di peluche. Insieme a uno dei giocattoli c’è anche un biglietto: “Riposa in pace piccolo angelo. Non ti meritavi tutto questo!”.