Trasimeno

L’agghiacciante sospetto della Procura: Alex ucciso dalla mamma per vendetta sul padre

Il piccolo Alex Juhasz sarebbe stato ucciso dalla mamma, la 44enne Erzsebet Bradacs, per vendicarsi del papà del bimbo, l’ex della donna, che vive in Ungheria. Questo l’agghiacciante sospetto della Procura di Perugia che indaga sulla morte del bimbo di soli 2 anni ucciso a Po’ Bandino nel pomeriggio di sabato.


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Un sospetto avvalorato dalla macabra fotografia che la donna ha inviato dal suo cellulare in una piattaforma social in cui è presente il marito. Una fotografia che ritrae Alex disteso su una coperta, insanguinato. Una fotografia che aveva già allertato le autorità, su segnalazione del padre del bambino. Scattata poco prima che Erzsebet entrasse nel supermercato Lidl di Po’ Bandino con in braccio il piccolo insanguinato, probabilmente già privo di vita.

Un espediente macabro, che fa credere appunto che la donna abbia consumato la propria vendetta verso l’ex da cui era stata lasciata, colpendo il loro figlio con coltellate mortali.


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Gli altri indizi contro la donna

Ci sono poi altri indizi contro la donna ungherese, che era temporaneamente domiciliata a Chiusi. Nell’ex cabina Enel abbandonata, dall’altra parte della strada di fronte al supermercato, è stata trovata la maglietta che il piccolo Alex indossava al momento dell’aggressione. Sono evidenti i segni delle coltellate. Ma una volta portato all’interno del Lidl Alex aveva un’altra maglietta.

Per gli inquirenti è stata la madre a cambiarlo, dopo averlo accoltellato. Forse nel vano tentativo di riuscire ad addossare la responsabilità dell’accaduto ad altri. Ma in base ai filmati della telecamera di sorveglianza che inquadrano l’ingresso del locale dove sarebbe avvenuto l’omicidio, solo la donna sarebbe venuta a contatto con il bambino negli istanti precedenti l’ingresso al Lidl.

Nello stabile abbandonato sono stati trovati anche giocattoli del piccolo, una felpa appartenente alla mamma, un pannolino e tracce di cibo.

Elementi che nella notte tra sabato e domenica hanno indotto il pm Manuela Comodi, titolare delle indagini, ad emettere un decreto di fermo nei confronti della donna, con l’imputazione di omicidio volontario aggravato.

La ricostruzione della Procura

Questa la nota emessa nella mattinata di sabato dal procuratore capo di Perugia, Raffaele Cantone: “Nella notte il pm di turno, titolare delle indagini, ha emesso un decreto di fermo con l’imputazione di omicidio volontario aggravato relativamente alla morte del piccolo di 2 anni avvenuta ieri nel primo pomeriggio a Po’ Bandino, frazione del Comune di Città della Pieve. La misura si è resa necessaria visti i numerosi e significativi elementi emersi nelle immediate investigazioni avviate a seguito dei fatti. La mole degli indizi raccolti propende, infatti, per una presunta responsabilità della madre, una 44enne di nazionalità ungherese, la quale sarebbe l’unica ad aver trascorso le ore antecedenti all’evento delittuoso con il piccolo. Il dato emerge sia dai filmati estrapolati dalle telecamere della zona, sia da altri elementi raccolti anche di natura dichiarativa raccolti”.


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Gli oggetti sequestrati

Nella nota del procuratore Cantone si parla anche degli oggetti sequestrati: “Fra l’altro, durante le ricerche, avviate in maniera certosina dai carabinieri coordinati dal magistrato di turno, e nello specifico concentrate nell’area antistante il supermercato dove è stato portato il bambino, sono stati rinvenuti numerosi oggetti appartenuti ad entrambi. In primo luogo il passeggino, tra l’altro sporco di macchie al momento non meglio identificate che potrebbero essere di sangue; alcuni giocattoli, tra cui un peluche, un pannolino usato, e tracce di alimenti. Molto significativi sono pure altri oggetti rinvenuti nelle pertinenze di un casolare abbandonato nelle vicinanze; lì sono stati raccolti altri giocattoli, sempre di probabile appartenenza del piccolo, oltre ad una maglietta sporca di sangue con dei tagli sulla parte anteriore ed una felpa della madre”.

La macabra foto inviata al padre

L’aspetto più inquietante, ma che forse può far luce sul possibile movente, la foto del piccolo agonizzante inviata al padre: “Un ulteriore, importante elemento emerso – spiega ancora il procuratore capo di Perugia – è stato l’invio di una foto ritraente il bambino insanguinato trasmessa molto presumibilmente dalla donna al padre del piccolo in Ungheria, tramite una piattaforma social che, alla vista della tragica immagine, ha allertato tutte le autorità competenti”.

La versione della donna

Tutti gli elementi indiziari sono stati contestati alla donna con un interrogatorio in presenza del difensore, svoltosi presso il comando Compagnia carabinieri di Città della Pieve, nel corso del quale l’indagata ha fornito “versioni confuse e contraddittorie che hanno corroborato il quadro indiziario e hanno ulteriormente fatto propendere per l’emissione del decreto di fermo”, scrive ancora la Procura.

Erzsebet Bradacs, in carcere a Capanne, continua a proclamarsi innocente. Sostiene di essersi allontanata per prendere un giocattolo e di aver trovato il figlio agonizzante.

L’udienza di convalida del fermo, per l’accusa di omicidio volontario aggravato, è fissata per lunedì mattina.