Un 45enne tifernate insultò e minaccio gli agenti della Polizia Locale dopo un assembramento nel periodo Covid, con il risarcimento simbolico i tre vigili hanno voluto aiutare i più bisognosi
Anche da una condotta sbagliata può nascere un gesto di solidarietà. Lo hanno dimostrato tre agenti della Polizia Locale di Città di Castello, che hanno devoluto in beneficenza una somma ricevuta a titolo di risarcimento simbolico da un tifernate, condannato per un comportamento oltraggioso tenuto proprio nei loro confronti.
In accordo con il comandante Emanuele Mattei, i tre vigili hanno accettato il denaro, insieme alle scuse del responsabile dell’accaduto (formalizzate attraverso il proprio avvocato), unicamente con l’intenzione di trasformarlo in un aiuto concreto per i poveri. Subito si sono infatti recati nella sede della Caritas, dove hanno affidato al direttore Gaetano Zucchini la somma acquisita.
“Questo gesto sottolinea la generosità e l’altruismo delle persone ma anche lo spirito di servizio e la sensibilità che dimostrano gli agenti della nostra Polizia Locale, un ruolo nel quale sono chiamati al dovere non semplice di far rispettare le regole, ma anche al compito primario di essere vicini ai cittadini e a disposizione delle esigenze della comunità”, afferma l’assessore Rodolfo Braccalenti.
I fatti risalgono al gennaio 2021, quando il cittadino protagonista della vicenda, un 45enne di Città di Castello, venne fermato in piazza Fanti per un assembramento durante l’emergenza sanitaria da Covid-19. Alle contestazioni dei vigili intervenuti – un ufficiale e due agenti – l’uomo reagì con ingiurie e minacce, che gli sono costate la denuncia all’autorità giudiziaria e la successiva condanna con messa in prova.
“I miei agenti meritano un elogio per umanità, generosità e senso” osserva il comandante Mattei, nel sottolineare come “il gesto di solidarietà di cui sono stati protagonisti testimoni la volontà di mettere il cittadino al centro dell’attenzione, sapendo anche guardare e rispondere a esigenze particolari come quelle dei più bisognosi”. Il dirigente evidenzia come il risarcimento simbolico di cui si è fatto carico il tifernate coinvolto nella vicenda “rientri tra le condotte riparatorie riconosciute dal legislatore nei confronti dei responsabili di un reato, in questo caso quello di oltraggio a pubblico ufficiale”.