Un successo pieno quello registrato ieri sera all’Anfiteatro Romano di Terni, dove Michele Bravi ha dato vita a uno spettacolo intenso, intimo e coraggioso. Un’ora e mezza che ha racchiuso tutto Michele Bravi, la sua storia, i suoi trent’anni, la sua forza, le sue fragilità, la sua voce. Il concerto, inserito nel cartellone del Tributo d’Autore, è stato un viaggio dentro la parola, la musica e la coscienza, accompagnato da un pianoforte essenziale, che ha lasciato spazio alla potenza delle emozioni.
L’Umbria è casa mia
“L’Umbria è casa mia, è dove sono cresciuto, quella che mi ha fatto diventare l’uomo che sono”, ha detto dal palco visibilmente commosso. E poi: “Sono orgogliosamente umbro. Essere qui stasera è la conferma di trovarmi nel luogo giusto. Questa sera è un vero tributo d’autore” indicando la scritta alle sue spalle — frase che ha trovato eco negli applausi sentiti del pubblico.
Nel corso della serata, Bravi ha alternato i brani più amati del suo repertorio a momenti di riflessione profonda, toccando anche temi di grande attualità. Con grande lucidità e fermezza si è espresso su quanto accade oggi in Medio Oriente: «Quello che sta accadendo non è una guerra, bensì un genocidio. Non combattono in mio nome», ha detto senza mezzi termini.
Omaggi a Dalla e Cremonini tra emozioni e sensibilità
Tra i momenti più emozionanti, l’omaggio a Lucio Dalla con “L’angelo” e a Cesare Cremonini con “Nessuno vuole essere Robin”, che hanno fatto vibrare il pubblico sulle corde della memoria e del sentimento. Non è mancato un pensiero e un brano all’iniziativa Una. Nessuna. Centomila, contro la violenza sulle donne, segno di un artista che non separa mai l’arte dall’impegno civile. E poi il profondo legame con la sua famiglia attraverso il recente brano dedicato ai suoi nonni. Presenti in platea i genitori. Bravi ha saputo mescolare con grazia e intelligenza intensità e leggerezza, lasciandosi andare anche ai suoi brani più “cafoni”, come da lui stesso scherzosamente definiti, sempre con autenticità.
A chiudere la serata, il bis tanto atteso: “Il diario degli errori”, cantato con tutta la forza e la dolcezza di chi sa trasformare la fragilità in forza condivisa.