Maxitruffa ad anziani, Carabinieri smantellano "associazione a delinquere" | 8 arresti, oltre 300 i 'colpi' - Tuttoggi.info

Maxitruffa ad anziani, Carabinieri smantellano “associazione a delinquere” | 8 arresti, oltre 300 i ‘colpi’

Luca Biribanti

Maxitruffa ad anziani, Carabinieri smantellano “associazione a delinquere” | 8 arresti, oltre 300 i ‘colpi’

Operazione "Mai peggio", banda di criminali aveva orgaizzato una "holding delle truffe ad anziani"
Mer, 16/01/2019 - 12:33

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Un sodalizio criminale quasi perfetto che aveva consentito di mettere a segno truffe agli anziani  (almeno 300 quelle verificate) in almeno 9 regioni italiane (Umbria, Lazio, Marche, Abruzzo, Molise, Puglia, Basilicata, Campania e Calabria) per un importo di circa 400mila euro. Una banda composta da almeno 10 persone, delle quali 8 finite agli arresti (6 in carcere e 2 ai domiciliari) e 2 ancora indagate per “associazioni a delinquere” su richiesta della Procura della Repubblica di Terni dopo le accurate indagini, durate un anno (condotte da ottobre 2017 a dicembre 2018) dei Carabinieri di Terni.

Proprio a Terni uno dei componenti della banda ha commesso ‘l’errore fatale’ che ha consentito ai militari di ricostruire l’attività illecita che prendeva di mira anziani compresi in una età tra i 90 e gli 80 anni. “Telefonate di disperazione, anziani che hanno accusato malori e privati dei loro beni più preziosi” – ha sottolineato il Procuratore Capo Alberto Liguori nell’ambito della conferenza stampa di questa mattina che si è tenuta nel comando provinciale dell’Arma.

Il modus operandi utilizzato per raggirare le vittime è il noto ‘trucco’ della finta telefonata da parte di sedicenti marescialli dei Carabinieri o avvocati che, dopo aver estorto informazioni private ai poveri anziani, inscenavano una disgrazia capitata a un figlio o un nipote (che di solito venivano indicati come responsabili di un grave incidente del quale sarebbero stati responsabili). In questa fase era determinante il ruolo svolto dei ‘telefonisti’ che avevano il compito di agganciare la vittima e convincerla a consegnare a un ‘esattore’ già presente in zona somme di denaro o preziosi per ‘salvare’ il proprio caro da un guaio giudiziario.

La banda aveva una vera e propria struttura organizzata che gli aveva permesso di mettere a segno colpi in tutta Italia. Gli indagati, residenti nel napoletano (che non hanno mai agito nella loro città di origine perché conosciuti dalle forze dell’ordine per reati simili), avevano tutti un proprio ruolo:

  1. gli organizzatori, che individuavano le vittime e coordinavano i vari membri dell’associazione;

  2. gli addetti alla “logistica, che si occupavano del reperimento delle “utenze telefoniche mobili”, spesso intestate a soggetti stranieri mai censiti in Italia, e del “noleggio di autovetture” usate per gli spostamenti;

  3. i telefonisti, che contattavano le vittime;

  4. gli “esattori, che si presentavano presso le abitazioni delle vittime per riscuotere quanto preteso.

Gli anziani più deboli, che cadevano nell’insidiosa tela costruita dai malviventi, presi dal panico, si lasciavano convincere nell’aprire il portone di casa all’esattore che attendeva l’esito della telefonata nei pressi dell’abitazione della vittima. L’organizzatore della truffa aveva l’accortezza di non riagganciare il telefono durante tutta la durata della messa in scena per costringere l’anziano all’altro capo del filo a fare altrettanto. Quando le vittime venivano invitate a comporre il 112 per verificare la verità di quanto sostenuto dal truffatore, presi dalla preoccupazione e dall’agitazione per quanto stava accadendo non ricordavano di non aver agganciato il telefono e continuavano a parlare con i malviventi (che nel frattempo avevano provveduto a cambiare interlocutore per non destare sospetti nella voce cambiata) pensando di avere al telefono un militare vero.

“Le indagini sono state molto complesse ha precisato il Comandante della stazione di Terni, dott. David Rossiperché le telefonate venivano effettuate su utenze fisse con cellulari a maglie chiuse. Nel corso delle indagini ci siamo resi conto che le truffe venivano orchestrate tutte da Napoli e ringraziamo i colleghi partenopei per il supporto avuto, visto che a Napoli i malviventi spesso vivono in quartieri roccaforte e forniscono indirizzi fantasma”.

L’operazione è stata chiamata “Mai peggio” in riferimento a un modo di dire napoletano, per cui ‘si prega’ Dio di garantire sempre la giornata alla fine di un lavoro. Ed era questa l’esclamazione che spesso utilizzavano i truffatori alla fine di un colpo andato a segno.

“Insieme alla vasta operazione antidroga dei mesi scorsiha sottolineato il Procuratore Capo Liguori questa indagine è il fiore all’occhiello della nostra attività, perché abbiamo tutelate due delle fasce più sensibili della popolazione: i giovani e gli anziani e c’è un filo rosso che collega le due attività investigative. Quando i valori che l’Arma da sempre difende lo Stato è presente”.

“Un’indagine complessa non solo tecnicamente, ma anche emotivamentespiega ancora Liguorisentire testimonianze di anziani in lacrime e mortificati dalla truffa non è stato facile. A questo proposito voglio ricordare a tutti che i Carabinieri, se devono comunicare qualcosa arrivano di persona e con l’auto di servizio, per dare tutte le informazioni del caso e il supporto che si necessita. Non prestate fede a telefonate strane e cercate sempre di essere lucidi e cercate la persona che eventualmente vi viene segnalata come in pericolo”.

“Per citare un caso simbolo – spiega il sostituto Procuratore Raffale Iannella – una signora è stata addirittura costretta a scassinare la cassaforte della propria abitazione perché presa dall’agitazione sul momento non ricordava il codice di sblocco. Quella perpetrata nei confronti delle vittime è una vera violenza morale con pressioni psicologiche che spesso hanno provocato danni alla salute delle vittime”.

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