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Maxitruffa a banche: 8 in manette – Nel mirino Banca Marche, Medioleasing, Unicredit e PopSpoleto – AGGIORNAMENTI: 2 scarcerati

Redazione

Maxitruffa a banche: 8 in manette – Nel mirino Banca Marche, Medioleasing, Unicredit e PopSpoleto – AGGIORNAMENTI: 2 scarcerati

Ven, 09/11/2012 - 17:35

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Sara Minciaroni e Alessia Chiriatti

“Catch me” (Prendimi, dal titolo del noto film che vede Di Caprio nei panni di un truffatore): è questo il nome dell’operazione scelto dal sostituto procuratore Manuela Comodi per descrivere l’attività delle 7 persone che ruotavano intorno a un imprenditore napoletano dal forte “carisma” . Secondo la ricostruzione fornita oggi in conferenza stampa dal capo della mobile Marco Chiacchiera, l’uomo si sarebbe rivelato un affabulatore talmente abile da raggirare persino le banche. Ad insospettire gli inquirenti proprio la facilità con cui diversi istituti bancari permettevano l’accesso al credito all’imprenditore, senza che questi fosse di fatto munito di solide garanzie: un fiume di soldi pari a 20 milioni di euro, basato su false garanzie e, cosa ancor peggiore, mai restituito. 8 dunque gli arresti  eseguiti a Perugia, Napoli e Avellino. In queste città e a Belluno la squadra mobile del capoluogo umbro ha effettuato anche numerose perquisizioni sequestrando molti documenti al vaglio degli investigatori. Perquisita anche una sede di “Italiani nel mondo”, la Fondazione creata dal senatore De Gregorio, il parlamentare del pdl al centro di numerose inchieste per truffa, riciclaggio, favoreggiamento della camorra, corruzione e false fatturazioni.
La cricca – Con l’imprenditore, detenuto nel carcere di Napoli, sono stati raggiunti dai provvedimento di custodia i suoi figli,  il fedele commercialista (descritto dagli inquirenti come il “braccio operativo”, essendo l’autore della falsificazione dei bilanci nonché il titolare di quasi tutte le società fittizie coinvolte nell’inchiesta), un faccendiere e un architetto, che secondo l’accusa avrebbe fornito i Sal (stati avanzamento lavori) con cui richiedere alle banche i finanziamenti.
I bancari collusi – Due i funzionari di altrettante banche finiti ai domiciliari: si tratta del direttore della filiale perugina di Banche Marche e dell’ex vice direttore regionale di Bcc Napoli, licenziato lo scorso anno dalla Banca dopo le prime perquisizioni disposte dalla magistratura. A loro è attribuita la complicità nell’emissione del credito. Ma l’imprenditore non si è fermato a questi due istituti bancari: nel tempo ha preso contatti anche con banche estere, tentativi puntualmente falliti. E’ andata meglio con l’umbra Banca Popolare di Spoleto che, stando alla ricostruzione, ha anticipato al partenopeo 150mila euro a fronte di fatture rivelatesi poi false. L’istituto di piazza Pianciani sarebbe stato interessato solo da questa operazione che, al momento, non ravviserebbe responsabilità penali in capo a chi trattò la pratica. Di certo anche PopSpoleto è rimasta vittima del millantatore in abiti eleganti che avrebbe vantato una amicizia con l’allora n. 1 Giovannino Antonini, oggi presidente della holding Scs. Peggio, molto peggio è andata invece a Medioleasing e Unicredit, interessate rispettivamente da una esposizione per 5,1 e 1,5 milioni di euro.
I reati – Le accuse per la cricca sono pesantissime: si va dalla associazione per delinquere ai delitti contro il patrimonio e l’amministrazione finanziaria, truffa a danno di istituti bancari, falso, appropriazione indebita, false comunicazioni sociali, false fatturazioni, danno all’erario (per 3 milioni di euro). Inutile dire che sull’inchiesta aleggia il sospetto del riciclaggio.
Le operazioni sospette – Sotto la lente di ingrandimento sono finite alcune operazioni immobiliari e ristrutturazioni che l’imprenditore realizzava (quando non faceva finta di realizzare) in Umbria. Ecco quelle finite nel mirino: l’hotel Il Perugino a Ellera (nel 2009 fu la sede del Perugia Calcio di Leonardo Covarelli), le operazioni Ghinea, Villa Montemalbe (destinata a sede della Fondazione Italiani nel Mondo), Borgo San Giovanni, San Martino in Colle, Belvedere di Ripa e hotel Auronzo. Ristrutturazioni, compravendite  e costruzioni: il tutto per 20 milioni di euro che sarebbero arrivati nelle casse delle società di cui facevano parte il partenopeo  e di cui adesso si cerca di ricostruire tutti i passaggi. Stando all’inchiesta Il Perugino veniva usato come bene a garanzia per ottenere finanziamenti quattro volte superiori al reale valore dell’immobile.
Cath me – Le indagini hanno preso l’avvio dal commissariamento della Seas di Umbertide (l’azienda edile impegnata nella manutenzione stradale finita nell’inchiesta “Appaltopoli”), società che l’imprenditore napoletano tenta di scalare molto probabilmente grazie alle buone conoscenze uno dei complici ha su Umbertide. L’obiettivo era quello di farsi nominare d.g. di Seas, condizione necessaria affinche due suoi “amici” (non ancora identificati) finanziassero l’acquisto di quote societarie. L’inchiesta è destinata ad andare avanti e accertare eventuali connivenze fra l’imprenditore e la criminalità organizzata campana.
Il sequestro – Per la prima volta la polizia ha messo in atto il provvedimento di sequestro per equivalente: una volta stimata la truffa, l’autorità giudiziaria ha cercato tra i beni in possesso degli indagati per far fronte almeno al danno subito dallo Stato. Sotto i sigilli sono così finiti 2 appartamenti di proprietà degli indagati e quote societarie per un valore di 3 milioni di euro..
L’ammontare della truffa – Ai 20 milioni di euro, inclusi i 3 mln di evasione fiscale, la “cricca” è arrivata mettendo insieme tutta una serie di operazioni che hanno visto particolarmente colpita la Banca delle Marche, dove appunto ci sarebbe stata la complicità di Mugnoz, Medioleasing e Unicredit. Nel dettaglio: Banca Marche 10,3 milioni di € (3,5 mln per ristrutturare Borgo Baglioni a Collestrada; 1,5 mln per l’acquisto e la ristrutturazione di una villa a Montemalbe; 2,7 mln per l’acquisto di alcuni immobili a Corciano, 2,6 mln per un immobile a Ripa); Medioleasing Spa 5,1 mln per la ristrutturazione de Il Perugino. Banca Unicredit ha anticipato fatture per 1,5 mln di euro, così come il BCC Napoli (250mila), Bps (150mila) e Banca Popolare Ancona (50mila). Una curiosità: Banca delle Marche ha finanziato anche l’acquisto di un elicottero per 200mila euro, che l’imprenditore non ha mai acquistato.
Le implicazioni della politica – Al vaglio degli inquirenti ci sarebbero anche i rapporti intercorsi tra l’indagato e ambienti politici campani, umbri e romani. Le intercettazioni telefoniche avrebbero messo in luce diversi nomi eccellenti. Solo il prosieguo dell’inchiesta consentirà di comprendere eventuali altre collusioni. Per il resto se l’imprenditore sperava di farla franca ha trovato sulla sua strada il pm Manuela Comodi. “Cath me, if you can” era il titolo del film interpretato da Di Caprio: la procura di Perugia c’è riuscita.
© Riproduzione riservata

Modificato il 10 giugno 2016 alle 19:45 – Foto originali rimosse in data 11 ottobre 2019 alle 11:14 | Articolo anonimizzato l’11 ottobre 2023 in virtù del diritto all’oblio

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