Matrimoni gay, Romizi "non sono omofobo, applico la legge" - Tuttoggi.info

Matrimoni gay, Romizi “non sono omofobo, applico la legge”

Alessia Chiriatti

Matrimoni gay, Romizi “non sono omofobo, applico la legge”

Omphalos in Commissione | Il "rimpallo" tra Parlamento e Comuni
Mar, 06/10/2015 - 17:45

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Sandro e Gerardo sono fratelli. Il padre ha idee ben chiare per il loro futuro: entrambi dovranno laurearsi per diventare medici. Ma Sandro decide di non seguire i desideri del papà, studiando informatica. Per lui, dalla famiglia non arriveranno tanti soldi, proprio perchè ha deciso di seguire la “sua strada”, diversa dal disegno che il padre aveva per lui. Si laurerà comunque, ma con maggiori difficoltà rispetto al fratello Gerardo, lavorando a volte di sera in una pizzeria della città in cui vive e rinunciando all’Erasmus.

La storia di Sandro e Gerardo è un racconto fittizio, portato da Roberto Mauri, rappresentante di Omphalos, oggi in Commissione Cultura, a Palazzo dei Priori di Perugia. Una storia di eguaglianza, eletta da Mauri come esemplificazione per parlare di diritti sociali, e raccontare quello che, in assenza di un mancato riconoscimento delle coppie omosessuali, continuerebbe ad accadere a chi “parte svantaggiato“, senza una legislazione che garantisca invece una “uguaglianza di possibilità”. Un tema scottante, quello della tutela dei diritti LGBTI, che sbarca in Comune a Perugia con due ordini del giorno del gruppo PD, dopo il “no” de sindaco Romizi al matrimonio, contratto a Londra, di Stefano e Antonio. “Una scelta politica“, per Mauri. “E’ vero che manca una normativa nazionale ed è vero anche che lo Stato si deve prendere carico della comunità LGBT che esiste, ma è importante che l’invito al Parlamento in tal senso venga da Perugia, capoluogo di regione. Sarebbe un gesto simbolico importante, che non toglierebbe niente alla comunità degli etrosessuali.”

PD su matrimonio di Stefano e Antonio, “amministrazione Romizi bigotta. Chiediamo al Parlamento una legge”

In Commissione arriva dunque la richiesta del PD per il riconoscimento, la tutela e la trascrizione dei matrimoni contratti all’estero da coppie formate da persone dello stesso sesso. Un procedimento, quello riguardante il riconoscimento e la tutela, da sciogliere a livello Parlamentare. Alla Giunta viene comunque chiesto di mettere in campo tutte le azioni necessarie a superare l’empasse e le eventuali lacune legislative, dopo la sentenza della Corte Costituzionale del 2010 sull’estensione del matrimonio civile alle unioni omosessuali. Non solo, ma che siano anche promosse iniziative di inclusione di rette a tutte le famiglie, comprese quelle omogenitoriali.

In Italia, oggi, – ha detto la consigliera Bistocchi – “esiste una realtà assai diffusa di convivenze omosessuali stabili, spesso con figli, che alla luce del sole reclamano tutela giuridica e uguaglianza dei diritti. Ma il legislatore nazionale tarda a dare seguito a tutte le sollecitazioni delle Corti italiana ed europea e a legiferare in materia di unioni omosessuali. Il Parlamento Europeo, del resto, ha chiesto più volte agli Stati dell’Unione di rimuovere gli ostacoli frapposti al matrimonio di coppie omosessuali ovvero a un istituto giuridico equivalente, garantendo pienamente diritti e vantaggi del matrimonio e consentendo la registrazione delle unioni”. Anche la Corte Europea dei Diritti Umani ha stabilito che la relazione sentimentale e sessuale tra due persone dello stesso sesso rientra nella nozione di “vita familiare”, il cui rispetto è garantito dall’articolo 8: dunque le coppie omosessuali rientrano a pieno titolo nella nozione giuridica di “famiglia”, estensione pienamente recepita nella giurisprudenza italiana in particolare dalla Cassazione. Dalla Corte Europea, lo scorso 21 luglio, è arrivato un richiamo all’Italia, in quanto quest’ultima ha fallito nell’osservare gli obblighi positivi che derivano dall’articolo 8 stesso. “L’impossibilità di potere accedere al riconoscimento pubblico della propria condizione sociale di coppia – concludono i consiglieri PD – non rappresenta solo una violazione del principio di uguaglianza nell’accesso a diritti concreti ma comporta anche una lesione della propria dignità individuale e di coppia. Un ostacolo al benessere individuale e una fonte di stress sociale a cui viene ingiustamente sottoposta una parte della popolazione a causa di una condizione personale, in violazione del principio di non discriminazione per orientamento sessuale“. Fano, Roma, Milano, Torino, Napoli, Bologna, Empoli, Reggio Emilia, Sesto Fiorentino, Udine, Piombino, Palermo, Siracusa e Grosseto sono tutti comuni, ha ricordato il consigliere Bori, i cui sindaci hanno emanato specifiche direttive che permettono agli ufficiali di stato civile di procedere alla trascrizione dei matrimoni contratti all’estero tra persone dello stesso sesso. “Non ne facciamo una questione ideologica” hanno precisato Bori e Bistocchi, “decidiamo rispetto a un diritto fondamentale“.

Nel rimpallo tra Comune e Parlamento, a provare a mettere chiarezza è arrivato l’avvocato Rotelli. “La Corte di Cassazione – ha spiegato – invita il legislatore a decidere se estendere il matrimonio o comunque a introdurre un istituto alternativo”. Per la trascrizione il discorso è ancora più tecnico: “una cosa – ha detto l’avvocato Rotelli – è la celebrazione del matrimonio in Italia che oggi non è possibile, e un’altra la trascrizione di un matrimonio contratto all’estero, per i motivi riportati anche nell’atto. La sentenza 4184/2012 della Corte di Cassazione ha, infatti, affermato che il matrimonio è valido se contratto secondo le leggi del paese in cui viene celebrato. In Italia, semmai, non ha effetti giuridici, ma – ha precisato sempre l’avvocato – anche questo non è del tutto vero, diciamo che ha effetti giuridici limitati, perché i cittadini italiani sono anche cittadini europei e in Europa la nozione di matrimonio è più ampia che da noi, anche se la competenza sul diritto di famiglia resta comunque in capo ai singoli stati membri“.

Quello che mi sconvolge – ha detto intervenendo l’assessore Diego Dramane Wagué – è che si chieda ad un sindaco di legiferare su un tema rispetto al quale nella nostra società non solo non si è raggiunta nessuna posizione minimamente condivisa, ma esiste una contrapposizione sempre più accesa tra visioni diverse. Se è venuto il tempo di riscrivere il nostro contratto sociale questo non lo può fare certo una singola persona, partendo dalla propria visione soggettiva del mondo”.

No omofobia –Non ci sto che si dica che il Sindaco e questa amministrazione sono omofobe – ha detto il Sindaco Romizi intervenuto in Commissione – né che si dica che il Sindaco sia ostaggio di alcuni consiglieri più conservatori o che abbia dato direttive agli ufficiali di stato civile di non trascrivere. Sono affermazioni false e infondate e le azioni che abbiamo sostenuto, pur attirandoci qualche critica, lo dimostrano.” Il primo cittadino ha comunque ribadito che compito di un sindaco sia applicare la legge: “Sono convinto – ha concluso – che sia da rivedere l’ordinamento normativo alla luce dell’evoluzione della società, ma l’unico che può farlo è il Parlamento e i sindaci che lo hanno fatto hanno compiuto un’azione arbitraria, provocatoria e strumentale.”

Non è dunque venuta fuori una posizione condivisa in Commissione, tanto che alla fine la votazione degli atti è stata rimandata. Ma il caso tornerà nelle stanze di Palazzo dei Priori: ora si aspetta infatti che i consiglieri del PD lavorino per presentare un odg quanto più condiviso, e perchè non ci sia un altro rimpallo.

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