Nel giorno in cui Catiuscia Marini decide di gettare la spugna dopo l’affondo del segretario nazionale del Pd, arriva la condanna a un anno in appello per Maurizio Venafro, ex capo di gabinetto di Nicola Zingaretti (nella foto nel suo intervento a Perugia da segretario del Pd) alla Regione Lazio (e già in precedenza alla Provincia di Roma). Il reato contestato è turbativa d’asta, in un filone dell’inchiesta definita “Mondo di mezzo”, relativa all’affidamento delle gare d’appalto per l’assegnazione del servizio Cup nel 2014.
Insomma, ironia della sorte in questa controversa vicenda che coinvolge il Pd, sull’asse Roma-Perugia, fatale è ancora la materia della sanità, pur con circostanze diverse e con differenti gradi del procedimento (a Perugia si è ancora solo nella prima fase dell’indagine, che vede indagata anche Catiuscia Marini).
L’ex braccio destro di Nicola Zingaretti era stato assolto con formula piena in primo grado. Sentenza però ribaltata in appello, con la Corte che ha accolto la richiesta di un anno di reclusione fatta dal sostituto procuratore generale di Roma, Pietro Catalani, per il quale, come si legge nel capo di imputazione riportato dal Fatto Quotidiano, Venafro “avrebbe concorso a indirizzare l’aggiudicazione dell’appalt in un’ottica di spartizione tra cooperative vicine ad ambienti di destra e di sinistra“.
Una sentenza che non mancherà di riaprire le polemiche anche in Umbria.