Non si ferma lo sciopero (con un nuovo presidio previsto anche per questa mattina) del gruppo Maran, anche se diversi lavoratori di Maran e R&S sono al lavoro, soprattutto dopo l’incontro di venerdì con il management di Hoist. Diversi i summit e le riunioni che si sono tenute in questi giorni, nessuno però ha segnato un passo avanti nella vertenza, anzi alcuni comportamenti dei vertici aziendali hanno contribuito ad inasprire ancora il clima.
Il nodo principale rimane l’accordo da trovare con Hoist entro fine settembre, seguendo i tempi dettati dal tribunale di Spoleto nell’ambito della procedura di concordato preventivo aperta dal gruppo Maran nei mesi scorsi. La posizione tra le parti rimane troppo distante, con il gruppo svedese (che ha dato vita alla newco Nuova Maran con la quale vuole prendere in affitto il gruppo spoletino) fermo sul numero di esuberi, che potrebbe però limare appena, e sul taglio degli stipendi. Senza accordo, per Maran e R&S scatterebbe il fallimento. Trascinando nel baratro anche la sede di Catanzaro, per la quale è stato trovato un accordo di subaffitto che sarebbe nullo sfumando l’affitto.
La goccia che ha fatto traboccare il vaso la scorsa settimana è stata la comunicazione (e soprattutto il modo in cui è avvenuta) del pagamento del 35% degli stipendi di agosto. Inaccettabile per i dipendenti che da mesi con senso di responsabilità continuano a lavorare pur senza certezze. Pagamento sul quale rimane un piccolo giallo: sembra che Hoist abbia detto ai sindacati di esser stata pronta ad apportare liquidità per consentire la retribuzione dei dipendenti, ma di non averlo fatto per lo stop dei commissari giudiziali. Questi ultimi, invece, non ne saprebbero nulla e non avrebbero bloccato alcunché. Per il resto, nessuna novità sembra essere emersa né all’incontro di lunedì tra organizzazioni sindacali e vertici del gruppo Maran (convocato via sms nella tarda serata di domenica), né alla riunione con i commissari che si è svolta ieri pomeriggio.
Si rimane quindi in attesa del tavolo di domani al ministero del Lavoro, a cui dovrebbero prendere parte – anche se ufficialmente non convocati – i rappresentanti di Hoist Finance. “Se le sigle sindacali riceveranno segnali positivi di apertura, fino ad oggi non ottenuti, sarà sospeso lo sciopero per riprendere la fase della trattativa sindacale, fermo restando che nel momento in cui le risposte dell’azienda non si riterranno esaustive sarà richiamato tutto il personale Maran ed R&S ad una ulteriore e ferma azione di forza” fanno sapere le organizzazioni sindacali.
Dipendenti al lavoro: ecco perché
Intanto, però, i lavoratori sono divisi. C’è chi è fermo nelle proprie idee e finché non riceverà comunicazioni sullo stipendio di agosto rimarrà a scioperare, chi invece non ha aderito sin da subito e chi è rientrato a lavoro già alla fine della scorsa settimana. E sono proprio i dipendenti – quelli di R&S per l’esattezza – che entrano regolarmente in azienda che hanno voluto rendere nota la propria posizione. Questa la lettera firmata da “un gruppo di lavoratori R&S”:
“Oggi, a cinque giorni dall’inizio dello sciopero, vogliamo rendere note le ragioni per le quali abbiamo deciso di non aderirvi. C’è forte rispetto per i colleghi che la pensano in modo differente dal nostro e sentiamo l’esigenza di condividere con tutti che l’obiettivo è il medesimo.
A ciascuno di noi pesa la retribuzione parziale e anche noi viviamo con la paura di perdere un lavoro a cui ci siamo dedicati con passione per tanto tempo, lottando ogni giorno nell’incertezza. La forte apprensione nasce dal fatto che alcune commesse sono a rischio e diverse società mandanti stanno decidendo se ridurre o ritirare il portafoglio clienti: proprio oggi un importante cliente ci ha appena comunicato che domani diminuirà il carico, mentre altre due importantissime committenti hanno deciso di bloccare i prossimi affidamenti. Ciò provocherà inevitabilmente conseguenze negative per chi questa società ha intenzione di acquistarla e che dovrà fare i conti con un fatturato irrimediabilmente ridotto. Domani cosa accadrà? Quali altri clienti smetteranno di avere fiducia in noi ?
Altro punto da considerare è il fallimento che ci attende in caso di mancato accordo: ci spetterebbero solo le ultime tre mensilità da calendario (giorni di sciopero esclusi) e perderemmo le competenze congelate del pre-concordato. Inoltre andremmo a precluderci quello che i possibili acquirenti hanno deciso di mettere a disposizione in caso di accordo tra le parti, ovvero alcuni anticipi sugli stipendi futuri per chi rimarrà in “Nuova Maran” già dai primi giorni di ottobre, per garantire una liquidità immediata a chi sta affrontando con sacrificio le indigenze di questi ultimi mesi.
Vogliamo anche garantirci un’opportunità, per questo incerto e nuovo futuro, che ci permetterebbe di investire tutte le nostre competenze e che ripagherebbe il nostro impegno, in una realtà diversa in grado di promuovere una crescita professionale per tutti noi.
Siamo consapevoli che lo sciopero possa aver contribuito a velocizzare l’incontro tra le parti per trattare i temi caldi oggetto dei tavoli istituzionali,ma di contro, riteniamo che il proseguo dell’agitazione metterebbe a repentaglio il futuro di tutti noi lavoratori.
Auspichiamo,quindi, che la normale attività possa riprendere al più presto”.