Nessuna revoca delle misure cautelari emesse per i sette uomini che secondo la procura di Perugia facevano parte dell’associazione per delinquere che avrebbe messo in piedi una maxi-truffa nel mercato libero dell’energia.
Arresti confermati
Lo ha deciso il giudice per le indagini preliminari, Piecarlo Frabotta, che al termine degli interrogatori di garanzia ha rigettato le richieste presentate dagli avvocati di D. O. un cittadino albanese del ’76 ma residente a Foligno, considerato una testa di legno, che era e resta in cella, M. A., G. P., M. D. e D. A..
Tesi che non reggono
Nei dispositivi con cui il giudice ha rigettato le loro richieste, spiega di fatto che negli interrogatori di garanzia avrebbero sostenuto tesi irricevibili pur di far passare la loro estraneità, ma il gip non gli dà alcun credito e anzi scrive apertamente che mentono. Adesso i loro legali (Franco Libori, Luciano Ghirga, Ilaria Iannucci e Francesco Areni) faranno ricorso al riesame.
La truffa del gas
Secondo quanto ricostruito dalla guardia di finanza l’organizzazione, che aveva base operativa a Perugia incassava i proventi delle forniture di gas ed energia elettrica erogati a clienti privati ed aziende (ma anche ad Enti pubblici) ma sistematicamente ometteva il pagamento di oltre 20 milioni di euro di accise, iva e delle altre imposte.
Accise gabbate
Il meccanismo fraudolento prende il via quando la prima delle società coinvolte richiede all’Agenzia delle Dogane di Perugia le autorizzazioni ad erogare prodotti energetici, dichiarando di possedere un irrisorio numero di clienti e versando di conseguenza una cauzione minima.
Scatole cinesi
In un gioco di scatole cinesi societarie “switchtavano” da una società che poi chiudevano all’altra (che artatamente aprivano) i clienti e i contratti, rimanendo sempre nel regime di autorizzazione con una cauzione minima, anche se invece clienti e volume d’affari era notevole.
Irreperibili a Dubai
Così i clienti venivano solo informati degli avvicendamenti societari, fino a quando qualcuno si è insospettito. All’appello mancano ancora due pezzi importanti dell’inchiesta, G. F., che per la procura è uno dei promotori della mega-truffa e L. M., accusato di aver spostato fondi all’estero. Sarebbero entrambi a Dubai, dove avevano portato il denaro.