Madre fa sgominare rete di spaccio tra Spoleto e Foligno. Barista tra gli arrestati | Video - Tuttoggi.info

Madre fa sgominare rete di spaccio tra Spoleto e Foligno. Barista tra gli arrestati | Video

Sara Fratepietro

Madre fa sgominare rete di spaccio tra Spoleto e Foligno. Barista tra gli arrestati | Video

Lo spaccio avrebbe avuto un giro d'affari di circa 1 milione di euro all'anno. La droga veniva dalle Marche per finire poi a Foligno e Spoleto
Mar, 17/09/2024 - 15:32

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E’ stato l’aiuto della madre di un giovane di Spoleto, assuntore di stupefacenti ed anche piccolo spacciatore, a permettere ai carabinieri di sgominare una rete di spaccio di cocaina attiva tra la città ducale e Foligno che questa mattina (17 settembre) ha portato all’esecuzione di 7 misure cautelari in Umbria ma anche fuori regione. In carcere sono finite 4 persone, albanesi, tra cui un barista di Foligno che avrebbe utilizzato la sua attività commerciale come base per lo spaccio. Due, invece, gli obblighi di dimora a Spoleto, mentre un’altra misura cautelare è relativa ad un uomo raggiunto da un divieto di dimora in Umbria. Nell’inchiesta al momento sono coinvolte anche altre due persone: una era già ai domiciliari, un’altra risulta indagata a piede libero. Tutti hanno tra i 19 e i 44 anni: sono sia albanesi che italiani ed avrebbero gestito alcune piazze di spaccio in pieno centro sia a Spoleto che a Foligno. La droga – per lo più cocaina ma anche marijuana – è stato appurato, arrivava dalla provincia di Fermo. Tra i quattro arrestati, infatti, c’è anche un albanese residente in provincia di Fermo e fermato a Valdichiana questa mattina dai carabinieri di Siena: si stava spostando per motivi di lavoro.

L’inchiesta, condotta dai carabinieri della Compagnia di Spoleto, guidati dal maggiore Teresa Messore, coordinata dalla Procura della Repubblica spoletina (con a capo il procuratore Claudio Cicchella) e che ha visto il supporto del comando provinciale dell’Arma (guidato dal colonnello Sergio Romano), è partita ad aprile 2023 ed ha portato a scoprire un’attività di spaccio che secondo gli inquirenti avrebbe avuto un giro di affari di circa 1 milione di euro all’anno. I dettagli sono stati illustrati questa mattina durante una conferenza stampa in Procura.

Spaccio tra Spoleto e Foligno, blitz all’alba anche con elicotteri e cani

Il blitz dei carabinieri – in esecuzione appunto di un’ordinanza di applicazione di misure cautelari emessa dal gip di Spoleto – è scattato alle 5 di stamattina, tra Spoleto e Foligno ma anche nelle province di Fermo, Frosinone e Siena. In campo anche gli elicotteri del 16° Nucleo carabinieri di Rieti e l’unità cinofila di Pesaro.

Le indagini condotte dai militari dell’Arma spoletini sono state avviate nel mese di aprile dello 2023 fino alla primavera di quest’anno. Tutto è iniziato da un controllo del territorio a Spoleto, con un giovane che dopo un controllo è risultato in possesso di 50 grammi di cocaina; è stata sua madre a chiedere aiuto ai carabinieri, fornendo elementi utili a far scattare l’inchiesta. A novembre, poi, è stato arrestato in flagranza di reato un giovane “pusher” albanese operante nell’hinterland spoletino, da cui era scaturito il sequestro di diverse dosi destinate allo spaccio. Quindi, a dicembre, è stato arrestato uno degli indagati non raggiunto oggi da misura cautelare, proprio perché già finito ai domiciliari in quel frangente; era stato infatti trovato con 100 grammi di cocaina e circa 3mila euro ritenuti provento di spaccio.

L’inchiesta della Compagnia carabinieri di Spoleto si è poi focalizzata su Foligno, con intercettazioni, telefoniche ed ambientali, fototrappole e pedinamenti. L’attività svolta dagli investigatori, che si è conclusa a marzo 2024, ha permesso dunque di smantellare importanti “piazze” di spaccio nelle due città. Gli indagati avrebbero gestito un’importante giro d’affari derivante dalla vendita dello stupefacente.

L’approvvigionamento di cocaina nel litorale marchigiano

In particolare – secondo le indagini – gli albanesi dimoranti in Foligno, ora tutti in carcere, si approvvigionavano di alcuni chilogrammi di cocaina al mese tramite un canale di rifornimento che riconduceva al litorale marchigiano e che faceva riferimento ad un referente del posto, loro connazionale, anch’egli ora in carcere. Oltre ai sequestri operati, sono stati monitorati numerosi trasporti di partite di cocaina da parte di alcuni degli indagati, ma anche molti episodi di detenzione e successiva cessione della droga, per più kg di sostanza stupefacente che immessa sul territorio avrebbe avuto un considerevole valore di mercato.

La cocaina, appena giunta a destinazione alla periferia del comune di Foligno, veniva interrata tra la boscaglia e da lì, di volta in volta, dagli stessi prelevata per essere sottoposta, in appartamenti adibiti a veri e propri laboratori, al taglio e confezionamento in dosi, che venivano poi distribuite in favore delle piazze di spaccio tra le vie del centro storico dei comuni di Spoleto e Foligno, luoghi alla ribalta della stampa per la movida, proprio mediante l’impiego di pusher, utilizzati anche come vettori, in grado di rifornire rapidamente i clienti al dettaglio.

Nel corso delle indagini i militari hanno rinvenuto, occultato in un bosco, un involucro contenente circa 450 grammi di cocaina, nonché 500 grammi di marijuana sottoposti a sequestro, che venduti al dettaglio avrebbero fruttato circa 60.000 euro, riconducibile all’attività illecita posta in essere dagli indagati.

Perquisiti due bar, uno era luogo di spaccio

Contestualmente agli arresti odierni, sono state eseguite perquisizioni domiciliari, veicolari e presso due esercizi commerciali – tra cui il bar di Foligno di proprietà di uno degli albanesi arrestati e che sarebbe stato utilizzato come luogo di spaccio – che hanno consentito di rinvenire e sequestrare diverse dosi di stupefacente, bilancini e materiale per il confezionamento, nonché circa 40.000 euro in contanti, somma ritenuta verosimilmente provento dell’attività illecita. Secondo gli inquirenti, l’attività di spaccio, sulla base delle riscontrate prassi operative messe in atto e tenuto conto del volume d’affari, sarebbe stata in via di espansione. Secondo gli inquirenti gli indagati stavano per organizzarsi in modo maggiormente strutturato.

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